Prima guerra mondiale: differenze tra le versioni

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==Il ruolo dell´Italia==
==Il ruolo dell´Italia==
[[file:Pecora_soldato.jpg|thumb|350px|left|Soldato francese al fronte.]]
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Prima dello scoppio della guerra, l´Italia aveva stretto forti legami con le nazioni della Triplice Intesa e in particolare aveva assicurato tutte le [[automobile|automobili]] con la loro compagnia. Si era perfino impegnata, a fronte di uno sconto sul versante degli infortuni al conducente, di entrare in guerra a fianco dell´Austria qualora un pizzicagnolo serbo avesse truffato Francesco Ferdinando d´Austria. Anche i rapporti con i paesi dell´Alleanza erano più che amichevoli, ed erano frequenti gli scambi commerciali con Francia (export di rane e import di profumi), Inghilterra (export di [[allenatore di calcio|allenatori di calcio]] e import di mode stupide) e [[Russia]] (export di calze velate e import di mignotte).<br />Quando arrivò il momento, peraltro non richiesto, di schierarsi da una parte o dall´altra, l´Italia si trovò spaccata tra ''interventisti'', ''non interventisti'' e ''centralinisti''. Prevalsero i ''non interventisti'', almeno fino a che non prevalsero gli ''interventisti'' e l'Italia decise di entrare in guerra.<br />Il problema che si poneva a questo punto era con chi schierarsi: tutto sommato, sia da una parte che dall'altra, c'erano degli amici. [[Giolitti]] propendeva per allearsi con la Triplice Intesa per via delle maggiori opportunità politiche che ne sarebbero derivate in caso di vittoria, [[D'Annunzio]] voleva unirsi, anche carnalmente, con l'Alleanza che dava maggiori soddisfazioni dal punto di vista sessuale. A sbloccare l''impasse'' ci pensò il [[re]] Vittorio Emanuele III con un'analisi che metteva insieme sagacia politica e lungimiranza sociale: l'''[[ambarabacicicocò]]''. Dopo aver ripetuto la litania una sessantina di volte perché si sbagliava sempre alle civette sul comò, alla fine spettò di allearsi con l'alleaznza e dichiarare guerra all'Austria che, ricevuta la dichiarazione dall'ambasciatore, rispose:
Prima dello scoppio della guerra, l´Italia aveva stretto forti legami con le nazioni della Triplice Alleanza e in particolare aveva assicurato tutte le [[automobile|automobili]] con la loro compagnia. Si era perfino impegnata, a fronte di uno sconto sul versante degli infortuni al conducente, di entrare in guerra a fianco dell´Austria qualora un pizzicagnolo serbo avesse truffato Francesco Ferdinando d´Austria. Anche i rapporti con i paesi dell´Intesa erano più che amichevoli, ed erano frequenti gli scambi commerciali con Francia (export di rane e import di profumi), Inghilterra (export di [[allenatore di calcio|allenatori di calcio]] e import di mode stupide) e [[Russia]] (export di calze velate e import di mignotte).<br />Quando arrivò il momento, peraltro non richiesto, di schierarsi da una parte o dall´altra, l´Italia si trovò spaccata tra ''interventisti'', ''non interventisti'' e ''centralinisti''. Prevalsero i ''non interventisti'', almeno fino a che non prevalsero gli ''interventisti'' e l'Italia decise di entrare in guerra.<br />Il problema che si poneva a questo punto era con chi schierarsi: tutto sommato, sia da una parte che dall'altra, c'erano degli amici. [[Giolitti]] propendeva per allearsi con la Triplice Intesa per via delle maggiori opportunità politiche che ne sarebbero derivate in caso di vittoria, [[D'Annunzio]] voleva unirsi, anche carnalmente, con l'Alleanza che dava maggiori soddisfazioni dal punto di vista sessuale. A sbloccare l''impasse'' ci pensò il [[re]] Vittorio Emanuele III con un'analisi che metteva insieme sagacia politica e lungimiranza sociale: l'''[[ambarabacicicocò]]''. Dopo aver ripetuto la litania una sessantina di volte perché si sbagliava sempre alle civette sul comò, alla fine spettò di allearsi con l'Intesa e dichiarare guerra all'Austria che, ricevuta la dichiarazione dall'ambasciatore, rispose:
{{quote|Sticazzi!|}} e si mise in marcia verso l'Italia incazzata come una biscia.
{{quote|Sticazzi!|}} e si mise in marcia verso l'Italia incazzata come una biscia.