Utente:Marco campa/Sandbox/Concilio di Nicea I: differenze tra le versioni

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su [[Satana|Satanasio]];
Sant'[[Befana|Epifanio]] di [[mortadella|Salamino]] scrisse alla metà del IV secolo che:
{{quote2citazione|... l'imperato' ... convocò 'n concilio de 318 vescovi ... n'a città de Nicea. ... Quelli dissero de si ad arcuni [[hashish|can(n)oni]] ecclesiastici durante 'r concilio, e inortre decretarono riguardo 'a Pasqua ebraica che ci dovesse esse' 'n accordo de tutti su 'a festa.|}}
 
Il concilio si assunse il compito di regolare queste differenze, un po' anche perché in alcune diocesi era proibito fare coincidere la Pasqua ebraica con la Pasqua cristiana.
{{quote2citazione|Si decise di celebrare ovunque la festa della resurrezione di [[domenica]], e di non farla <u>mai in nessun modo</u> coincidere con la Pasqua ebraica, cioè sempre dopo il 14 di Nissan, la domenica dopo il plenilunio di primavera <small>[[ignoranza|(che tralaltro non so neanche di che si tratta...)]]</small>. Il motivo principale di questa decisione era l'opposizione netta e severa al giudaismo, che aveva disonorato la Pasqua con la crocefissione del Signore.|<s>[[Mein Kampf]]</s> Lettera di un parroco per niente [[nazismo|antiebreo]]}}
Eusebio di Cesarea scrive che Costantino disse queste parole:
{{quote2citazione|[[nazismo|... sembrava una cosa indegna e disonorevole che nella celebrazione di questa santissima festa si dovesse seguire l'oscena pratica dei Giudei, che hanno insozzato le loro schofose mani con un peccato enorme e imperdonabile, e sono stati giustamente puniti con la cecità delle loro anime. ... È bene non avere nulla in comune con la detestabile cricca degli sporchi Giudei; in quanto abbiamo ricevuto dal Salvatore una parte diversa.]]|<s>[[Hitler]]</s> [[Costantino I]]}}
Teodoreto di Ciro riporta invece queste parole dell'imperatore<ref>Ma non si mettono mai d'accordo?</ref>:
{{quote2citazione|[[Antisemitismo|Fu prima di tutto dichiarato obrobrioso seguire i costumi degli odiosi Giudei nella santa celebrazione della santissima Pasqua, perché, a causa del fatto che le loro mani erano state macchiate dal crimine, le menti di questi uomini maledetti e infedeli erano necessariamente accecate. ... Non abbiamo nulla in comune con i Giudei, che sono i nostri avversari e nemici. ... evitando ogni contatto con quella parte malvagia e impura. ... le cui menti, dopo avere tramato la morte del Signore, fuori di sé, non sono guidate da una sana ragione, ma sono spinte da una passione irrefrenabile ovunque la loro follia innata le porti. ... un popolo così completamente depravato e infame. ... Quindi, questa irregolarità va corretta, in modo da non avere nulla in comune con quei parricidi e con gli assassini del nostro Signore. ... neanche un solo punto in comune con quegli spergiuri dei Giudei.]]|Sempre <s>[[Hitler]]</s> il buon [[Costantino I]]}}
Il Concilio di Nicea, dunque, contrariamente a quanto entrò poi nella letteratura successiva, dall'epoca di Dionigi [[pene|il piccolo]] in poi, non stabilì alcun criterio oggettivo per il calcolo della Pasqua, tranne uno solo: che la Pasqua non potesse mai, assolutamente e per nessun motivo al mondo essere celebrata il 14 di Nissan, anche se quest'ultimo fosse stato una domenica. In particolare, il concilio non dichiarò i calcoli alessandrini o romani come obbligatori, scomodando così [[astronomia|astronomi]] e [[matematica|matematici]] che prima stavano beatamente in panciolle. Invece, il concilio diede al Vescovo di Alessandria il dovere di annunciare annualmente la data della Pasqua cristiana alla Curia romana. Alla [[fine]], nonostante ilConcilio avesse promesso di stabilire una data certa per la pasqua, si concluse in [[vuoto spinto|un nulla di fatto]], [[Tecnica della smentita fulminante|smentendo ovviamente le precedenti dichiarazioni]], e lasciando fare a ognuno quel cazzo che glie pareva.
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{{quote|I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie ad un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull'altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra.}}
[[File:Suor-presa.jpg|250px|left|thumb|Fedi secondo l'iconografia canonica]]
Come potete vedere da questa [[citazione]], sempre di [[Voltaire]], {{citnec|il quale aveva di sicuro fonti certissime|e= Certo, certo...|p= No}}, gli illuminati Vescovi del Concilio avevano i loro [[delirio|arguti metodi]] per decidere i testi sacri da quelli non. Questo metodo fu deciso, si dice, durante il [[Concilio di Gerusalemme I]], da alcuni monaci: ''Minzolione'', ''Fedi'' e ''Sanbove''<ref>Ogni riferimento a personaggi realmente esistenti e fortemente voluto.</ref>, i primi due volevano distinguere i testi in base al [[SMS|messaggio]], l'ultimo in base alla [[poesia]]. La vicenda s'è più o meno svolta così: Minzolione propose, durante una [[puttan tour|passeggiata]] di leggere i testi per decidere, quelli col significato più morale sarebbero stati approvati, a quel punto è subentrato Sanbove che voleva soprattutto poetica, per rendere il tutto più bello [[filosofia|e quindi vero]], ma Fedi ribbatteva che anche una bella poesia non era nulla se [[nonsense|senza significato]]. Allora Minzolione cominciò a recitare il Vangelo di Luca, mettendo in risalto la bontà di Cristo, ma Sanbove [[polemica|ribbattè]] citando l'ultima parte del capitolo 19: {{quote2citazione|Io vi dico che A CHIUNQUE HA, SARÀ DATO; ma A CHI NON HA, SARÀ TOLTO ANCHE QUELLO CHE HA. E quei miei nemici che non volevano che io regnassi su di loro, conduceteli qui e UCCIDETELI IN MIA PRESENZA |Luca 19:26-27}}
A quel punto Fedi e Minzolione si [[rosik|irritarono]] dicendo di non stare a vedere [[proverbio|il pelo nell'uovo]] e, che comunque <s>quella è la [[Verità]] Assoluta</s> [[scusa|quel testo andava interpretato]], a quel punto intervenne Fedi che, dopo aver sapientemente sfilato dalle mani del collega il suo [[libro]] e averci messo al suo posto un [[preservativo]] usato, cominciò a recitare Matteo, ma di nuovo, [[rompipalle|come se sapesse esattamente quando è il momento migliore per rompere]], Sanbove citò il decimo capitolo di quel libro: {{quote2citazione|A chiunque parlerà male del figlio dell'uomo sarà perdonato, ma la BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO, NON GLI SARÀ PERDONATA, nè in questo secolo, nè in quello futuro|Matteo 12:32}}
A quel punto, entrambi quasi sul punto di [[bestemmia|bestemmiare]], recitarono le lettere di Paolo, ma ecco che di nuovo, con irritante puntualità, quello riattaccò: {{quote2citazione|Come in tutte le comunità dei fedeli, LE DONNE nelle assemblee TACCIANO perché NON È LORO PERMESSO PARLARE; stiano invece SOTTOMESSE, COME DICE anche LA LEGGE.|1-Corinzi 14:34 (di san Paolo)}} A questo segno<ref>"Segno" usato nel senso [[Manzoni|Manzoniano]], cioè "punto", se vi importasse...</ref> i due erano definitiavemnte sul punto di sbroccare e, onde evitare citazioni peggiori, si astennero dal leggere l'Antico Testamento, e chiesero allora una prova, una messa in pratica di quanto scritto nel [[Bibbia|Sacro Testo]], per vedere, se era [[droga|cosa buona]], in quale parte ciò era scritto. Allora Sanbove andò in un tempio di [[Zeus]], distrusse la statua che era all'interno, incendiò il tutto e per finire [[omicidio|uccise]] un [[Luttazzi|autore satirico]] perchè aveva osato bestemmiare il suo dio e diede fuoco ad una prostituta che tradiva suo marito, quelli allora si convinsero e, mentre si rifugiavano in qualche catacomba [[prigione|onde evitare grane]], decisero che effettivamente il senso non aveva importanza e, sotto consiglio di Fedi, si misero d'accordo sull'usare un metodo-[[nonsense]] per la decisione dei libri ispirati, questo metodo però entrò venne utilizzato solo nel concilio successivo.
 
===Il rapporto con l'[[Agnosticismo Mosconiano]]===