« Ho scelto di insegnare perché trovo entusiasmante poter contribuire alla formazione dei giovani! »
(Architetto fallito sul perché abbia cominciato a fare il professore)
Con il termine "professore di architettura" si è soliti indicare un essere vivente (somigliante all'uomo) il quale ha la stessa utilità dei libretti d'istruzioni dei Lego.[1]
Lo studente che ha la sfortuna di incappare in un insegnante del genere deve ricordarsi che egli è, nel 90% dei casi, un architetto frustrato che non è riuscito a emergere ed è stato costretto a "riciclarsi" come professore: per questo motivo odia la materia e tutti coloro che provano interesse verso essa. Il restante 10% dei professori di architettura è invece formato da raccomandati totalmente incapaci che non sanno neppure cosa sia una prospettiva frontale o un prospetto.
Come riconoscere un professore di architettura
Se osi confondere F.L. Wright con Le Corbusier la reazione del tuo professore di architettura potrebbe essere simile a questa.
Entrato in classe, dopo aver fatto l'appello (accentuando con un particolare accento gli studenti da lui poco graditi), si siede senza dire una sola parola utile.
Le sue lezioni sono incentrate sulla sua carriera stroncata sul nascere dal suo cognome poco conosciuto e altrettanto orecchiabile.
Ha un odore persistente mai sentito prima [2], un misto fra sudore stantio, gesso da lavagna e alito pestileziale.
Ha i pantaloni solitamente scuciti nella zona posteriore e indossa costantemente un unico felponcino policromo.
Contraddice se stesso e gli altri, definendo "incapaci" i suoi colleghi o quegli architetti così famosi da essere diventati argomento di studio del programma scolastico.
Non ammette l'introduzione di cibo e bevande in aula, ma non è raro vederlo mentre mangia una merendina seduto in cattedra.
Odia qualunque studente che dimostra di avere un minimo di talento, pertanto gli devasta senza pietà le tavole e i disegni (peraltro impeccabili) con segnacci rossi e cancellazioni, adducendo come scusa degli errori inesistenti.
Mentre spiega qualche corrente architettonica si lascia prendere dall'enfasi retorica e inizia un sermone infarcito di aggettivi superlativi e opinioni personali. Solitamente viene riportato alla sua realtà di misero insegnante dalla semplice domanda di uno studente, che può essere "In che materiale è la copertura?" o "Di che forma è la pianta?". A sentir ciò il professore, che ovviamente non conosce la risposta, si blocca per un attimo, dopodiché se ne esce con un "L'ho già detto, eri distratto!" o con un "Guarda sul libro, mica posso dirvi tutto io!".Non illudetevi: difficilmente la vostra professoressa di architettura assomiglierà a questa.
Si crede un intellettuale raffinato e afferma di circondarsi solo di oggetti di design esclusivo. Nel week-end però lo incontri mentre fa la spesa al discount o compra un mobile all'Ikea.
Insulta gli studenti che non sanno usare Autocad, però poi lui è ancor più scarso di loro.
Insiste nel creare "modellini" in scala reale di interi quartieri abitativi oppure, in alternativa, nel costruire la nave dei pirati della Fischer Price.
Possiede un'auto antidiluviana e orrenda [3] che sostiene di non voler cambiare perché quella gli ricorda i bei tempi in cui era studente universitario. In realtà non la cambia perché, come tutti i professori, è già tanto se riesce ad arrivare a fine mese.
Esegue degli sgorbi incomprensibili alla lavagna e li spaccia per schemi distributivo-funzionali degli spazi, offendendosi pure se qualcuno gli fa notare che non si capisce nulla.
Adora l'aggettivo "funzionale" e lo usa in ogni discorso, suscitando nei suoi interlocutori il dubbio che sia un emerito imbecille.[4]
Se uno studente è indeciso sul colore da utilizzare in una tavola, ovviamente gli consiglia quello più brutto e meno adatto alla situazione, vantandosi poi tra sè e sè dell'"ottimo accostamento".
Si ritiene soddisfatto solo se gli studenti abbandonano il corso piangendo e urlando: "Io odio l'architettura!"