Dialoghi socratici: differenze tra le versioni

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quando dissi a lui codeste cose
 
infatti si voltò. I' non carpivo!
 
 
Ei differentemente mi rispose:
 
calatosi le braghe, chino a terra,
 
mostrommi le sue chiappe assai pelose.
 
 
E quando, co' gran sforzo, un peto sferra
 
dilagò in tutto l'Inferno il suo fetore.
 
Parea una mitraglietta in una guerra!
 
 
Quando concluse dissi all'oratore:
 
"Mai sentita una sì forte scorreggio!
 
Vagheggia ancor nell'aire chesto odore!"
 
 
Non posso respirar, quasi boccheggio.
 
E lui perseverando non implora
 
il meo perdono per codesto oltraggio.
 
 
"Non chiedo pietà per ciò, tuttora.
 
Posso spiegare questo insano gesto:"
 
disse: "della vendetta esta è la mia ora!"
 
 
Vaneggiando continuò "Non me ne pento!
 
Per colui che nell'Inferno m'ha mandato
 
provo ancor forte risentimento.
 
 
Sei uno stronzo, un pazzo sclerato
 
spedisci all'Ade tutte 'l tue nemice
 
possa morir 'l tuo generato,
 
 
la tua famiglia e quella troia di Beatrice."
 
Perseverò: "A'pazzo, cùrate!
 
...Il prescelto fra i poeti egli si dice
 
 
ma ha mandato nell'inferno il saggio Socrate!
 
Dimmi, ti sembro ''fraudolento''?"
 
D'alro canto i rispuosi "A' sorate.
 
 
Forse è pel tuo comportamento
 
che finisti in questo posto, che sventura...
 
forse uno scippo? Forse dieci o cento?
 
 
Oppure è un error di battitura?
 
Me ne sbatto, tu resti nell'Inferno
 
(strappo alla regola se paghi in natura
 
 
la tua libertà dal castigo eterno)."
 
Pria di allontanarmi da codesto loco,
 
poscia d'aver coperto lui di scherno
 
 
 
 
 
 
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