Leonardo Ortolani: differenze tra le versioni

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== Il successo ==
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[[Immagine:Libreria.jpg|thumb|280px|Leo ‎Ortolani mentre nasconde i fumetti della concorrenza e cerca di convincere una cliente a comprare un numero di Rat-man.]]
[[Immagine:Libreria.jpg|thumb|280px|Leo ‎Ortolani mentre nasconde i fumetti della concorrenza e cerca di convincere una cliente a comprare un numero di Rat-man.]]
L'apprezzamento dello stile da parte di tutti i suoi compagni -e in particolar modo del preside, che non riuscì ad espellerlo per il semplice fatto che era piegato in due dal ridere- motivò il ragazzo nel continuare a coltivare il suo talento. All'età di 24 anni ormai possiamo dire che aveva imparato a disegnare fumetti. Cosa che disimparò nel giro di pochi mesi a causa di tutto il [[gin]] che bevve dopo la laurea in geologia, siccome non trovava lavoro.

E qui nacque Rat-Man, tra una bottiglia di [[Scotch]] e un tiro di [[coca]] per dimenticare.


== Il declino ==
== Il declino ==

Versione delle 12:15, 27 ago 2008

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Leo Ortolani ride compiaciuto pensando ai migliaia di fessi che spendono denaro per leggere Rat-man.

Leo Ortolani è un noto geologo italiano che nel (purtroppo tanto) tempo libero coltiva l'hobby del fumetto.
Deve la sua popolarità principalmente a Rat-Man, un patetico sgorbio che si crede un supereroe e va in giro con delle orecchie da topo in testa. Cosa? Sì, esattamente come tua nonna con l'Alzheimer.
Il fumetto in questione, pur essendo un plagio tanto squallido quanto evidente di Batman e Topolino, ha venduto fin dagli esordi numerosissime copie e i lauti guadagni hanno permesso a Ortolani non solo di finire di pagare il mutuo della casa, ma addirittura di comprarsi il primo volume dell'Enciclopedia De Agostini.
Il grande fumettista ha potuto così realizzare il suo sogno: scoprire cosa significa "amniocentesi".

L'incontestabile successo di Rat-Man e delle successive opere di Ortolani ha l'indiscusso merito di aver rivitalizzato un settore da tempo in crisi (parlo del fumetto italiano, e non della produzione casearia del Salento come sarebbe lecito supporre) e di aver riacceso la speranza in milioni di aspiranti fumettisti.
Infatti ogni lettore di Rat-Man ha pronunciato almeno una volta in vita sua la frase: "Se ce l'ha fatta Ortolani che disegna da schifo, perché non dovrei farcela io?"
E c'è da dire che non hanno tutti i torti...

I duri inizi

Una splendida tavola di Leo Ortolani. Il numero indica le case editrici che hanno rifiutato di pubblicare i suoi fumetti.

Leo ha cominciato a disegnare all'età di due anni sui muri di casa; per questo prese un sacco di legnate dai propri genitori e ancora oggi possiamo apprezzarne le conseguenze. Non toccò più matita fino all'età di 6 anni, giorno in cui si dedicò ad imparare a leggere e a scrivere senza risultati.

« Il ragazzo si applica, ma è stupido... ci spiace! »
(La maestra ai suoi genitori)

Quando finalmente riuscì nell'impresa era ormai in quarta liceo. Fu lì che creò il suo primo fumetto: una caricatura del suo professore di Latino.

Il successo

Leo ‎Ortolani mentre nasconde i fumetti della concorrenza e cerca di convincere una cliente a comprare un numero di Rat-man.

L'apprezzamento dello stile da parte di tutti i suoi compagni -e in particolar modo del preside, che non riuscì ad espellerlo per il semplice fatto che era piegato in due dal ridere- motivò il ragazzo nel continuare a coltivare il suo talento. All'età di 24 anni ormai possiamo dire che aveva imparato a disegnare fumetti. Cosa che disimparò nel giro di pochi mesi a causa di tutto il gin che bevve dopo la laurea in geologia, siccome non trovava lavoro.

E qui nacque Rat-Man, tra una bottiglia di Scotch e un tiro di coca per dimenticare.

Il declino

A dire il vero Leo Ortolani non ha ancora conosciuto il fallimento e la fine ingloriosa, ma a giudicare dalla trama dei suoi fumetti e dal suo stile di disegno approssimativo non dovrebbe mancare molto. Circa un'ora o due.
Numerosi esperti del settore si sono anzi meravigliati del fatto che Rat-Man continui a godere ancor oggi di un vasto consenso popolare, ma poi si sono battuti una mano sulla fronte e hanno esclamato: "Che sciocchi! Siamo in Italia!".

Lo stile