Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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Giacomo Leopardi era del tutto avverso alla vita impudica e blasfema condotta dai suoi compaesani, per questo aborriva qualsiasi possibilità di contatto con loro.
Giacomo Leopardi era del tutto avverso alla vita impudica e blasfema condotta dai suoi compaesani, per questo aborriva qualsiasi possibilità di contatto con loro.
Leopardi come ben tutti sapete passò la sua vita a studiare nella biblioteca di famiglia, ma recenti studi hanno dimostrato che lui non studiava affatto lì, ma bensì si eccittava manualmente leggendo la grande collezione di giornalini e libri porno della famiglia, contenuti appunto in biblioteca. Ecco il perchè della sua gobba. Ma all'età matura si rese conto che aveva sbagliato del tutto: si rese conto dello sbaglio ormai fatto e irrecuperabile: aveva sprecato tutta la sua giovinezza a farsi seghe (di questo fatto parlerà nella poesia "il passero solitario") invece che usufruire della donzelletta battona che veniva dalla montagna, altro non è che Silvia dalla man veloce a cui Leopardi dedica la poesia "A Silvia" quando questa morì di AIDS. Ne "Il sabato nel villaggio" Leopardi esprime tutto il suo disprezzo per i villani dediti a feste immorali e per i giorni festivi quali il sabato e la domenica, in quanto una volta passate le giornate d'ozio si torna a lavorare. Interessante il commento a proposito dell'opera espresso da Giovannino Maniscalchi (artigiano della bassa bresciana): "ma vai a dirlo a un metalmeccanico sta storia del sabato poi ne riparliamo"
Leopardi come ben tutti sapete passò la sua vita a studiare nella biblioteca di famiglia, ma recenti studi hanno dimostrato che lui non studiava affatto lì, ma bensì si eccittava manualmente leggendo la grande collezione di giornalini e libri porno della famiglia, contenuti appunto in biblioteca. Ecco il perché della sua gobba. Ma all'età matura si rese conto che aveva sbagliato del tutto: si rese conto dello sbaglio ormai fatto e irrecuperabile: aveva sprecato tutta la sua giovinezza a farsi seghe (di questo fatto parlerà nella poesia "il passero solitario") invece che usufruire della donzelletta battona che veniva dalla montagna, altro non è che Silvia dalla man veloce a cui Leopardi dedica la poesia "A Silvia" quando questa morì di AIDS. Ne "Il sabato nel villaggio" Leopardi esprime tutto il suo disprezzo per i villani dediti a feste immorali e per i giorni festivi quali il sabato e la domenica, in quanto una volta passate le giornate d'ozio si torna a lavorare. Interessante il commento a proposito dell'opera espresso da Giovannino Maniscalchi (artigiano della bassa bresciana): "ma vai a dirlo a un metalmeccanico sta storia del sabato poi ne riparliamo"
Altri particolari della vita del poeta sono deducibili da un altra sua grande opera: "L'infinito"
Altri particolari della vita del poeta sono deducibili da un altra sua grande opera: "L'infinito"
Nel poema Leopardi, con disprezzo per le abitudini di una qualsiasi persona normale, invece di guardare il mare da un colle decide di rimirarlo da dietro una siepe e immaginare l'infinito. Interrogativo diffuso tra i critici è: "di che cosa era fatta la siepe del Leopardi?" mentre invece i fattoni si domandano "Ne sarà rimasta un po'? O quel segaiolo del cazzo se l'è fumata tutta?" Purtroppo il Leopardi ha voluto lasciarci nel dubbio non dandoci alcun indizio in proposito, una scelta coloritamente commentata nel secolo scorso da un anonimo: "Ma che simpatico burlone!". Commento che può essere facilmente reso in italiano corrente con "Ma che brutto figlio di una puttana sifilitica".
Nel poema Leopardi, con disprezzo per le abitudini di una qualsiasi persona normale, invece di guardare il mare da un colle decide di rimirarlo da dietro una siepe e immaginare l'infinito. Interrogativo diffuso tra i critici è: "di che cosa era fatta la siepe del Leopardi?" mentre invece i fattoni si domandano "Ne sarà rimasta un po'? O quel segaiolo del cazzo se l'è fumata tutta?" Purtroppo il Leopardi ha voluto lasciarci nel dubbio non dandoci alcun indizio in proposito, una scelta coloritamente commentata nel secolo scorso da un anonimo: "Ma che simpatico burlone!". Commento che può essere facilmente reso in italiano corrente con "Ma che brutto figlio di una puttana sifilitica".