Totò Cuffaro: differenze tra le versioni
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<div style="text-align: justify; margin: 0px 1em 0px 1em;">
=== <center>Capitolo I</center> ===
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<big>'''L'''</big>a storia che mi appresto a raccontarvi, lettori e lettrici, è storia della civiltà dei Puffi e, sia chiaro, ogni evento o fatto che sarà qui riportato non è di mia invenzione. Io, che di mestiere non faccio né il poeta né il romanziere, mi limito difatti a riportare con estrema meticolosità e precisione quel che è un testo da poco ritrovato da me medesimo durante un'allegra gitarella tra le rovine dell'antica Puffolandia: '''"Historia Pufforum Honoris"'''.<br />
<!-- gli sono le indentazioni per il paragrafo, vedi en.wikipedia.org/wiki/template:indent--> Il testo racconta che in un villaggio vicino Puffopolis, il cui nome sembra essere Puffadeli, fosse nato un puffetto dalle fattezze tanto tonde da destar stupore a chiunque lo mirasse. Il puffetto, che di nome faceva Totò e di cognome Puffaro, probabilmente a causa di carenze d'affetto materno, si dimostrò sin dalla fanciullezza amichevole e affettuoso anche col malvivente più carognoso, tanto che "Vasa Vasa"<ref>"Bacia Bacia" nell'antico idioma puffesco.</ref> fu il nomignolo con cui compagni e amici solevano chiamarlo. Era puffo tanto buono e caro, sempre rispettoso dei più grandi e cristiano di grande fede.<br />
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=== <center>Capitolo II</center> ===
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<big>'''E'''</big>ra circa l'alba quando il nostro amatissimo Totò si mise in cammino così soddisfatto, baldo e giubilante: avanzava saltellando (e ciò provocò sgomento, vi assicuro, tra gli abitanti dei villaggi vicini, poiché quel saltellare generò non pochi sussulti della terra) e intonando dolci, se "dolci" si posson definire quei lamenti di un puffo che tra le sua qualità non annovera sicuramente una bella voce, canzoni della tradizione popolare puffesca come:
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=== <center>Capitolo III</center> ===
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<big>'''L'''</big>'estenuante viaggio verso Puffopolis era, per il nostro Totò, lungi dalla fine: calcolando il tempo grazie a una meridiana improvvisata (ovvero l'ombra riflessa sul suo corpo dall'aspro e consumato nella notte capezzolo) stimò che fossero passate circa 5 ore dalla partenza da casa dell'amato Berny. Era, dunque, da troppo che cibo non arrivasse entro le sue larghe mascelle per rinsanarlo e restituirgli l'antica magnitudine di forza e temperanza. Passò un altra ora in tanto nefaste condizioni e quasi perse il senno e la ragione: decise perciò che avrebbe ingerito qualunque cosa avesse trovato pel cammino.<br />
Trovò allora un campo coltivato e ben tenuto di piante a lui estranee e dalle caratteristiche alquanto esotiche: avevan fusti di quasi 3 metri, foglie verdi con sette punte ed emanavano un odore tanto fresco e rigenerante che Totò non ebbe dubbi sul da farsi. In meno di venti minuti divorò, come fosse un parassita, 10 ettari di coltivazioni di quelle superbe piante.<br />
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L'indomani mattina Totò conobbe due curiosi personaggi che l'avrebbero accompagnato per il resto di tutta la vita.<br />
Per primo comparì sopra la sua spalla destra un esserino grande quanto un cappello puffesco con delle piccole ali bianche attaccate alle spalle, una coppola dello stesso colore sul capo e una piccola croce d'oro sul petto.<br />
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Apparì poi sopra la spalla sinistra un altro esserino delle stesse grandezze del primo, con una falce nella mano destra, un martello nella sinistra, due corna nere e un paio d'occhiali da [[intellettuale]] satanista. Esordirono così:<br />
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