Fernando Tambroni: differenze tra le versioni

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Nel convulso triennio [[1943]]-[[1945]] per evitare di farsi linciare dagli antifascisti, si iscrisse alla [[Democrazia Cristiana]], evitando chirurgicamente di partecipare a qualsivoglia azione della [[Resistenza]] partigiana. Alla fine della guerra quando i partigiani della [[DC]] reclamavano il loro posto all'Assemblea Costituente, Tambroni si fece avanti millantando le sue grandi doti di politico, riuscendo non solo a farsi eleggere deputato, ma anche a farsi riconfermare in questa carica alle elezioni politiche del [[1948]], [[1953]] e [[1958]].
 
Tambroni ricoprì tutta una serie di incarichi di basso profilo fino al [[1955]] quando venne nominato [[Ministro dell'Interno]]; questa nomina non venne ben accolta dalla popolazione, specialmente dai meridionali: uno di questi, il boss della [['ndrangheta]] Salvatore Castagna, arrivò ad impazzire uccidendo cinque dei suoi compaesani in preda al delirio. A questo punto Tambroni per far vedere che non era un'imbucato dell'ultimo minuto, decise di inviare il prefetto di [[Trieste]] Carmelo Morzano, detto il Dobermann, a catturare il malavitoso, intimandogli anche di utilizzare gli stessi metodi che utilizzavano i fascisti negli anni '30 per contrastare la [[mafia]]. Il prefetto catturò quasi subito il latitante, grazie alla geniale idea di dare fuoco ai boschi in cui si era andato a nascondere; Tambroni dal canto suo venne salutato come il ministro degli Interni più determinato e meticoloso, ma anche più grintoso e spregiudicato, attirandosi voci a proposito di una presunta gestione non molto legale di dossier riservati, impiegati come [[Carta igienica]].
 
== Presidente del Consiglio ==
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