Salento: differenze tra le versioni

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Nel [[Salento]] vige un regime di bilinguismo misto conseguenziale di tipo abiurato. La prima lingua è la [[bestemmia]]. Essa precede qualunque espressione di senso compiuto, esclamazione, incitamento o generico suono gutturale. La bestemmia, a sua volta, è sempre preceduta da una bestemmia introduttiva che ha il compito di specificare il senso esclamativo, affermativo o interrogativo di quella che segue. Nella lingua arcaica, tutto il periodo logico era formato da serie ininterrotte di bestemmie. Il dizionario ufficiale della lingua salentina comprende 125.000 epiteti originali, 56.867 derivati e 2.567.021 combinazioni possibili.
Nel [[Salento]] vige un regime di bilinguismo misto conseguenziale di tipo abiurato. La prima lingua è la [[bestemmia]]. Essa precede qualunque espressione di senso compiuto, esclamazione, incitamento o suono gutturale. La bestemmia, a sua volta, è sempre preceduta da una bestemmia introduttiva che ha il compito di specificare il senso declarativo di quella seguente. Nella lingua arcaica, tutto il periodo logico era formato da serie ininterrotte di bestemmie. Poche le regole grammaticali: la bestemmia di tipo religioso non può avere come indirizzo soggetti inferiori alla divinità e i suoi parenti stretti, un sacramento, un apostolo o il proprio santo protettore; nella bestemmia pagana deve avere come destinatario esclusivamente una madre (''la dea mammita o mammata''). Il dizionario ufficiale della lingua salentina comprende 125.000 epiteti originali, 56.867 derivati e 2.567.021 combinazioni possibili.


A partire dal Medioevo, a seguito della introduzione del [[Cristianesimo]], tutta la letteratura salentina ha mutato gli argomenti trattati spostando l'accento dalle virù dei vecchi santi anatolici a quelle dei santi conciliari e al culto mariano.
A partire dal Medioevo, a seguito della introduzione del [[Cristianesimo]], tutta la letteratura salentina ha abbandonato i temi delle virtù dei vecchi santi anatolici in favore di quelle dei santi conciliari e al culto mariano.


Con l'Unità d'Italia, alla espressione linguistica antica si è andata affiancando una nuova lingua (non un dialetto) parlata dai cosiddetti "furesi" (plebei e contadini stranamente tutti iscritti ad [[Alleanza Nazionale]]) che si articola in diverse famiglie linguistiche: brindisino, leccese, ppoppitaru (simile al siciliano per tonalità e parlato nel profondo tacco della penisola).
Con l'Unità d'Italia, alla espressione linguistica antica si è andata affiancando una nuova lingua (non un dialetto) parlata dai cosiddetti "furesi" (plebei e contadini stranamente tutti iscritti ad [[Alleanza Nazionale]]) che si articola in diverse famiglie linguistiche: brindisino, leccese, ppoppitaru (simile al siciliano per tonalità e parlato nel profondo tacco della penisola).