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« Ti ho mai raccontato di quella volta in cui sono andato in Molise a cercare oro? Quella della caccia all'oro era una gran moda ai miei tempi, non era popolare quanto il charleston, che era una gran ballo ed era sicuramente meglio della lambada, ma era comunque una cosa che ti faceva sembrare fico agli occhi delle pupe. Partimmo tutti assieme, io, mio cognato ed il mio amico Gino, quello che vendeva dietorelle scadute spacciandole per miracolosi rimedi per la calvizie. Fu arrestato quando lo scoprirono, ma quando fu portato in tribunale riuscì a commuovere la giuria raccontando di quando aveva salvato il gatto del vicino da una pianta di ringosperna idrofoba servendosi di una corda ricavata intrecciando vecchie riviste pornografiche e per questo fu assolto. Comunque partimmo noi tre, armati soltanto con tre sacchi di iuta, i nostri fedeli mocassini, tanti sogni ed una chiave inglese legata ad un bastone che avevamo deciso di comune accordo da usare come piccozza. Eh sì, perché nel nostro paese non si potevano vendere piccozze, dato che erano state messe al bando da una vecchia legge mai abrogata risalente all'alto medioevo, secondo cui le piccozze sarebbero state uno strumento usato da Astaroth per portare le anime più deboli verso il peccato e la dannazione eterna. Andammo in Molise in autostop e ricevemmo un passaggio prima da una coppietta in fuga e poi da una carovana di invasori armati fino ai denti provenienti dalla Mongolia, che in cambio dei nostri mocassini ci insegnarono alcune efficaci tecniche di tortura. Arrivati, ci resimo conto che non avevamo la più pallida idea di dove cercare l'oro, così ci mettemmo a scavare delle buche a caso, sperando al limite di trovare una vena petrolifera, ma tutto ciò che riuscimmo a tirar fuori fu terra, sassi ed alcuni fusti radioattivi mal sotterrati. Alla fine fummo costretti a tornare a casa con un pugno di mosche, anche perché rischiavamo di mancare alla quarta edizione della partita "calvi contro filistei" organizzata dal bar di Lello, però per non rendere totalmente inutile il viaggio, decidemmo di iscriverci ad una chiesa di Scientology che trovammo per strada. E comunque fu così che diventai un giocatore di curling. »
(Mio Nonno sulla logorrea)

La logorrea (dal greco λογορροια, in inglese Logorrhoea, tedesco Logorrhoe, francese Logorrhée, olandese Logorroe, russo Логорея, in eschimese non c'è perché non hanno una parola per identificare tale termine) è definita come un "flusso eccessivo di parole", derivante dalle parole λόγος (termine greco per individuare in italiano la parola parola, in inglese word, in tedesco wort, in francese mot, in spagnolo palabra, in giapponese 語, in ucraino Слово, in vichingo non c'è perché i vichinghi comunicavano con i cazzotti) e ῥέω (termine greco per individuare lo scorrere del tempo, dei fluidi, insomma un flusso di qualcosa che può essere sia reale che immaginifico, individuando quindi uno scorrimento in senso lato). La definizione esposta precedentemente è sostanzialmente la definizione di tipo semantico glottologico, il quale mostra l'origine del termine, la sua etimologia ed il suo significato più recondito, trascurando quindi quelle che sono le interpretazioni successive o non ufficiali, come quelle del Rinascimento fiammingo. Tale definizione è in accordo con la teoria dominante presente nella glottologia e anche con quello che c'è scritto sul Dizionario Garzanti. Le correnti minoritarie della glottologia moderna sostengono però, senza timore di esser fraintesi, che il termine logorrea abbia un significato più vicino a esperienze fisiche, quali l'alitosi, già presente nell'antica Grecia e diffusosi poi in tutte le regioni del Mediterraneo. Secondo altri invece la logorrea, nell'antichità classica, aveva il solo scopo di individuare in maniera equivocabile una caratteristica peculiare dei politici delle poleis greche, quali Pericle o Alcibiade, o gli oratori dei fori romani, quali Cicerone o Catone. In tale contesto quindi, il termine logorrea ha un'accezione indubbiamente positiva, poiché indica un individuo di grande levatura sociale e conseguentemente di grande spessore culturale, in grado di sostenere lunghe conversazioni senza timor di fallo o di annoiare il pubblico, al solo scopo di persuadere e convincere l'uditorio, o a scopo politico o a scopo giuridico o a scopo denigratorio o semplicemente per sapere raccontare correttamente una barzelletta, in modo quindi da risultare più amabile ai più.


In senso lato, o sotto un altro punto di vista, si definisce logorrea una caratteristica tipica di individui che parlano molto, che discutono spesso, in maniera animosa o non. Il tono della discussione è può calmo e pacato ma sostanzialmente può anche non esserlo, portando l'individuo a discutere in maniera animosa pur di dar ragione alle proprie opinioni e tesi.

Tipi di logorrea

La logorrea, come ben sanno gli studiosi di psicopatologia non lineare, i quali da tempo sono impegnati in studi ascientifici non riconosciuti dalla comunità degli esperti, che a loro volta hanno proposto altri tipi di classificazioni, la logorrea, dicevamo, può essere suddivisa il trentaquattro tipologie ben definite da parametri addizionali non particolarmente pregnanti, dato il loro scarso potere predittivo, potere insito sostanzialmente nella loro capacità di far corrispondere isomorficamente il mondo delle idee con quello delle parole e questi ultimo con quello delle cose. Considrando quanto facilmente la letteratura specialistica tenda a pubblicare articoli di scarso interesse scientifico, risulta quanto meno complesso stabilire quali dei trentaquattro tipi di logorrea sono da considerarsi coerenti e consistenti, benché gli ultimi esperimenti in psicologia cognitiva abbiano permesso di concludere che esiste un certo pattern di contigue similutidini autodescrittive. D'altro canto, non è ancora stata dibattuta a dovere la questione della demarcazione fra studi psicologici e studi psicanalitici in correlazione alle già note conoscenze in cambo neurobiologico e neurochimico, questione che non ha mancato di suscitare vive polemiche nell'ambiente filosofico postmoderno, guidato dagli esponenti della Gestalt austroungarica e dalla scuola neoirrazionalista di Lione. Un ulteriore spunto di complessizzazione endognostica è stato posto dal dr. Johann Sebastian Bacharach, il quale ha fornito diverse soluzioni al problema della preterintenzionalità del parlato, preterintenzionalità che si trova a contrastare l'approccio semantico-semeiotico di scuola neopositivista. Per ovvi motivi di spazio, ci troviamo qui a sintetizzare brevemente le suddette categorizzazioni di logorrea in brevi descrizioni esaurienti, la cui parva stringatezza non può che impedirci di perseguire l'ideale dell'esaustività enciclopedica: [seguono lunghissime descizioni per ognuna delle trentaquattro tipologie]

La logorrea nella medicina

Come evitare di confondere la logorrea con la diarrea: principali analogie e differenze

La logorrea come malattia mentale

La logorrea come sport

Storia della logorrea

La logorrea nelle altre culture

La logorrea nella storia

Personaggi famosi per la loro logorrea

Note

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