Radical chic: differenze tra le versioni

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=== Livello di istruzione ===
Il radical chic vanta titoli di studio di massimo prestigio nel mondo della [[controcultura]], pertanto assimilabili a spazzatura, tipicamente master in cinema [[neorealismo|neorealista]] conseguiti all’accademia del popolo di Togliattigrad, oppure in [[giurisprudenza]] del diritto degli animali, se non addirittura una laurea in [[scienze delle comunicazioni]], in cooperazione allo sviluppo (ecofriendly) di tutti i popoli della galassia, in antropologia degli aborigeni metropolitani, o nelle immancabili discipline olistiche biovegetocazzare. Nei rari casi in cui un radical chic non avesse avuto tempo di [[Lega Nord|comprarsi un titolo di studio]], si giustifica dicendo che è troppo ribelle per studiare e che la sua vera scuola è stata il mondo, naturalmente mai vissuto di persona ma esclusivamente attraverso la lettura di riviste quali "Il Qualunquista" e “Il Bolscevico”.
[[File:Brian Griffin con manifesto della pace.jpg|right|thumb|300px|Un celebre radical chic espone le sue idee, rimanendo annoiato dal [[qualunquismo]] [[giacobini|giacobino]] di questo articolo.]]
 
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=== Arredamento della casa ===
Nella sua reggia, tipicamente un loft o una infernale villa in legno biocompatibile, con cassette della frutta come comodini, ogni cosa è ad impatto zero, tranne l'estetica che è ada impatto letale. Ogni stanza trabocca di libri usati, di romanzi russi e di letteratura colta, così come il cesso di [[Giuliano Ferrara]] trabocca di merda. Sui tavolinetti sono messi in bella mostra titoli in [[cirillico]], tomi sul [[buddismo]] o improbabili compendi filosofici anarchici ottocenteschi del tipo “Cento motivi etici per scagliare una locomotiva contro il parlamento”. L’arredamento è ovviamente in stile [[decostruttivismo|decostruttivista]] o postrealista, firmata da [[Frank Gehry]] o da altri inutili fanfaroni di [[controtendenza]]. Sulle pareti sono appesi proclami sul [[Tibet]] libero, fotografie in bianco e nero di [[Madre Teresa di Calcutta]], nonché foto del proprio periodo di volontariato passato tra gli [[aborigeni]] australiani, bisognosi di imparare i precetti de [[Il Capitale]] di [[Marx]].
 
=== Internet ===
Il radical chic disprezza il [[web]], un luogo ispido pieno di [[conformista|conformisti]]. Per tale motivo non ha quasi mai un profilo [[Facebook]], anzi certamente rientra in quella categoria di persone che in maniera ancora più conformista si vantano con tutti di odiare i [[social network]], annoiando mortalmente tutti quelli che sventuratamente li stanno a sentire.<br />
Nel caso raro in cui interagisca con la rete, lo farà solo per lanciare i suoi proclami nel proprio [[blog]] senza lasciare nessuna possibilità di replica agli eventuali lettori (tanto ha ragione lui, chi replica è un disturbatore). Oppure lo farà scrivendo articoli su Nonciclopedia, che poi è la stessa cosa di prima.<br />
Esiste il radical chic internauta: solo letteratura impegnata, politica, ambiente o benessere olistico, oppure dice di fare lo storytelling, ovvero l'arte di dire cose vecchie e già sentite ma in endecasillabi e con aria più saccente.
 
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