Utente:Nedo Paglianti

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Protagonista di fantastici racconti pubblicati sul periodico "Livornocronaca Il Vernacoliere" sin dagli anni '70, si credeva che Nedo Paglianti fosse un personaggio mitologico. Poi, invece, s'è scoperto che esiste davvero. Toh, eccolo quà!

Sì, ma chi è Nedo Paglianti? Se lo chiede spesso anche lui e non pare che, fino ad oggi, abbia trovato risposte soddisfacenti ad un simile quesito esistenziale.

Nasce all’ombra dei quattro mori a Livorno, dove tuttora sopravvive.

Nel 1977 si diploma perito navale all'ITI di Livorno. Inizia quindi un periodo di perfezionamento letterario e pedagogico alla scuola positivista “Isidore-Auguste Comte” di Montpellier dove, nel 1870, pubblica il suo primo trattato composto da centosei volumi, in lingua tedesca e con didascalie in Serbo-Croato, dal titolo: “Über Alles Männen TanzerLüder Maine Damen unt Herren Straßeferdeïdung”, imponente opera sul ruolo sociale e politico delle veementi “scoreggia” da minestra di ceci di soja nella classe militare del Celeste Impero durante la dinastia Han.

Nel 1879 si trasferisce a Pokrokovskoe, nella provincia Russa del Tobolsk, dove presta servizio presso la nobile famiglia degli Efimovic come tutore del promettente giovane rampollo Grigorij che, passato in seguito alla storia con lo pseudonimo di Rasputin, soleva attribuire il proprio successo in politica all’accurata educazione ricevuta da bambino.

Annullato il contratto a termine con la famiglia Efimovic per sopraggiunte circo-stanze impreviste (infatti, Grigorij conseguì improvvisamente la licenza elementare a soli trentasei anni), nel 1918 ricevette una proposta di collaborazione didattica di sostegno dall’asilo infantile “Schutz-Staffen” di Braunau (Alta Austria) dove, per la sua straordinaria capacità nelle scienze dell'insegnamento a disabili, gli fu affidata in esclusiva la tutela di un simpaticissimo giovane allora ventinovenne di nome Adolf, perché, secondo i genitori, l’eccessiva permanenza del loro figliuolo nella scuola materna era da imputare esclusivamente alla scarsa preparazione del corpo insegnante.

Tanta fu la sua dedizione al caso, che riuscì a risollevare le sorti del discepolo sino al punto di esserne l’ispiratore assoluto della carriera professionale, così come l’allievo stesso ebbe più volte a dichiarare (anche pubblicamente).

Nel 1942 vinse, per concorso, una cattedra da docente all’università di Phnom Penh in Cambogia.

Trasportare quel mobile così antico e pesante fino a casa, fu veramente faticoso. Fortunatamente era aiutato dall’allora sedicenne Saloth Sar il quale, oltre che da facchino, gli fece da interprete con la polizia di frontiera.

Arrivati che furono in Italia, spostando i mobili di casa per far posto alla bella cattedra in stile tardo-Khmerr, egli rinvenne un polveroso tomo che, da lui dettato in gioventù al fido compagno di studi Heinrich Karl di Treviri (Germania), giaceva ignorato da chissà quanti anni. Si trattava del canovaccio per la realizzazione di un gioco di società, che sarebbe stato sicuramente il primo nella storia dell’uomo se quelli del “Monòpoli” non gli avessero soffiato l’idea. Il nome avrebbe dovuto essere “Il Grande Gioco dell’Alta Finanza” ma Karl, noto esperto di marketing, aveva optato per un nome più semplice e di sicuro effetto: “Il Capitale”. In un impeto di sano altruismo, egli lo regalò quindi a Saloth per ricompensarlo dicendo: “Tieni, così la sera ti distrai un po’!”.

Diversi anni più tardi, Saloth Sar sarebbe addivenuto alle cronache rosa col singolare nome d’arte di Pol Pot.

Intorno al 43 Dopo Cristo, decise di trasferirsi definitivamente in Palestina.

Le ultime notizie su di lui, ci dicono che alloggiò all’Hotel Betsaida sul lago di Tiberiade dove, durante un corso di sci nautico a piedi nudi (disciplina sportiva ideata alcuni anni prima da un eccentrico frequentatore del posto) conobbe un gruppo di artisti locali tra cui Matteo di Betania, Giovanni di Emmaus e Marco di Ebron, con i quali fondò il gruppo denominato “The Four Exegetes”, le cui opere continuano a riscuotere così tanto successo sino ai nostri giorni.




Fonti biografiche: Platone “Dialoghi con il Paglianti” Atene, 320 a.C. – Paolo di Tarso “Prima Lettera al Paglianti” Roma, 54 d.C. – G. Stankajev “Dall’Impero Zarista alla Prima Rivoluzione Menscevica attraverso il Paglianti” Stalingrado, 1931 – K. Heinsen “L’importanza del Paglianti nell’evoluzione del Mito Ariano” Düsseldorf, 1942 –– N. Tkhaem “Il Paglianti quale fondamento ispiratore della rivoluzione Khmerr” Kampot, 1976 – I. Kant “Kritik der reinen Vernunft, über Paglianti” Könisberg, 1762.