Luigi XIV: differenze tra le versioni

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=== Il grande regno ===
Una volta divenuto maggiorenne, Luigi XIV, che non era un [[idiota]]<ref>Luigi XIV aveva un [[Q.I.]] di 61 e, come noto, si definisce idiota chi arriva a livello 60.</ref>, fece capire che la musica era cambiata. Infatti il re non gradiva il [[minuetto]] e promosse la [[musica pastorale]] invitando numerosi gruppi di [[zampognari]] sardi.<br />
Inoltre promulgò alcune nuove leggi che cambiavano il [[cerimoniale di corte]]. I grandi di [[Francia]] dovevano entrare nella stanza dei ricevimenti facendo tre leggeri saltelli, una giravolta e poi fare un ossequio imitando il verso dello [[yak]]. I [[nobili]] ordinari dovevano entrare all'indietro facendo degli urletti "ah ah", "ah ah" e poi dovevano ballare il [[tip tap]]. I burocrati dovevano strisciare sul pavimento come dei [[serpente|serpenti]] e non potevano proferire parola. I [[cameriere|camerieri]] svolgevano intanto il loro sporco lavoro compatendo in cuor loro quella congrega di svitati.<br />
Nonostante l'indispensabile ventata di cambiamento, Luigi, a causa dei traumi riportati in tenera età, continuò con piacere a vestirsi da donna giustificandosi dicendo che tali vesti avrebbero risaltato la virilità della sua persona. Tutti i nobili s'adeguarono alla moda condannando la Francia a sorbirsi una delle Corti più [[fricchettone|hippie]] della storia recente.
I [[cameriere|camerieri]] svolgevano intanto il loro sporco lavoro compatendo in cuor loro quella congrega di svitati.<br />
A lungo gli storici si sono domandati perché tutti abbiano ubbidito così prontamente al re una volta che costui divenne maggiorenne.<br />
Secondo il professore Bakalovich della libera Università di Friburgo, il segreto risiedeva nelle [[pasticche del Re Sole]].<br /> Secondo altri, fra cui lo storico circense Edmund Stockfisher, il segreto era insito nella trasmissione a cascata del potere: il [[re]] diceva al [[duca]] "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico", il duca diceva al [[marchese]] "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al [[re]]", il [[marchese]] diceva al conte "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al [[duca]]", il conte diceva al barone "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al marchese", il barone diceva al giudice "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al duca", il [[giudice]] diceva al [[prefetto]] "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al barone", il prefetto diceva al poliziotto "puliscimi le [[scarpe]] e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al giudice", il poliziotto diceva al contadino: "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al prefetto", il contadino diceva a suo figlio "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al [[poliziotto]]", il figlio del contadino diceva al suo cane "puliscimi le scarpe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al [[contadino]]", il cane diceva al gatto "puliscimi le zampe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo con il figlio del contadino", il [[gatto]] diceva al topo "puliscimi le zampe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al [[cane]]", il [[topo]] diceva a suo figlio "puliscimi le zampe e fai quel che ti dico altrimenti ne parlo al gatto".<br />
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