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{{Cit2|Un rivolufionario, un uomo, un mifo.|Gianni Minà su Fidel Castro}}
 
'''Fidel Castro''' (L'Avana, [[13 aprile]] [[1926]] - L'Avazza, [[25 novembre]] [[2016]]) è stato un rivoluzionario cubista e un {{s|<del>dittatore}}</del> politico cubano, nonché celebre controtenore castrato, conosciuto con il nome d'arte di [[Farinelli]].
 
== Biografia ==
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Ed eccolo cominciare a rompere i [[coglioni]] a destra e a manca impedendo al governo dell'illuminato Batista di lavorare ed attuare le riforme che il [[popolo della libertà|popolo perbene]], quello del nord di Cuba, chiedeva a gran voce. Arrivò perfino al punto di tirare una [[Massimo Tartaglia|statuetta del duomo dell'Avana]] in testa al Presidente [[omicidio|rischiando di ucciderlo]].
 
Castro e i suoi compari (in seguito rispediti in [[Padania|Italia]]] per tentare di instaurare anche da noi una dittatura del proletariato), spalleggiati da [[Stalin]], [[Palmiro Togliatti|Togliatti]], [[Gambadilegno]] e Prodi, massacrando i vecchi, [[stupro|stuprando le donne]] e affogando i bambini nel sangue delle stesse madri, s'impadronirono della Moncada<ref>O come cazzo si chiama il Palazzo del Governo a Cuba...</ref>, decapitarono Batista e se ne [[cannibale|cibarono]] per cena.<br />Stalin e Prodi, quindi, misero Castro a capo del nuovo governo cubano e, manovrandolo come un [[Pinocchio|burattino]], fecero di lui l'ultimo baluardo contro l'[[esportare la democrazia|esportazione della democrazia]] nel Sudamerica.
 
Dalla morte di Stalin in poi, le redini che dirigono la politica di Castro sono tenute saldamente da Romano Prodi, saltuariamente coadiuvato da [[Pecoraro Scanio]] e da [[Luxuria]]. È davanti agli occhi di tutti il bordello che, dopo quasi due secoli ininterrotti di castro-prodismo, è diventata Cuba: un luogo di [[Vladivostok|terrore, morte e disperazione]].
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La [[dittatura]] di Batista, già maggiordomo di [[Paperon de' Paperoni|Paperone]] e fondatore dell'omonima Chiesa, gli diviene sempre più insopportabile e Castro teorizza di sostituire quell'opprimente regime militare con un'opprimente [[Partito Democratico|dittatura comunista]].
{{cit|Che ce vo'. Annamo da Batista, je damo du' legnate e je pijamo 'a sedia.|Il piano insurrezionale di un ingenuo Fidel Castro}}
I quindici anni di galera ai quali fu condannato per questo tentativo, gli fecero capire che non sarebbe stato facile attuare il suo piano. L'attacco americano alla Baia dei Porci, che peraltro con c'entrava un cazzo, lo rafforzò nelle sue convinzioni contro il capitalismo e lo spinse a cominciare una marcia che, partendo da Guantanamera in [[quattro gatti]], avrebbe dovuto condurre nella capitale migliaia di rivoluzionari {{s|<del>raccattati}}</del> unitisi per strada. Quattro mesi e duemila morti più tardi, finalmente Castro entrò a Santiago e s'impossessò del palazzo presidenziale.
 
{{dialogo|Il presidente|Cazzo volete?|Castro, marziale|Il palazzo è nostro, la capitale è nostra, il Paese è nostro, e Voi siete deposto!}}