Utente:Clubdellamutanda

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CLUB DELLA MUTANDA

Chi la fa, l’ aspetti

Andando avanti nella nostra ricerca dell’ essere non so cosa, ci troviamo a dover analizzare accuratamente il proverbio “Chi la fa, l’ aspetti”. Tutto ebbe origine in quell’ ora di quella notte di quel mese di quel medesimo anno di quell’ epocale secolo che divise quel secolo da quell’ altro, ossia nel Medioevo. Tutti sappiamo che fu caratterizzato da tempi bui, senza lampadine o candele, dove la gente constatava che lavarsi consumava la pelle, dove si pisciava dal balcone, dove esistevano maghi e streghe a girar film idioti che tutt’ ora rompono i coglioni nelle sale cinematografiche. Allora le persone erano più che altro degli esseri antropomorfi sempre intenti ad incularsi, uccidere per poi suicidarsi, e fu un bene che un altro essere mandato da Dio (assomigliante ad un topo) di nome Kenshiro pensò di toccare un uomo scatenando così l’ epidemia chiamata peste bubbonica: lo sfortunato che veniva colpito si gonfiava come un airbag ed esplodeva. Le intenzioni del ratto erano nobili: voleva ripulire il mondo da tutta quella superstizione, da quell’ immondizia e da quell’ aria peccaminosa, ma purtroppo le cose tornarono a scorrere peggio di prima, poiché si aggiunse quella maledetta musica haus/neomelodica. Fu così che Kenshiro, detto “Il Guerriero”, elaborò una nuova tecnica di morte: la pasta ai fagioli. Questa volta consisteva in un semplice piatto di pasta con l’ aggiunta di una pillola facilmente scambiabile per un nuovo legume; chiunque avesse mangiato almeno un acino di quella pasta benedetta, sarebbe stato costretto a dover cagare. “E quindi?” direte voi “Che c’è di così terribile?” vi dico che cagato la prima volta, si sarebbe continuato per l’ eternità, fino a che non si fossero cacciate tutte le interiora. Avviata la seconda epidemia, il roditore disse: “Chi la fa la prima volta, l’ aspetti di nuovo!” Purtroppo tutti questi sforzi furono vani, e, adattandosi alla condanna, la gente comune persiste tutt’ oggi col nome di “Tamarri”, “Truzzi” o meglio ancora “Cuozzi”, classificata come razza di merda. E’ in riferimento a loro che oggi si dice: “Chi la fa, l’ aspetti!” come per dire: “Fa’ lo stronzo* che poi ti caghi sotto.”


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