Nonbooks:Inspiegabile formazione di code

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"E muoviti, cazzo!"
« All'uscita da un luogo pubblico, generalmente dopo un evento, si forma una coda perché davanti c'è chi cammina lentamente.
Ma se sono lenti, come ci sono arrivati davanti agli altri? »
(Luciano De Crescenzo, estratto da Il paradosso del pedone lento)

Quotidianamente si assiste con amarezza alla formazione di code senza capirne il perché. Il problema è stato sollevato per primo dal capostazione russo Aleksej Jur'evič Kalešin il quale, da attento osservatore di culi, aveva notato che alcuni di essi procedevano molto lentamente, finendo per costituire ostacolo agli altri pendolari arrivati in stazione. Grazie all'aiuto di un altro ferrotranviere, che già nel 1964 sapeva scrivere, Kalešin trasferì il suo arguto pensiero su un foglio di carta, oggi conservato al Museo delle cose che non aveva senso mettere altrove di Krasnojarsk.

Questo libro espone le idee del Kalešin in una forma comprensibile al lettore medio. Ottimo tra l'altro da leggere mentre si sta in coda senza motivo.

Considerazioni generali

La coda lenta è del tutto normale, e non trattata in questo libro, se causata da:

  • impiegato delle Poste indaffarato a spostare un foglio da una scrivania all'altra invece di stare allo sportello;
  • impiegato del comune intento a valutare i possibili risvolti del pigiare, o meno, il tasto Enter del computer;
  • tutti gli altri casi imputabili alla burocrazia.

Casistica

Ecco! Stanno per scendere!

Un pedone può essere lento, questo è un fatto. Prenderemo in esame alcuni potenziali soggetti-ostacolo, in ragione del luogo.

  • Il disabile.
    • Nel caso sia un pendolare sul treno, per guadagnare sulla banchina la testa della coda dovrebbe lanciare la carrozzella dal finestrino e poi calarsi fuori annodando le tendine dello scompartimento. L'operazione richiederebbe comunque troppo tempo.
    • Nella maggior parte degli stadi ha un posto e un percorso riservato, quindi non può intralciare nessuno. Le strutture non attrezzate invece espongono il cartello "Noi non possiamo entrare" e hanno, nei suoi pressi, una sorta di gancio a cui attraccare la carrozzella.
    • Negli altri casi (cinema, teatri, sagre di paese, etc) è quasi sempre in mezzo alla calca, spesso dietro una bella gnocca e senza alcuna fretta di uscirne, intento a valutare il perfetto sincronismo tra l'ondulazione delle due chiappe.
  • L'anziano.
    • Per scendere dal treno deve prima alzarsi dal suo posto, recuperare le facoltà motorie di base e realizzare l'ubicazione dell'uscita, peraltro non segnalata dal corridoio luminoso. Nel frattempo, la maggior parte degli altri passeggeri sono in fila per il taxi, alcuni sono già al lavoro e i restanti aspettano da venti minuti che parta la coincidenza.
    • Nei cinema si addormenta quasi sempre, appena seduto. Di norma riprende conoscenza appena si accendono le luci, a fine proiezione, l'ultima. In alcuni casi la maschera gli lascia le chiavi nella poltrona vicina, dopo avergli attaccato al collo un cartello con sopra scritto: "Nel caso esca dal coma, spenga l'interruttore generale e chiuda con due mandate".
    • Negli altri casi è talmente lento che in realtà sta in coda dal giorno prima, quindi non può essere considerato valido ai fini dell'osservazione.
:- Tizia: “Chi è che va così piano?!”
- Tizio: “Tutti signo'!”
  • Il ciccione.
    • Sul treno occupa praticamente due posti, accanto c'è quasi sempre il suo zaino pieno di cibarie. A volte può esserci un bambino piccolo, messo lì dalla madre che è rimasta in piedi. Nel primo caso perderà tempo a disfarsi dei rifiuti generati dagli spuntini, un paio di sacchi condominiali. Nel secondo dovrà attendere che la signora vesta il pargolo, come se il treno della tratta Milano-Bergamo fosse stato dirottato in Siberia. Ad ogni modo non scenderà prima di venti minuti.
    • All'uscita dallo stadio, spinto dalla gente, si trasformerà in un ciccione che cade dalle scale. A questo punto rotolerà verso l'uscita a grande velocità, seguito dagli altri alla stregua dei paraculi che si accodano all'ambulanza.
  • Quello che non ha un cazzo da fare.
    • Resta sul treno, finendo di leggere il giornale, finché sulla banchina non c'è più nessuno. Se nel frattempo il treno riparte scende alla fermata successiva e, dopo aver fatto colazione e qualche foto in giro, torna a casa. Tanto non doveva andare nemmeno alla fermata prima.
  • Il nano.
    • Viene scavalcato senza sforzo e quindi non costituisce mai ostacolo.
« Ma allora chi è il responsabile del rallentamento? »

Ottima domanda.

Il punto di vista scientifico

Il fisico Dietmar Göller ricontrolla la sua intuizione, dopo una notte insonne, all'alba di quello che fu un grande giorno per i cicisbei.

Il fisico crucco Dietmar Göller, titolare della cattedra di Dinamica vettoriale dei copricerchi perduti presso l'università Volkswagen di Münster, ha tentato di spiegare il fenomeno[1]. A suo parere la soluzione andava cercata nella progressiva diminuzione della velocità di fuga iniziale del soggetto, che chiaramente non si muove in un sistema isolato e subisce attriti di varia natura[2].

Dopo sei mesi di febbrile studio, e innumerevoli test con l'acceleratore di particelle acquistato su Ebay, giunse alla conclusione che fosse meglio andare in stazione e valutare sul campo il problema. Nel corso delle sue osservazioni emersero alcune situazioni che potevano risolvere il paradosso.

  • La velocità delle amiche che procedono affiancate chiacchierando tende progressivamente a zero.
    • Spiegazione È noto che l'area di Broca nel cervello delle donne, quella preposta al linguaggio e alla comunicazione, è più sviluppata che nell'uomo. Ovviamente ciò va a discapito delle altre funzioni del prezioso organo, che non sopporta il contemporaneo carico dovuto alle attività motorie.
    • Confutazione Le donne riescono a fare più cose in contemporanea degli uomini. Questa congettura priva di supporto sperimentale è oggi accettata come vera, dalle donne.
  • Esiste sempre un idiota che improvvisamente rallenta guardando il cellulare.
    • Spiegazione La Look Down Generation, ossia la fetta di popolazione che non stacca mai gli occhi dallo smartphone, è in costante aumento, a dispetto dei traumi cranici procurati dalle capocciate nei lampioni. È chiaro: nessuno vorrebbe perdersi la possibilità di mettere "Mi piace" per primo sulla diciassunomillesima foto del cane di un tizio di Rovigo mai conosciuto realmente.
    • Confutazione I giovani riescono a fare qualsiasi cosa mentre hanno in mano un cellulare. Questo comprende: perdere punti sulla patente; ignorare le persone sedute a tavola con loro; camminare con gli amici senza rivolgergli la parola; fare sesso virtuale in chiesa[3].
  • Un tizio con le stampelle cammina davanti agli altri.
    • Spiegazione È un falso invalido, è sceso di corsa ma poi si è accorto delle telecamere.
    • Confutazione Se è un falso invalido si comporterà come il soggetto che non ha nulla da fare, tanto non deve di certo lavorare.

La conclusione logica

« Boh, sarà qualche coglione. »
(Ipotesi avvalorata dalla statistica.)

Note

  1. ^ è fenomenale che non venga mai linciato nessuno
  2. ^ è probabile che fosse ubriaco
  3. ^ può capitare