Resistenza italiana

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« Abbiamo duramente combattuto contro il nemico guidati soltanto dal disinteresse e dall’amor di patria. »
(Ex-partigiano mezzo secondo prima di crepare dalle risate)
« Il bello dell’essere partigiano è che le donne te la danno. E se non te la danno, puoi sempre prendertela. »
(Michele Santoro su incontrare resistenza)
« Ecco fatto. Anche oggi abbiamo dato il nostro contributo nella lotta al collaborazionismo. »
(Partigiano che si riabbottona la patta mentre la collaborazionista inginocchiata davanti a lui tossisce ripetutamente)


La Resistenza (conosciuta anche come Grande Infamia dai fascisti o come Via libera, tiriamo fuori le lupare dai partigiani), nella storia italiana indica un periodo di ritorno al caos primordiale infilatosi nella pausa fra dittatura e democrazia. Da qui il termine tecnico con cui la indicano gli studiosi, vale a dire Dalla padella nella brace.

Futuro partigiano fotografato un petosecondo prima della caduta del regime.

Caratteristiche generali

Secondo quanto accertato dagli esperti di Studio Aperto, la Resistenza è combattuta da una figura chiamata partigiano, sorta di soldato, ma con una differenza sostanziale: se il soldato ha sempre torto, il partigiano ha sempre ragione[citazione necessaria], soprattutto se si autodefinisce rivoluzionario.

Sulle motivazioni della Resistenza gli storici hanno discusso a lungo, giungendo a reciproche minacce di morte un sostanziale accordo. Alcuni sogliono ricondurre le origini di tale fenomeno alla semplice voglia di far casino, ma i motivi sono assai più profondi. Diciamocelo, non se ne poteva più di avere fra i piedi tutti quei tedeschi vestiti di nero che puzzavano di crauti. E non se ne poteva più nemmeno del fascismo: trascorrere ore e ore impettiti nel saluto romano provocava diffusi crampi alle braccia, impedendo di utilizzarle per scopi più utili.[1]

La Resistenza interpretava un diffuso malcontento a livello popolare, com’è dimostrato dalla sua composizione politicamente trasversale: migliaia di comunisti, migliaia di socialisti, migliaia di anarchici e due o tre papaboys che passavano di lì per caso. Il fatto che il novanta per cento dei partigiani fino al giorno prima indossasse la camicia nera non deve trarre in inganno. Si trattava, infatti, di un’astuta tattica per confondere il nemico.[2]

Note

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  1. ^ L’agricoltura, ovviamente.
  2. ^ Chi ha detto frottola?