Disastro del Vajont

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« I miei reumatismi non sbagliano mai! Stanotte farà acqua! »
(Anziano longaronese la sera dell'8 ottobre 1963)
« Noi l'avevamo previsto! »
(Maya sul disastro del Vajont)
« Bugiardi! L'ho detto prima io! »
(Tina Merlin)
« L'acqua è vita! »
(Propaganda della SADE)
Il monte Toc in tutto il suo infausto terrore...

Dicesi

disastro del Vajont una conseguenza piuttosto infausta di una maldestra operazione di irrigazione per scorrimento laterale atto a dissetare le colture di fragole della valle di Longarone, ma che, a causa di alcuni infinitesimali errori di calcolo[eufemismo necessario] superò fortuitamente ogni aspettativa creando una gigantesca quanto insperata area coltivabile al posto di numerosi paeselli abitati solo da vecchietti che non attendevano altro se non la morte.
Il pastrocchio è avvenuto nella notte tra l'8 e il 9 ottobre 1963, quindi si può dire che avvenne l'8 e ½ ottobre 1963. I protagonisti di questa vicenda sono:

  • La diga, imponente e spaccona, quella che la faceva da padrona e invece è stata aggirata come un'allocca dall'acqua come i nazisti fecero con la Linea Maginot;
  • Il monte Toc, fratello del monte Tic, che ha avuto la bella idea di farsi un tuffo in piscina a bomba e, come suol succedere con ogni ciccione che si rispetti, ha schizzato violentemente tutti i presenti nelle vicinanze;
  • L'acqua, della quale si decantano sempre glorie e virtù e invece, a conti fatti, fa più casini che mai;
  • Longarone e altri paeselli che a quei tempi spuntavano come funghi, che ebbero la sfiga di crescere proprio sotto un miliardo di metri cubi d'acqua.
  • La SADE (Società Atta a Determinare Ecatombi), società incaricata per i lavori di progettazione e costruszione della diga, che cambiò nome in ENEL per non essere confusa col famigerato marchese, poichè in verità era di Giuseppe Volpi Mazzanti Viendalmonte, visconte di Mezzato arciduca di Misurata, che con gran caparbietà riuscì a far passare il progetto illegale trasformandosi in fascista durante l'era Mussolini, ma anche in antifascista (ma solo dalla Svizzera per corrispondenza) al termine della Seconda Guerra Globale.
  • Il professoron Carlo S(c)emenza, incaricato di adattare i progetti e gli studi geologici e incrementare la produttività della diga.

    Eventi

    Antefatto: perchè costruire una diga proprio sul monte Toc, chiamato così proprio perchè cadeva a tocchi (pezzi)?

    Uomini e animali si dimostrarono entusiasti quando fu loro annunciato che avrebbero abitato 300 metri sotto il livello dell'acqua.
    Sul Piave, che aveva smesso si mormorare da anni, erano già state costruite altre dighe idroelettriche, ma non portavano che un'ottantina di milioni di metri cubi d'acqua. L'arconte Volpi, sentendo profumo di guerra, era seriamente intenzionato a costruire una banca dell'acqua per soddisfare le ingenti richieste di energia delle industrie belliche o civili che fossero. I segugi del nobiluomo scoprirono che dalle parti di Casso, Erto e Longarone vi fosse una gola profonda e stretta[Riferimento sessuale involontario]. Calcolarono che in quel tratto dell'affluente del Piave si potessero stipare più o meno sessanta milioni di metri cubi d'acqua. Decisero che quello per loro era il luogo ideale, nonostante il geologo... smuovendo alcune pietre avesse fatto franare un'intera parete di arenaria su un gregge di pecore che pascolavano più a valle.

    Atto primo: progettazione e costruzione

    Considerando l'elevata estensione dei campi di fragole e mirtilli da bagnare in vallata le menti della SADE pensarono bene di costruire un muro di sbarramento di estensioni saturniane, cosicché si potesse usufruire dell'acqua anche negli anni bisestili, che un giorno in più, non si sa mai, poteva benissimo sballare il calendario di irrigazione.
    Il primo intento del Semenza, noto furbone di tre cotte, consisteva nel piazzare un mega-canotto tra le chiappe del Toc e tingerlo color cemento. Se la sarebbe così cavata con una montagna di tempo risparmiato e un montagnone di quattrini intascati. Poi gli venne un'idea migliore:
    L'architetto Semenza, soddisfatto della sua opera, inaugura, a modo suo, il bacino della diga del Vajont.
    scaricò camionate su camionate di mattoncini LEGO, dei quali in quel periodo impazzava la moda in quanto da poco inventati, alle appendici del monte. Poi si mise col megafono nella piazza di Longarone e cominciò a strepitare:
    « VENITE! VENITE! GRANDE GARA DI COSTRUZIONI DI DIGHE COI MATTONCINI LEGO!!! COSTRUITE LA DIGA PIÙ SOLIDA E IMPONENTE E VINCETE UNA INNOVATIVA RADIO A COLORI!!! »

    Non l'avesse mai detto.
    Riuscì appena a terminare l'annuncio che qualunque essere vivente nel raggio di 6 chilometri si precipitò nella vallata a incastonare pezzi di plastica e a urlare come un ossesso. In 29 secondi netti, quattordici morti, numerose proteste per presunto gioco scorretto e tre anni prima dell'arrivo dell'autorizzazione dello stato, la diga del Vajont venne eretta. Era un mostro di 265 x 30 metri, della capacità di ben due Giuliano Ferrara e mezzo e dal peso complessivo di 88 chilogrammi.
    Non s'era mai vista simile maestosità nel Bel Paese, persino il Semenza sembrava incredulo d'esserci riuscito. Ma in tutta quella bellezza egli sapeva che c'era ancora un cappio dal quale doveva liberarsi. Non era la prova di restistenza della diga. Non era il test di efficienza del bacino idrico. Non era il problema di nascondiglio del centinaio di miliardi che gli era stato anticipato dal quale, a cose fatte, non sottrasse altro che la spesa per i LEGO. Nulla di tutto questo.

    « E 'mo dove cacchio la trovo la radio a colori? »
    (Semenza davanti a un'orda di popolani furiosi e bramosi di premi promessi.)

    Atto secondo: collaudo

    La prima prova d'invaso fu una vera faticaccia. Si doveva fare arrivare l'acqua per riempire il vascone da un'affluente secondario anch'esso munito di diga, che purtroppo a causa di eventi che capitano, crollò. Fortunatamente l'onda distrusse così pochi, e a dirla tutta anche piuttosto squallidi paesini, che nessuno se ne accorse, tranne la solita rompicoglioni della Merlin che gridava alla tragedia. Poco tempo dopo, in Francia crollò un'altra diga costruita dalla SADE, e li i morti furono parecchiotti, ma cosa più grave erano state rase al suolo centinaia di ettari di terra coltivata a Champagne. Quando finalmente riuscirono a fare arrivare acqua alla diga ecco che la montagna cominciò a muoversi.

    Atto terzo: il pastrocchio (o il successone?)

    Atto finale: cause, ricerca di un capro espiatorio a cui dare la colpa e altre inutilità

    Uno dei test effettuati in laboratorio su un modello in scala 1:2000 della diga.

    Che l'area fosse tutt'altro che stabile lo dimostrano dei documenti storici risalenti addirittura a Catullo, che parla di una frana che cadde sul fondovalle, sbarrandolo. Sempre in zona, avvennero frane nel 1347, 1737, 1814, 1868. Si staccarono in particolare dal monte Antelao, provocando vittime e danni considerevoli. Nella vicina vallata di San Lucano, avvennero frane nel 1748, 1908 e 1925. A questo punto, visto che a tutto c'è un limite, era logico pensare che non ci fosse più nulla da franare. Comunque, era improbabile che circa tre chilometri di terriccio malmesso decidessero all'unisono di cadere assieme, le antiche rivalità tra le argille e i calcari marnosi scongiuravano una presa di posizione solidale. Questa considerevole deduzione scientifica[mica cazzi] fu il punto cardine sul quale poggiava la convinzione che tutto sarebbe filato liscio. Ben altro ragionamento fu necessario per il "problema pioggia" che, come fatto notare da illustri periti (incautamente privi di ombrello), da quelle parti si presentava spesso e volentieri. Questo poteva rappresentare un potenziale pericolo per il bacino idrico, ma la soluzione era a portata di mano: bastava installare una grossa sirena a Longarone ed istruire la popolazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, una volta azionata, tutti dovevano tirare lo sciacquone simultaneamente.
    Per il resto, si presero tutte le precauzioni possibili:

    Curiosità

    Una rarissima foto dell'ultimo stabilimento SADE rimasto ancora in piedi (anzi sotto...), dopo che i dirigenti si sono dovuti sotterrare!
    • Durante la progettazione della diga un allora vispo Bossi tentò di infilare la sua proposta di innalzare la diga fino al cielo, attendere l'accumulo di un oceano d'acqua, bombardare la diga e spazzare via così Centro Italia e Mezzogiorno. La proposta fu scartata. Ci sarebbero stati troppi consensi.