Utente:Caesar/NonFiabe

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A mille ce n'è...
nel mio cuore di fiabe da narrar...

NonFiabe:Il Principe Donnaiolo

C’era una volta un bellissimo principe.

Il principe amava viaggiare, andare all’avventura e le ragazze.

In ogni regno che visitava, ad ogni tappa del suo viaggio si intratteneva con una fanciulla diversa, finché un giorno ne conobbe una che gli rubò il cuore e decise di sposarla.

Tornato al suo castello, diede una grande festa per il suo matrimonio, e la sua principessa era la più bella e gentile di tutto il mondo.

Solo che il nostro principe, pur amando alla follia la sua principessa, non riusciva a perdere le vecchie abitudini, così ricominciò a far visita ad altre fanciulle della città.

La principessa, che ben lo conosceva, lo fece seguire dalla sua serva e quando ebbe le prove chiese il divorzio.

Il giudice condannò il principe a lasciarle il castello, metà regno e anche a pagarle gli alimenti, e il principe si ritrovò a vivere in una carrozza fino alla fine dei suoi giorni.

NonFiabe:Il soldato arancione

C’era una volta un soldato arancione.

Lo chiamavano così perché invece dell’uniforme verde mimetica, ne indossava una tutta arancione.

Il soldato arancione odiava la guerra ed era contrario a qualsiasi tipo di violenza. Soprattutto gli dava fastidio che i soldati avessero tutti l’uniforme dello stesso colore, perché pensava che dare a tutti la stessa uniforme distruggeva l’individualità di ognuno, tanto che per il nemico uccidere un poeta, un artigiano o un barista era assolutamente la stessa cosa, una volta che li vedeva con quell’uniforme.

Quando il suo paese entrò in guerra e il soldato arancione fu costretto ad arruolarsi, decise che la sua uniforme sarebbe stata arancione, perché secondo lui l’arancione era un colore vivace, allegro e che testimoniava la sua voglia di vivere.

Il primo giorno di battaglia al fronte, tutti i suoi commilitoni vestiti con l’uniforme classica si mimetizzarono nella foresta e quando arrivò il nemico vide solo il soldato arancione e lo uccise. Fine.

NonFiabe:Geppo il leprotto

C'era una volta un giovane leprotto di nome Geppo.

Geppo era un leprotto allegro, gentile e vivace e il suo più grande sogno era quello di vincere le olimpiadi della foresta che si organizzavano una volta all'anno.

Così Geppo passava ogni momento libero ad allenarsi correndo qua e là, e tutti gli abitanti del suo villaggio lo salutavano sorridenti e facevano il tifo per lui.

Il giorno delle grandi Olimpiadi Geppo era fuori di sé dal'eccitazione. Quando cominciò la gara, Geppo scattò fortissimo, corse più veloce che poteva e in breve tempo fu in testa alla gara.

Geppo era entusiasta, felice come mai nella sua vita. Quando in fondo al sentiero vide il traguardo oramai era stremato, ma una scarica d'energia gli diede la forza per un ultimo scatto e vinse la gara.

Geppo il leprotto era il campione della foresta! Tutti gli animali lo festeggiarono come un eroe, e Geppo era felicissimo.

Due ore dopo l'arbitro annunciò che Geppo era stato trovato positivo al controllo antidoping e che veniva squalificato a vita da ogni competizione.

Geppo il leprotto, disperato, corse via, trovò una liana nel bosco e si impiccò.

NonFiabe:Gli gnomi

C'era una volta un povero ciabattino che per colpa della crisi economica e delle multinazionali faticava ad arrivare a fine mese.

La moglie, tutti i giorni, gli rimproverava di non aver trovato un lavoro in banca, o un posto statale sicuro, che suo zio Peppuzzo conosceva un tipo che aveva un amico al ministero che poteva farlo entrare.

Ma il nostro ciabattino era un uomo d'onore, orgoglioso e fiero di portare avanti l'attività di suo padre, e del padre di suo padre, e del padre del padre di suo padre prima di lui.

Così i giorni passavano e il ciabattino a malapena guadagnava abbastanza da ripagarsi i materiali e per portare un piatto di minestra sulla tavola. I suoi debitori divennero ogni giorno più insistenti e sua moglie se ne andò di casa con un dipendente dell'ATAC.

Fu allora che alcuni gnomi, creature fatate, notarono il ciabattino e vollero ricompensarlo: durante la notte entrarono nella sua bottega e fecero in poche ore il lavoro di una settimana. Al suo risveglio il ciabattino trovò il lavoro finito e le scarpe degli gnomi erano realizzate così bene che i clienti pagarono anche più del solito.

Il ciabattino comprò allora nuovi materiali e li lasciò in bottega prima di andarsene, e di nuovo la mattina dopo trovò delle scarpe bellissime, che i clienti di nuovo pagarono profumatamente.

A quel punto però decise che era giunto il momento di scoprire il segreto, così quella sera quando chiuse la bottega si nascose sotto il bancone ad aspettare.

Quando arrivarono gli gnomi la sua sorpresa fu grande. Li vide mettersi al lavoro con dedizione, cucire il cuoio che neanche i bambini in Pakistan per la Nike, e le loro opere erano talmente perfette che sembravano realizzate con la magia.

A quel punto il ciabattino capì che gli gnomi sarebbero stati la sua fortuna, e che non poteva lasciarsi sfuggire la miniera d'oro che essi rappresentavano.

Così la sera dopo gli preparò del latte e dei biscotti, poi lasciò come al solito i materiali sul bancone e si nascose.

Al loro arrivo gli gnomi videro il latte e i biscotti e mangiarono e bevvero con gioia, poi si misero al lavoro felici, e mentre cucivano crollarono tutti addormentati.

Il ciabattino, che aveva drogato il latte, saltò fuori dal suo nascondiglio e ingabbiò gli gnomi addormentati e li mise a lavorare per lui giorno e notte in cambio di cibo.

Il ciabattino riuscì così a ripagare tutti i suoi debiti e gli affari andavano talmente bene che si comprò pure una Ferrari, e con gli gnomi che lavoravano per lui, visse per sempre felice e contento.

NonFiabe:Jack e il fagiolo magico

C'era una volta un ragazzo di nome Jack, che viveva in una casetta di pietra con sua madre.

Avevano solo una mucca che dava loro ogni giorno latte che vendevano per vivere, seppure miseramente.

Ma la mucca invecchiava, allora la donna l’affidò al figlio perché la portasse al mercato per venderla.

Tornando a casa Jack s’imbatté in un viandante che propose al giovane di comprare una magica sostanza.

Jack non sapeva come comportarsi, ma alla fine accettò la proposta, e strada facendo raccolse dei fagioli da un campo per ingannare sua madre.

Una volta a casa le disse che aveva venduto la mucca in cambio di quei fagioli perché erano magici, ma la madre si mise le mani nei capelli e, per la rabbia e lo sconforto, afferrò i fagioli e li fece volare fuori dalla finestra.

L’indomani Jack si alzò presto e quando la madre uscì per le sue commissioni, si preparò la dose per sballarsi.

A quel punto uscì di casa e tutto gli sembrava più vivo e colorato. Vide che nel punto in cui erano stati gettati i fagioli era spuntata una pianta di fagiolo gigantesca: non se ne vedeva la cima!

Incuriosito, vi si arrampicò e, quando giunse sopra le nuvole, vide un castello.

C'era un omone gigantesco, e una gallina che deponeva uova tutte d’oro, e un arcobaleno di zucchero e tanti elfi che cantavano felici.

Quando si svegliò, Jack era nel fango fuori casa tutto sporco e sudaticcio. La piantina di fagioli era una normale piantina e non c'era nessun castello.

Quando provò a rientrare in casa, scoprì che la madre, stanca della sua tossicodipendenza, aveva cambiato la serratura e buttato fuori tutte le sue cose.

Così da quel giorno Jack visse per strada elemosinando per comprarsi la roba. Fine.

Morale: "Drogarsi costa."

NonFiabe:La principessa tafano

C'era una volta una giovane principessa molto bella, che voleva essere la più bella del mondo.

Ogni settimana tutte le ragazze del regno venivano convocate al suo palazzo per confrontarsi con lei: quelle più brutte di lei, la principessa le insultava e le derideva davanti a tutta la corte; quelle più belle di lei le faceva rinchiudere in cella e le faceva frustare finché la prigionia e le percosse non rovinavano per sempre la loro bellezza.

Poi le insultava e rideva di loro con tutta la corte.

Un giorno passò in quel regno una principessa straniera dotata di una bellezza straordinaria. Quando la nostra principessa la vide, subito fu presa da una terribile invidia, tanto che non riusciva più a mangiare o a dormire al pensiero di non essere la più bella.

Così un giorno decise di andare da una strega del suo regno e le ordinò di renderla bellissima con una magia.

La strega, che molte volte era stata al palazzo ed era stata insultata e derisa dalla principessa, decise di vendicarsi e la trasformò in un enorme tafano.

Morale: "L'invidia è una brutta bestia"

NonFiabe:La strega vegana

C’erano una volta due fratellini di nome Hans e Kreta, che abitavano in una casina vicino al bosco. La madre e il padre erano molto poveri. Una mattina il padre disse ai piccini: – Andiamo a tagliare la legna nel bosco. I figli lo seguirono contenti. L’uomo si era lasciato convincere dalla moglie ad abbandonare i bambini, perché non aveva di che sfamarli. Giunti nel bosco: – Aspettatemi qui – disse. Poi si allontanò tristemente. Rimasti soli, Hans e Kreta attesero il ritorno del babbo. Scese la notte e cominciarono ad avere paura; Hans stringeva a sé la sorellina per consolarla. Quando capirono di essere stati abbandonati, si misero in cammino per tornare a casa, ma si persero nel bosco. Giunsero infine ad una casetta fatta di verdure: gli infissi erano carote, i davanzali sformato di patate, le lanterne erano melanzane e il vialetto era zuppa di legumi ormai seccata. E il giardino era pieno di fiori... di zucca! Il tetto era ricoperto di spinaci intrecciati e foglie di lattuga e la staccionata era fatta di crostini di pane. I bambini, affamati, superarono il disgusto per tutte quelle verdure e mentre mangiavano un pezzetto di muro apparve sulla porta una vecchina che li invitò ad entrare. Non sapendo che la vecchina era una strega che attirava i bambini per convincerli a diventare vegani, i piccini entrarono. Ma subito la vecchia li imprigionò, poi andò in cucina e preparò un minestrone e li costrinse a ripetere ogni ora che al villaggio erano tutti degli assassini mangiacarogne e che anche gli animali avevano dei sentimenti. La strega teneva incatenato Hans e costringeva Kreta a fare le faccende domestiche e a prendersi cura dei suoi animali sul retro della casa: maiali, polli, vacche... Un vera fattoria! La ragazza, che era molto furba, col tempo conquistò la fiducia della donna, e un giorno, mentre la strega arrostiva al forno la "porchetta di tofu" le andò alle spalle e la spinse nel fuoco, uccidendola. Subito corse a liberare Hans e insieme i due fratellini tornarono dai genitori portando tutti gli animali della strega, e vissero per sempre felici e contenti, e non soffrirono più la fame per il resto della loro vita.

Morale:Salva un albero, uccidi un vegano!