George Best: differenze tra le versioni

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===Il declino===
===Il declino===
[[File:Best.jpg|right|thumb|230px|Best non aveva molto interesse nel calcio americano. Eccolo al centro dell'aria di rigore, mentre si appresta a stoppare col mento un traversone dalla sinistra.]]
[[File:Best.jpg|right|thumb|230px|Best non aveva molto interesse nel calcio americano. Eccolo al centro dell'area di rigore, mentre si appresta a stoppare col mento un traversone dalla sinistra.]]
Purtroppo, ciò che sale è destinato a scendere, così Best fece per la prima volta cilecca, a letto con Miss [[Canada]]. Col passare degli anni, poi, i rapporti con Matt Busby si deteriorarono. Infatti Best prese a non presentarsi più agli allenamenti e a non invitare più il vecchio manager ai suoi festini, accampando banali scuse come l'incontinenza dell'allenatore. Questi contrasti sfociarono in una violenta lite, e Best venne cacciato. Andò a cercare fortuna in [[America]], a [[Los Angeles]], sognando il [[cinema]]. Sfortunatamente, ad una festa, totalmente ubriaco, vomitò a spruzzo su tutto il bel mondo di [[Hollywood]], precludendosi quella carriera. Ripiegò sulla locale squadra di "soccer", gli L.A. Aztecs, con a capo il solito miliardario che trovava assurdo che i giocatori non potessero correre con la palla in mano e placcarsi a vicenda.
Purtroppo, ciò che sale è destinato a scendere, così Best fece per la prima volta cilecca, a letto con Miss [[Canada]]. Col passare degli anni, poi, i rapporti con Matt Busby si deteriorarono. Infatti Best prese a non presentarsi più agli allenamenti e a non invitare più il vecchio manager ai suoi festini, accampando banali scuse come l'incontinenza dell'allenatore. Questi contrasti sfociarono in una violenta lite, e Best venne cacciato. Andò a cercare fortuna in [[America]], a [[Los Angeles]], sognando il [[cinema]]. Sfortunatamente, ad una festa, totalmente ubriaco, vomitò a spruzzo su tutto il bel mondo di [[Hollywood]], precludendosi quella carriera. Ripiegò sulla locale squadra di "soccer", gli L.A. Aztecs, con a capo il solito miliardario che trovava assurdo che i giocatori non potessero correre con la palla in mano e placcarsi a vicenda.