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Silla apparteneva ad un ramo povero della gens dei Cornelii, famiglia di antichissima origine patrizia, uno di quei rami rachitici, senza foglie e che i cugini prendono per il culo al cenone di Natale. Conosceva molto bene le lettere latine e greche, tutte ad eccezione della Omega, perchè aveva perso l'ultima pagina dell'abecedario. Completamente privo di mezzi economici, Silla trascorse gli anni della gioventù ai margini dei circoli politicamente più influenti di Roma, spesso cantando nelle barche da crociera. In che modo il giovane si procurò le risorse economiche per poter essere ammesso nel rango senatorio non è dato sapere, sebbene alcune fonti facciano allusione al fatto che in quel periodo Silla non riuscisse a sedersi bene.
Silla apparteneva ad un ramo povero della gens dei Cornelii, famiglia di antichissima origine patrizia, uno di quei rami rachitici, senza foglie e che i cugini prendono per il culo al cenone di Natale. Conosceva molto bene le lettere latine e greche, tutte ad eccezione della Omega, perchè aveva perso l'ultima pagina dell'abecedario. Completamente privo di mezzi economici, Silla trascorse gli anni della gioventù ai margini dei circoli politicamente più influenti di Roma, spesso cantando nelle barche da crociera. In che modo il giovane si procurò le risorse economiche per poter essere ammesso nel rango senatorio non è dato sapere, sebbene alcune fonti facciano allusione al fatto che in quel periodo Silla non riuscisse a sedersi bene.
Altri invece ricordano le sue strane amicizie politiche, tra le quali quelle con Xicra, che sarebbe morto poco dopo esiliato, e quelle con alcune cosche del sud della penisola italiana.
Altri invece ricordano le sue strane amicizie politiche, tra le quali quelle con Xicra, che sarebbe morto poco dopo esiliato, e quelle con alcune cosche del sud della penisola italiana.
Nel 107 a.C. Silla fu nominato questore di Gaio Mario. Nel 101 riuscì a farsi eleggere pretore urbano, e i suoi avversari non mancarono di accusarlo di aver corrotto all'uopo molti degli elettori<ref>http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Silla</ref>.
Nel 107 a.C. Silla fu nominato questore di Gaio Mario. Nel 101 riuscì a farsi eleggere pretore urbano, e i suoi avversari non mancarono di accusarlo di aver corrotto all'uopo molti degli elettori<ref>[http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Silla Wikipedia]</ref>.
Al termine del 92 a.C. Silla si unì al partito degli oppositori di Gaio Mario. In quegli anni la Guerra Sociale (91-88 a.C.) era al suo culmine. L'aristocrazia romana si sentiva minacciata dalle ambizioni di Mario che, vicino alle posizioni del partito popolare, aveva già conseguito il consolato per 5 anni di seguito, dal 104 a.C. al 100 a.C. Nella repressione di quest'ultimo moto di ribellione delle popolazioni italiche alleate di Roma, Silla si mise particolarmente in luce come brillante e geniale stratega, eclissando sia Mario che l'altro console Gneo Pompeo Strabone (padre di Gneo Pompeo Magno). Una delle sue imprese più famose fu la cattura di Aeclanum, capitale degli Irpini, ottenuta incendiando il muro di legno che difendeva la città assediata. Come conseguenza, nell'88 a.C., ottenne per la prima volta il consolato, insieme a Quinto Pompeo Rufo.
Al termine del 92 a.C. Silla si unì al partito degli oppositori di Gaio Mario. In quegli anni la Guerra Sociale (91-88 a.C.) era al suo culmine. L'aristocrazia romana si sentiva minacciata dalle ambizioni di Mario che, vicino alle posizioni del partito popolare, aveva già conseguito il consolato per 5 anni di seguito, dal 104 a.C. al 100 a.C. Nella repressione di quest'ultimo moto di ribellione delle popolazioni italiche alleate di Roma, Silla si mise particolarmente in luce come brillante e geniale stratega, eclissando sia Mario che l'altro console Gneo Pompeo Strabone (padre di Gneo Pompeo Magno). Una delle sue imprese più famose fu la cattura di Aeclanum, capitale degli Irpini, ottenuta incendiando il muro di legno che difendeva la città assediata. Come conseguenza, nell'88 a.C., ottenne per la prima volta il consolato, insieme a Quinto Pompeo Rufo.
Occupazione militare di Roma [modifica]
Occupazione militare di Roma [modifica]

Versione delle 19:55, 18 apr 2012

torquato tasso

lucio cornelio silla

Andoni Goikoetxea fece poi retromarcia

gerusalemme liberata rambo

Andoni Goikoetxea (Bilbao, 23 maggio 1956) detto anche il macellaio di Bilbao, è un ex calciatore spagnolo e basco. È divenuto famoso per aver rotto la cavliglia di Maradona a morsi.

Andoni nasce in una famiglia agiata, figlio di un notaio e di un chirurgo. Tutto quel perbenismo e quel benessere gli stavano però sui coglioni e all'età di 12 anni decide di arruolarsi volontario nella Legione Straniera. Viene però congedato con disonore per oscenità e violenza gratuita.

Esordi della carriera ed opposizione a Mario [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Guerre giugurtine e Guerre cimbriche.

è stato un generale e dittatore romano Silla apparteneva ad un ramo povero della gens dei Cornelii, famiglia di antichissima origine patrizia, uno di quei rami rachitici, senza foglie e che i cugini prendono per il culo al cenone di Natale. Conosceva molto bene le lettere latine e greche, tutte ad eccezione della Omega, perchè aveva perso l'ultima pagina dell'abecedario. Completamente privo di mezzi economici, Silla trascorse gli anni della gioventù ai margini dei circoli politicamente più influenti di Roma, spesso cantando nelle barche da crociera. In che modo il giovane si procurò le risorse economiche per poter essere ammesso nel rango senatorio non è dato sapere, sebbene alcune fonti facciano allusione al fatto che in quel periodo Silla non riuscisse a sedersi bene. Altri invece ricordano le sue strane amicizie politiche, tra le quali quelle con Xicra, che sarebbe morto poco dopo esiliato, e quelle con alcune cosche del sud della penisola italiana. Nel 107 a.C. Silla fu nominato questore di Gaio Mario. Nel 101 riuscì a farsi eleggere pretore urbano, e i suoi avversari non mancarono di accusarlo di aver corrotto all'uopo molti degli elettori[1]. Al termine del 92 a.C. Silla si unì al partito degli oppositori di Gaio Mario. In quegli anni la Guerra Sociale (91-88 a.C.) era al suo culmine. L'aristocrazia romana si sentiva minacciata dalle ambizioni di Mario che, vicino alle posizioni del partito popolare, aveva già conseguito il consolato per 5 anni di seguito, dal 104 a.C. al 100 a.C. Nella repressione di quest'ultimo moto di ribellione delle popolazioni italiche alleate di Roma, Silla si mise particolarmente in luce come brillante e geniale stratega, eclissando sia Mario che l'altro console Gneo Pompeo Strabone (padre di Gneo Pompeo Magno). Una delle sue imprese più famose fu la cattura di Aeclanum, capitale degli Irpini, ottenuta incendiando il muro di legno che difendeva la città assediata. Come conseguenza, nell'88 a.C., ottenne per la prima volta il consolato, insieme a Quinto Pompeo Rufo. Occupazione militare di Roma [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Guerra civile romana (88-82 a.C.).

Assunta la carica, Silla poco dopo assunse l'incarico dal Senato di governare la provincia d'Asia, per compiervi una nuova spedizione in Oriente e combattervi quella che poi sarebbe stata denominata la prima guerra mitridatica.[6] Si lasciò tuttavia alle spalle, a Roma, una situazione assai turbolenta. Mario era ormai vecchio, ma nonostante ciò, aveva ancora l'ambizione di essere lui, e non Silla, a guidare l'esercito romano contro il re del Ponto Mitridate VI e, per ottenere l'incarico, convinse il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo a fare approvare una legge che sottraeva a Silla il comando, già formalmente conferito, della guerra contro Mitridate e lo attribuiva a Mario. Appresa la notizia Silla, accampato in quel momento nell'Italia meridionale in attesa di imbarcarsi per la Grecia, scelse le 6 legioni a lui più fedeli e, alla loro testa, si diresse verso Roma stessa. Nessun generale, in precedenza, aveva mai osato violare con l'esercito il perimetro della città (il cosiddetto pomerio). La cosa era talmente contraria alle tradizioni che Silla esentò gli ufficiali dal parteciparvi. Spaventati da tanta risolutezza, Mario ed i suoi seguaci fuggirono dalla città. Dopo avere preso una serie di provvedimenti per ristabilire la centralità del Senato come guida della politica romana, Silla lasciò di nuovo Roma, per intraprendere la guerra contro Mitridate. Da Mitridate in Oriente, a dittatore a Roma [modifica] Mitridate raffigurato in una statua romana del I secolo, oggi al museo del Louvre. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Prima guerra mitridatica.

Approfittando dell'assenza di Silla, sul finire dell'87 a.C. Mario riuscì a riprendere il controllo della situazione. Con il sostegno del console Lucio Cornelio Cinna (suocero di Gaio Giulio Cesare), ottenne che tutte le riforme e le leggi emanate da Silla fossero dichiarate prive di validità e che lo stesso Silla fosse ufficialmente dichiarato "nemico pubblico" e costretto perciò all'esilio. Insieme, Mario e Cinna eliminarono fisicamente un gran numero di sostenitori di Silla, e furono eletti consoli per l'anno 86 a.C. Mario morì pochi giorni dopo l'elezione e Lucio Valerio Flacco fu nominato console suffectus al suo posto, mentre Cinna rimase a dominare incontrastato la politica romana, essendo rieletto console negli anni successivi.

Nel frattempo Silla si era recato in Grecia, dove portò alla caduta Atene nel marzo dell'86 a.C..[7][8] Il generale romano vendicò quindi l'eccidio asiatico di Mitridate, compiuto su Italici e cittadini romani, compiendo un'autentica strage nella capitale achea. Silla proibì, invece, l'incendio della città, ma permise ai suoi legionari di saccheggiarla. Il giorno seguente il comandante romano vendette il resto della popolazione come schiavi.[8] Catturato Aristione, chiese alla città come risarcimento del danno di guerra, circa venti chili di oro e 600 libbre d'argento, prelevandole dal tesoro dell'Acropoli.[9]

Poco dopo fu la volta del porto di Atene del Pireo.[10] Da qui Archelao decise di fuggire in Tessaglia, attraverso la Beozia, dove portò ciò che era rimasto della sua iniziale armata, radunandosi presso le Termopili con quella del generale di origine tracia, Dromichete (o Tassile secondo Plutarco[11]).

Con l'arrivo di Silla in Grecia nell'87 a.C. le sorti della guerra contro Mitridate erano quindi cambiate a favore dei Romani. Espugnata quindi Atene ed il Pireo, il comandante romano ottenne due successi determinanti ai fini della guerra, prima a Cheronea,[12] dove secondo Tito Livio caddero ben 100.000 armati del regno del Ponto,[13][14][15] ed infine ad Orcomeno.[12][16][17][18]

Contemporaneamente, agli inizi dell'85 a.C., il prefetto della cavalleria, Flavio Fimbria, dopo aver ucciso il proprio proconsole, Lucio Valerio Flacco, a Nicomedia[19] prese il comando di un secondo esercito romano.[20][21] Quest'ultimo si diresse anch'egli contro le armate di Mitridate, in Asia, uscendone più volte vincitore,[22] riuscendo a conquistare la nuova capitale di Mitridate, Pergamo,[19] e poco mancò che non riuscisse a far prigioniero lo stesso re.[23] Intanto Silla avanzava dalla Macedonia, massacrando i Traci che sulla sua strada gli si erano opposti.[24] Mappa dei movimenti delle armate romane, prima e durante la battaglia combattuta presso Cheronea. Mappa dei movimenti delle armate romane, durante la battaglia combattuta presso Orchomenos. « Quando Mitridate seppe della sconfitta ad Orcomeno, rifletté sull'immenso numero di armati che aveva mandato in Grecia fin dal principio, e il continuo e rapido disastro che li aveva colpiti. In conseguenza di ciò, decise di mandare a dire ad Archelao di trattare la pace alle migliori condizioni possibili. Quest'ultimo ebbe allora un colloquio con Silla in cui disse:"il padre di re Mitridate era amico tuo, o Silla. Fu coinvolto in questa guerra a causa della rapacità degli altri generali romani. Egli chiede di avvalersi del tuo carattere virtuoso per ottenere la pace, se gli accordarai condizioni eque". »

(Appiano, Guerre mitridatiche, 54.)

Dopo una serie di trattative iniziali, Mitridate e Silla si incontrarono a Dardano, dove si accordarono per un trattato di pace[25], che costringeva Mitridate a ritirasi da tutti i domini antecedenti la guerra,[25] ma ottenendo in cambio di essere ancora una volta considerato "amico del popolo romano". Un espediente per Silla, per poter tornare nella capitale a risolvere i suoi problemi personali, interni alla Repubblica romana.

Si racconta che Silla, prima di tornare in Italia, ebbe un secondo incontro con ambasciatori del re dei Parti, i quali gli predissero che "divina sarebbe stata la sua vita e la sua fama". Allora Silla decise di tornare in Italia (primavera dell'83 a.C.), sbarcando a Brindisi con 30.000 armati.[26] Il ritorno a Roma e le liste di proscrizione [modifica]

Quando fu raggiunto dalla notizia della morte di Cinna, nell'84 a.C., lasciò l'Oriente e si mise in marcia verso Roma, ottenendo l'appoggio, tra gli altri, del giovane Gneo Pompeo Magno. Dopo un periodo iniziale di stasi delle operazioni militari, nel novembre dell'82 a.C. l'armata di Silla sconfisse le forze consolari al comando di Gneo Papirio Carbone nella Battaglia di Porta Collina. L'esito di questa battaglia fu determinato in modo risolutivo dal sostegno del futuro triumviro Marco Licinio Crasso. Subito dopo la battaglia, essendo morti entrambi i consoli, Silla fu nominato dittatore a tempo indeterminato: i suoi poteri comprendevano il diritto di vita e di morte, la possibilità di presentare leggi, di effettuare confische, di fondare città e colonie, di scegliere i magistrati. Fu sulla base di questi poteri che Silla realizzò un'articolata serie di riforme che dovevano, nelle sue intenzioni, risolvere la crisi in cui si dibatteva da decenni lo stato romano. Silla depose poi la dittatura nel corso dell'81.

Divenuto padrone assoluto della città, Silla instaurò un vero e proprio regno del terrore, mettendo al bando e dichiarando fuori legge tutti gli oppositori politici, offrendo ricompense a chi li avesse uccisi. I più colpiti furono i cavalieri, che erano sempre stati ostili a Silla e che presero potere grazie alla riforma del proletariato: ne furono uccisi 2.600 e i loro beni, messi all'asta a prezzi irrisori, finirono nelle tasche dei Sillani. Il giovane Caio Giulio Cesare, come genero di Cinna, fu costretto ad abbandonare precipitosamente la città, ma ebbe salva la vita grazie all'intercessione di alcuni amici influenti, soprattutto della cugina Cornelia, figlia di Silla, e del marito di lei Mamerco Emilio Lepido, princeps senatus. Silla annotò poi nelle proprie memorie di essersi pentito di averlo risparmiato ("e sia, lo risparmierò, ma vi avverto, in lui vedo mille volte Mario", scriverà)[senza fonte], viste le ben note ambizioni politiche del giovane.

Una vittima delle sue proscrizioni con una morte particolarmente violenta e crudele [27] fu Marco Mario Gratidiano che si racconta che fosse stato torturato e smembrato in un modo che evoca il sacrificio umano da suo cognato Catilina[28] Il "nuovo ordine" [modifica]

Ormai virtualmente senza opposizioni, Silla attuò una serie di riforme tese a mettere il controllo dello stato saldamente nelle mani del Senato, allargato per l'occasione da 300 a 600 senatori. La nomina a senatore fu resa, inoltre, automatica al raggiungimento della carica di questore, mentre prima era demandata alla scelta dei censori. Per evitare l'accumulo di poteri si stabilì un limite minimo di età per le varie magistrature: trent'anni per i questori, quaranta per i pretori, ecc. Il potere dei tribuni della plebe fu inoltre fortemente ridimensionato: le loro proposte dovevano essere approvate preventivamente dal Senato e il loro diritto di veto limitato. Il potere giudiziario fu restituito al Senato, sia per i reati più gravi sia per le cause di corruzione che la riforma graccana aveva demandato ai cavalieri. In definitiva tutte le sue azioni erano animate dall'intento di restituire al partito aristocratico il controllo della città. Introdusse inoltre la legge per cui i vincitori di corone militari di grado pari o superiore alla civica sarebbero stati ammessi di diritto in senato indipendentemente dall'età, questo fu il motivo per cui Caio Giulio Cesare all'età di vent'anni ebbe accesso al Senato. Il ritiro dalla vita politica [modifica] Cronologia Vita di Lucio Cornelio Silla Circa 138 a.C. nasce a Roma 107 a.C. nominato questore di Gaio Mario 106 a.C. fine della Guerra Giugurtina 104 - 103 a.C. legatus di Mario nella Gallia Ulteriore 103 a.C. legatus di Quinto Lutazio Catulo nella Gallia Ulteriore 101 a.C. sconfigge i Cimbri nella Battaglia dei Campi Raudii (Vercelli) 93 a.C. eletto pretore urbano 92 a.C. governatore della Cilicia[3][4] 91 - 88 a.C. generale nelle Guerre Sociali 88 a.C. consolato insieme a Quinto Pompeo Rufo e successiva occupazione di Roma e messa fuori legge di Mario 87 a.C. spedizione in Medio Oriente contro Mitridate, re del Ponto 86 a.C. messo fuori legge da Mario 82 a.C. ritorna a Roma e la occupa con la forza per la seconda volta 82 a.C. nominato dittatore 80 a.C. consolato insieme a Quinto Cecilio Metello Pio 79 a.C. si dimette dal consolato e si ritira a vita privata 78 a.C. muore per cause naturali in Campania nella sua villa di Cuma

Nella sua veste di dittatore a vita Silla venne eletto console per la seconda volta nell'80 a.C. Cresceva intanto l'insofferenza verso gli eccessi compiuti dai suoi uomini. Un suo liberto fu denunciato in un processo, e sconfitto grazie alle arringhe del giovane Cicerone. Silla, sorprendendo tutti, l'anno successivo decise di abbandonare la politica per rifugiarsi nella propria villa di campagna, con l'intento di accingersi a scrivere le proprie memorie e riflessioni.

Quando si ritirò a vita privata, pare che attraversando la folla sbigottita uno dei passanti si mise a ingiuriarlo. Silla, al momento non disse nulla. Solo alla fine, personaggio dall'indole spietata ed ironica allo stesso tempo, confidò ad uno dei suoi amici: « Imbecille! Dopo questo gesto, non ci sarà più alcun dittatore al mondo disposto ad abbandonare il potere »


[senza fonte]

Si narra che fosse circondato da una variopinta corte di attori, ballerini e prostitute, fra cui un certo Metrobio, famoso attore conosciuto in gioventù. Nel suo ultimo appassionato discorso indirizzato al Senato, Silla dichiarò che costui era stato suo amante per tutta la vita, lasciando così l'assemblea scandalizzata e sgomenta. In compagnia di questa allegra brigata, Sulla Felix fino all'ultimo respiro, morì nel 78 a.C., probabilmente di cancro. Com'era allora d'uso presso i potenti di Roma, lui stesso dettò l'epitaffio che aveva voluto s'incidesse sul suo monumento funebre: « Nessun amico mi ha reso servigio, nessun nemico mi ha recato offesa, che io non abbia ripagati in pieno »

Conseguenze dell'operato politico di Silla [modifica]

I problemi politici e sociali che avevano portato alla guerra civile non erano però affatto risolti. Silla aveva ristabilito l'ordine oligarchico in virtù della forza derivatagli dagli eserciti, al cui appoggio ricorreranno sia i sostenitori che gli avversari del nuovo corso da lui instaurato. Da Silla in poi la vita politica e civile dello Stato sarà condizionata dall'elemento militare: disporre di un esercito da usare contro gli avversari, e se il caso contro le istituzioni, divenne l'obiettivo principale dei più ambiziosi capi politici che aspiravano al potere. Il sistema costituzionale romano uscì distrutto dalla guerra civile. E l'esempio di Silla trovò presto un imitatore d'eccezione proprio in un uomo che aveva idee opposte alle sue: Giulio Cesare.

Note