Publio Terenzio Afro: differenze tra le versioni

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Terenzio nacque verso il 180 [[a.C.]] in [[Africa]], a [[Cartagine]], una cittadina che poi sarebbe diventata celebre per i profondi rapporti di amicizia intrattenuti con Roma. Qui venne catturato da un senatore che praticava la [[caccia al negro]] e portato a Roma, per lavorare nelle piantagioni di [[cicoria]].
[[File:Terence Hill - Trinità con sigaro in bocca.jpg|thumb|left|260px|Il giovane Terenzio festeggia la propria liberazione con un bel sigaro.]]
Il senatore, Terenzio Lucano, lo fece istruire insegnandogli a [[Nonbooks:Centrare la tazza del cesso|centrare la tazza del cesso]] e a [[dividere per 0]], ma dopo un po' lo affrancò, dopo aver notato che da quando l'aveva {{Citnec|assunto}} tutta la sua famiglia aveva perso la capacità di ridere a causa delle sue barzellette. Per essere sicuro che se lo prendesse [[qualcun altro]], si inventò una balla dicendo di averlo liberato per la sua intelligenza e la sua bellezza, nonostante il ragazzo fosse magro come un'aspirante modella di [[Versace]], basso come un [[nano da giardino]] e sapesse a malapena riconoscere il suo riflesso nello [[specchio]]. Il giovane assunse così con gioia il nome del padrone, facendosi chiamare Publio Terenzio Afro, visto che fino ad allora era chiamato da tutti "Quello là". Iniziò dunque a frequentare il Circolo degli Scipioni, un club esclusivo di letterati e anziani giocatori di [[bocce]]. Per loro scrisse diverse commedie, ma la [[critica]], sapendo che l'humor non era il suo forte, tentò di affossarlo accusandolo di aver [[plagio|plagiato]] [[Nevio]], [[Plauto]], [[Menandro]], [[Aldo, Giovanni & Giacomo]] e una decina di episodi di [[Friends]]. Come se non bastasse, fu accusato anche dell'[[incendio di Roma]], dell'[[attacco a Pearl Harbor]] e di aver prestato il suo nome (che non era Pietro e dunque non gli fu restituito) ad alcuni suoi {{S|<del>papponi}}</del> protettori; fu in sostanza accusato di aver pubblicato delle commedie a suo nome nonostante fossero state scritte da politici suoi amici: a Roma, infatti, un politico poteva far trucidare la famiglia di un suo avversario, ma suscitava scandalo se scriveva commedie. Terenzio, ignorando che nessuno dei suoi accusatori avrebbe mai letto una sua opera, si difese con sagacia nell'introduzione di alcuni dei suoi lavori, scrivendovi, in rosso e in carattere [[Comic Sans]], "NON HO FATTO NIENTE!".
Terenzio morì all'età di 26-27 anni in [[Grecia]], dove si era recato alla ricerca di altro materiale di [[Menandro]] da cui {{Citnec|prendere spunto}}; non si conosce la causa esatta della morte, ma le seguenti sono le ipotesi più accreditate:
* morì per il dispiacere di aver perso in un naufragio più di cento commedie di Menandro, che aveva in programma di pubblicare a Roma a suo nome cambiando solo il colore dei capelli del protagonista;