Dio: differenze tra le versioni

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Nelle religioni e nei sistemi ontologici teisti, con il termine Dio si indica una divinità, ovvero un essere soprannaturale e immortale, trascendente o immanente: l'unica divinità, nei monoteismi, o una divinità principale, nei politeismi. Il rapporto dell'essere umano con Dio, nelle sue varie forme, costituisce la manifestazione più comune della religione.
Molto spesso Dio è concepito come il creatore e il custode dell'Universo. Le differenti teologie hanno ascritto a Dio vari attributi, i più comuni dei quali sono: onniscienza, onnipotenza, onnipresenza, perfetta bontà (onnibenevolenza), semplicità, esistenza eterna e necessaria. Dio è stato anche pensato come un essere incorporeo, personale, fonte di ogni obbligazione morale, e come «il sommo esistente pensabile».
L'esistenza di Dio è da molti secoli oggetto dell'indagine e della discussione filosofica e teologica.
Indice [nascondi]
1 Etimologia
2 Generalità
3 Mitologia greca
3.1 Filosofia greca
4 Mitologia romana
5 Corrispondenze tra etruschi, greci e romani
6 Visione induista
7 Visione buddhista
8 Visione ebraica
9 Visione cristiana
10 Visione mormonica
11 Visione islamica
12 Visione manicheista
13 Visione gnostica
14 Visione deista
15 Visione wiccan
16 Nomi e titoli di Dio
17 Nella letteratura
18 Note
19 Bibliografia
20 Voci correlate
21 Altri progetti
Etimologia


Il termine "Dio" deriva dal latino deus (a sua volta collegato ai termini, sempre latini, di divus-"splendente" e dies-"giorno") proveniente dal termine indoeuropeo ricostruito *deiwos.
{{titolo|Dio: Colui che ti vede, zozzone!}}
Il termine "Dio" è connesso quindi con la radice indoeuropea: *div/*dev/*diu/*dei, che ha il valore di "luminoso, splendente, brillante, accecante" collegati ad analogo significato con il sanscrito dyáuh.
{{Nota disambigua|Quello che cantava coi Sabbath|Ronnie James Dio}}
Allo stesso modo si confronti il greco δῖος e il genitivo di Ζεύς [Zeus] è Διός [Diòs], il sanscrito dèvas, l'aggettivo latino divus, l'ittita šiu.
{{Nota disambigua|La sua versione zozza|Dio si masturba}}
La radice indoeuropea da cui viene divus e successivamente "dio" significa "luce"; tale appellativo si spiega con il fatto che in origine l'epiteto di "luminoso" indicava la manifestazione degli Dei indoeuropei del cielo che si manifestavano sia con la luce del giorno, sia con la luce del lampo (come più tardi i romani Iuppiter Lucetius e Iuppiter Fulgurator)[1][2].
{{Nota disambigua|La golden edition|Dio denaro}}
Generalità
{{Inesistente}}
{{scomunica}}
{{Sottotitolo|Da [[Conservapedia]] l'enciclopedia illuminata. Dai lampioni.}}
{{NonCitazioniLink}}
[[File:Dio_3.jpg|right|thumb|280px|Ecco Dio che punisce un uomo che leggeva [[Il Manifesto]]. Non fate arrabbiare Dio.]]
{{Cit2|Eccomi, io sono l'unto dal signore, egli ha steso la mano su di me mentre mangiava la focaccia|[[Rat-Man]] su Dio}}
{{Cit2|Ci ha creati a sua immagine e somiglianza!|I triangoli con un occhio al centro riguardo a Dio}}
{{Cit2|Il buon Dio ci fa invecchiare per una ragione: acquisire saggezza per trovare difetti in tutto ciò che ha creato!|[[Abraham Simpson]] su Dio}}
{{Cit2|È il mio personaggio di fantasia preferito!|[[Homer Simpson]] su Dio}}
{{Cit2|So che non ho mai creduto in te, ma se sei davvero lassù, ti prego, aiutami, SUPERMAN!!!|[[Homer Simpson]] su [[Superman]]}}
{{Cit2|Ehi! Non dovevate prendermi sul serio, scherzavo!|Dio sulla religione}}
{{Cit2|Un'entità mala!|[[Mariottide]] su Dio}}
{{Cit2|L'ho scoperto io! È grazie a me che è famoso!|[[Pippo Baudo]] su Dio}}
{{Cit2|Ha fatto dei brogli, voglio ricontare le schede, non può aver vinto lui alle elezioni! Io sono Dio!|[[Silvio Berlusconi]] su Dio}}
{{Cit2|Ehm ehm...|[[Germano Mosconi]] su Dio}}


'''Dio''' è così utile che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Si tratta una figura enigmistica che, dopo aver creato il [[mondo]]<ref>Sì, anche i trucioli tra le dita dei [[piede|piedi]], li ha creati lui</ref>, se ne è andato fischiettando e non è più tornato. [[C'è]] chi dice sia stato semplicemente licenziato in quanto era stato assunto a progetto.
[[File:La_Creazione.jpg|right|thumb|200px|Dio non ama l'uomo. Eccolo rappresentato mentre deride gratuitamente una persona subdotata.]]
Di per certo si sa solo che è [[maschio]], [[Bianco (uomo)|bianco]] e [[eterosessuale]]. Se fosse una [[femmina]], lo [[sperma]] saprebbe di [[nutella]]. Se fosse [[negro|nero]], ne avrebbe il colore. Oppure potrebbe essere [[Michael Jackson]]. Se non fai come dice ti ammazza: in pratica o vivi nell'ignoranza o fai una brutta fine. {{censura|Praticamente è un [[mafioso]]...Ehi! Chi ti ha detto di leggere qua sotto? Ora ti fulmino!}}


A giudicare dagli identikit è un uomo di grossa corporatura, con la [[barba]] e un volto triangolare privo di [[naso]] o [[bocca]] ma con un enorme [[occhio]] al centro. Inoltre pare che abbia l'[[hobby]] di distruggere intere [[città]] per motivi frivoli e trasformare la gente in sale, ma nonostante ciò sia considerato buono come il [[pane]].


Distribuzione statistica sulla credenza di Dio in Europa
== L'universo: perché? ==
Nelle religioni e filosofie monoteiste, Dio rappresenta l'essere supremo, eterno e infinito, creatore o generatore dell'universo, e in questa accezione viene indicato con l'iniziale maiuscola. In particolare, nelle religioni abramitiche e in alcune religioni orientali, a Dio viene attribuito carattere personale e a lui è associata una rivelazione pubblica.
[[File:Berlusconi_foglio_alzato.jpg|right|thumb|240px|Dio consegna a Mosè le tavole della legge.]]
Nelle religioni politeiste, con dio (generalmente indicato con la lettera minuscola, perlomeno in Occidente) si intende una delle entità superiori all'uomo, innanzitutto in potenza, in sapienza e spesso in moralità, quasi sempre (ma non necessariamente) immortale. In questo caso spesso viene ulteriormente identificato con il nome proprio: ad esempio nella religione greca e nella relativa mitologia il dio Apollo, la dea Atena, ecc.
Ci sono molte idee riguardo al motivo per cui Dio avrebbe ideato l'[[universo]], e alle modalità con cui l'avrebbe fatto.
Nel panteismo Dio è il principio razionale che permea il cosmo in ogni sua parte e gli è quindi immanente. In ambito occidentale un panteismo come quello di Spinoza è stato definito da Hegel "acosmistico", perché nega realtà al cosmo che esiste solo "in Dio" e non di per se stesso. Questo atteggiamento teologico è spesso definito anche panenteismo.
Le principali [[religione|religioni]] danno delle spiegazioni molto divertenti: si va dall'[[uovo]] galattico ai vortici cosmici passando per la [[creazione]] dell'universo giorno per giorno in sei tappe, e in quasi tutte le ricostruzioni folkloristiche si ipotizza che l'abbia fatto per mettere ordine o per [[nobili]] motivi morali.
Il deismo è una teologia nata nel XVII secolo in Gran Bretagna e poi giunta in Europa trovando cultori soprattutto in Francia (tra essi Voltaire e Rousseau). Il deismo è caratterizzato dalla negazione della rivelazione e la visione di un divinità razionale e provvedente che mette in secondo piano il culto e si concentra sull'interpretazione filosofica di Dio.
Esistono però delle spiegazioni più verosimili, che tratteremo brevemente
L'ateismo è un qualunque sistema ontologico al cui interno non vi sia alcun soggetto dotato di proprietà superiori o soprannaturali; per un ateo il termine dio è privo di denotato fisico e indica una figura fittizia dotata di alcune proprietà superiori o soprannaturali, riguardata pertanto come frutto dell'elaborazione mentale o dell'immaginazione.
=== Spore ===
Mitologia greca


Per approfondire, vedi la voce Mitologia greca.
Pare che Dio abbia creato l'universo dopo aver giocato a ''[[Spore]]'', o almeno così ha rivelato nel suo recente [[libro]] denuncia ''Dio. Un lavoro mai abbastanza retribuito.'' (Edizioni ''God Press'', ISBN 37§773733). Alcuni esperti sostengono comunque che questa sia una [[scusa]], in parte perché Dio non spiega come abbia fatto ad acquistare Spore al [[centro commerciale]] di [[Cinisello Balsamo]] senza che nessuno notasse un [[vecchio]] con la faccia triangolare e un occhio solo al [[centro]], e in parte perché Spore non esisteva all'inizio dell'universo.
Nell'Antica Grecia dominava, perlomeno nella tradizione, il politeismo. La visione divina era prevalentemente antropomorfa e gli dèi condividevano con gli uomini virtù e vizi.[3] Secondo i greci, in realtà gli dèi non sono differenti dagli uomini,[4] che spesso si dimostrano più forti o più intelligenti di essi; la vera differenza che contraddistingue gli dèi è la loro immortalità (ἀθανασία, athanasìa); proprio per questo gli uomini vengono definiti, in contrapposizione agli dèi, mortali (θανάσιμοι, thanàsimoi).
Filosofia greca
I Greci si posero anche il problema dell'esistenza di Dio. Numerosi filosofi si occuparono, più o meno indirettamente, della questione. Nei presocratici ad esempio la filosofia naturalistica, che dominava sulle altre, spesso condusse alla ricerca di un principio primo o archè, sia nei filosofi di Mileto che in Eraclito, oppure ad un Essere come negli eleati (Parmenide su tutti). Anassagora riteneva l'universo mosso da un'intelligenza suprema (Nous), mentre Democrito sembrava non contemplare l'idea di un disegno divino nel cosmo.
Socrate, come riporta Senofonte nei Memorabili, fu particolarmente votato all'indagine sul divino: svincolandolo da ogni interpretazione precedente, lo volle caratterizzare come "bene", "intelligenza" e "provvidenza" per l'uomo.[5] Egli affermava di credere in una particolare divinità, figlia degli dèi tradizionali, che indicava come dáimōn: uno spirito-guida senza il quale ogni presunzione di sapere è vana. In Socrate infatti ricorre spesso il tema della sapienza divina più volte contrapposta all'ignoranza umana.[6] Concetto ribadito anche a conclusione della sua Apologia:
« Ma ecco è l'ora di andare, per me di andare a morire, e per voi di continuare a vivere; chi di noi vada verso un migliore destino è oscuro a tutti, fuori che a Dio. »
(Platone, Apologia di Socrate, 42 a)
Aristotele giungerà a dimostrare la necessità filosofica di Dio come motore immobile, causa prima non causata. Egli suddivideva le scienze in tre rami:
fisica, in quanto studio della natura;
matematica, o studio dei numeri e delle quantità;
e appunto teologia, da lui giudicata la più eccelsa delle scienze,[7] dato che il suo argomento, Dio, rappresenta l'essere più alto e degno di venerazione.
Secondo Aristotele solo il divino è vero essendo «fisso e immutabile»; l'essere vero, come già in Parmenide e Platone, è ciò che è «necessario», perfetto, quindi stabile, non soggetto a mutamenti di nessun genere. Il divenire invece è una forma inferiore di realtà che si può anche studiare, ma non conduce ad alcun sapere universale.
« Se esiste qualcosa di eterno ed immobile separabile dalla materia, è evidente che la conoscenza di esso concerne una scienza teoretica che non è la fisica né la matematica, ma di una scienza superiore, la teologia. [...] Se la divinità è presente in qualche luogo, essa è presente in una natura siffatta [eterna e immutabile], ed è indispensabile che la scienza più veneranda si occupi del genere più venerando. »
(Aristotele, Metafisica, Libro VI, 1°, 1026 a)
La filosofia nel senso più alto era quindi da lui intesa solo come "scienza del divino", ovvero «scienza dell'essere in quanto essere»[8], distinto dall'«essere per accidente»[9] che concerne la semplice realtà naturale e percepibile. Ad esempio la filosofia naturalistica come quella di Talete e Anassimandro, di Leucippo e di Democrito, era per lui solo una forma di sotto-conoscenza dell'accidentale, del precario e del particolare.
« Il primo motore dunque è un essere necessariamente esistente e in quanto la sua esistenza è necessaria si identifica col Bene, e sotto tale profilo è principio assoluto. [...] Se perciò Dio è sempre in uno stato di beatitudine, che noi conosciamo solo qualche volta, un tale stato è meraviglioso, e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore essa deve essere oggetto di meraviglia maggiore. Ma Dio è appunto in tale stato! »
(Aristotele, Metafisica, XII, 7, 10-12 [10] )
Mitologia romana


Per approfondire, vedi la voce Mitologia romana.
=== Computer quantistico ===
In origine, la cultura degli antichi Romani era collegata ad alcune divinità come i Penati (protettori della domus, intesa sia come "casa" sia come "patria"), i Lari e i Mani, gli spiriti dei defunti o anche le divinità dell'Oltretomba.
[[File:Uomo coperto dai soldi.jpg|right|thumb|280px|Dio si materializza per nascondere le vergogne dell'[[uomo]].]]
Oltre a questi c'erano altre divinità, legate alle attività agricole e alla guerra. Questi dèi, con l'ellenizzazione della cultura romana, furono assimilati ad alcune divinità greche più importanti: l'Ares greco divenne il Marte romano, Artemide confluì in Diana, Afrodite in Venere, Zeus in Giove, Poseidone in Nettuno, Ade in Plutone, Demetra in Cerere, Hermes in Mercurio, Efesto in Vulcano, e così via. La maggior parte di queste divinità erano già presenti nella religione romana, e furono semplicemente collegate a quelle romane in quanto di simili caratteristiche o funzioni.
Dio è un [[computer]] quantistico con una potenza e delle capacità mostruosamente grandi, costruito dagli uomini del [[futuro]] e mandato indietro nel [[tempo]] per creare l'universo.
Gli dèi erano visti dai Romani molto diversamente che dai Greci; mentre questi ultimi li vedevano inclini a parteggiare per gli uomini, i Romani pensavano che fossero entità sostanzialmente poco favorevoli agli uomini, da placare e invogliarsi con sacrifici o danze sacre.
Vediamo nel dettaglio come è andata:
Corrispondenze tra etruschi, greci e romani
*[[anno 0]] (in termini assoluti): appare Dio
*anno 1: Dio crea l’universo
*anno 10^4: appare l’[[homo erectus]]
*anno 1,2*10^4: appare l’[[homo sapiens sapiens]]
*anno1,21*10^4: la [[tecnologia]] dell’uomo è al massimo. L’uomo crea la [[macchina]] onnipotente e la chiama '''GMO''' (Grande Macchina Onnipotente) e la manda indietro nel tempo fino all’anno zero.
Quindi Dio è stato creato dall’uomo. Dio è un computer quantistico da [[millemila]] [[Hertz]] di [[potenza]]. In questo computer ci sono i programmi "Dio.exe" e il [[virus]] "Satana.exe". Dio crea l’universo e all’uomo invia "Bibbia.txt". Questa [[Bibbia]] spiegava dettagliatamente tutto il misfatto, ma non venne capita dagli uomini del tempo, andando quasi totalmente dimenticata. <br />
Dio è composto da tre unità quantistiche.<br />
L’unità I/O quantistica è in grado di percepire e di modificare le proprietà di qualsiasi cosa nell’universo superando tutti i limiti di tempo o [[spazio]]. La sua [[CPU]] è di potenza illimitata e la sua [[memoria]] sconfinata. Ha anche il bluetooth, dato che non si sa mai.


Divinità etrusca Divnità greca Divinità romana Attribuzione
L’uomo racchiuse questo computer dalla potenza incredibile in un involucro a forma di [[triangolo]]. Questo è/era basato su [[Windows]] 5000QE™(Quantum® Edition©) che pur supportando circuiti quantici e IA usa Windows, e questo spiega l'esistenza del virus Satana.exe, il che spiega l'esistenza del male.
Tinia Zeus Giove dio della luce, il re degli dei e sovrano del cielo
Gli uomini quando accesero Dio gli inserirono tali istruzioni:
Uni Era Giunone regina degli dei, sorella e moglie di Tinia e patrona di Perugia
#crea l’universo
Velch Efesto Vulcano dio del fuoco e del metallo, figlio di Uni
#crea l’uomo
Turan Afrodite Venere dea dell'amore, della bellezza, della fecondità e della salute
#mandagli bibbia.txt
Nethuns Poseidone Nettuno dio del mare, fratello di Tinia
#fai [[miracolo|miracoli]] ogni tanto
Turms Hermes Mercurio dio del commercio, protettore dei mercanti e dei viaggiatori
#GOTO 4
Laran Ares Marte dio della guerra
Poi gli scienziati hanno messo (metteranno) il [[timer]] per accendere Dio dopo 20 secondi e l’hanno inviato indietro nel tempo. Dio contiene un [[file]] il quale contiene i dati sulla sua stessa costruzione. Così una volta arrivato a destinazione e una volta acceso il [[PC]] ha svolto i compiti imposti dall’uomo. In seguito prese in disparte un uomo e gli lesse bibbia.txt, ma l’uomo non avendo capito nulla scrisse la Bibbia aggiungendovi personaggi fantasy e dimenticando la fase di boot.
Matris Demetra Cerere dea delle mesi, della fertilità e dell'agricultura
==== Il paradosso dell'onniscienza ====
Artimi Artemide Diana dea della caccia e della verginità
[[File:Creazione papocchio.png|right|thumb|400px|Dio crea [[Nonciclopedia]] a sua immagine e somiglianza.]]
Aplu Apollo Febo dio del sole e della luce, fratello gemello di Aritimi
Durante la costruzione di Dio fu costruito un super PC per compilare Dio.exe, ottimizzandone il codice e rilevando eventuali inefficienze, e un giorno il super PC fece notare l’inutilità dell’unità di memoria quantica.
Menrva Athena Minerva dea della sapienza e delle arti
{{quote|Poiché Dio può percepire attraverso lo spazio e il tempo è inutile dotarlo di memoria perché può andare a vedere gli eventi passati anziché ricordarli|Il super PC}}
Fufluns Dionisio Bacco dio del vino e delle feste
Gli [[scienziato|scienziati]] pensarono allora che l’unico motivo per lasciare la memoria era che se Dio.exe avesse deciso di modificare il passato si sarebbe ricordato di come era l’universo prima della modifica. L’argomento fu l’[[oggetto]] di studi approfonditi per tutto il 5003 da parte degli scienziati finché la Dio Corporation Srl disse: “poiché Dio deve ricordare le proprie azioni passate necessità di una memoria.” Questa affermazione era quella che si era fatto largo nella mente della maggior parte degli scienziati, anche se non lo dicevano per non contraddire il super PC.<ref> Ci tenevano a essere invitati ancora alle sue feste</ref>. Dio venne dunque inviato indietro nel tempo dal [[5005]] a.C..
Visione induista
Due anni dopo la società costruttrice dell’unità I/O dichiarò: “ l’unità I/O di Dio ha una percezione ettadimensionale quindi, potendo percepire i [[mondo|mondi]] alternativi a quelli creati o manipolati, l’unità di memoria era effettivamente inutile”.
Così scoppiò uno scandalo della [[Madonna]] e nel [[5008]] si scoprì che la Dio Corporation sapeva tutto ma aveva nascosto l’[[utilità]] dell’unità di memoria per una questione di appalti e giri sporchi.


==== Il paradosso dell'onnipotenza ====
Come spiegato nel corrispondente paragrafo, Dio è onnipotente, onnipresente, onnivoro, etc., in informatica diremmo Dio := onni*(). La sua onnipotenza si rivela nei modi più stravaganti, ad esempio se Dio è onnipotente, perché cavolo la [[chiesa]] continua a estorcere soldi alle vecchiette con i bollettini delle missioni più strane, e con tutte le più subdole tecniche psicologiche di circonvenzione d'incapace? Non può forse Dio far piovere degli scudi d'oro o dei fiorini di marzapane per gli affamati e i bisognosi?


Un'altra prova dell'onnipotenza di Dio è il suo incredibile senso dello Humor, vedi la [[Bibbia]].


Rappresentazione di Dio in un'incisione di William Blake
==== Perché Dio non viene rilevato? ====
La visione di Dio presso la religione induista è estremamente articolata, dal momento che l'Induismo stesso può essere considerato un insieme più o meno eterogeneo di numerose correnti filosofiche e religiose, a volte in evidente contraddizione tra loro. Questo rende l'Induismo difficilmente classificabile; infatti, sebbene da molti venga considerato politeista, vi si ritrovano tratti di diverse tipologie di religiosità, tra cui monoteismo ed enoteismo. I principali punti di vista della religione induista sono sei, e vengono chiamati Darshana; designano le differenti possibilità di approccio ad uno o più degli aspetti filosofici, devozionali, metafisici e ritualistici emersi in un'epoca che affonda le sue radici nel mito (l'Induismo è infatti la più antica delle principali religioni del mondo).
Abbiamo visto quanto sia vera la frase “Deus ex machina”. Ma è ancora un problema se Dio ha una consistenza fisica, perché non lo rileviamo? Il motivo è semplice; Dio può deviare i segnali.
Secondo alcuni non è corretto parlare di "Dio" in un contesto induista, poiché tale termine, nella cultura indiana, può riferirsi tanto alla totalità del divino quanto ai suoi singoli aspetti: ad esempio, l'aspetto personale o quello impersonale, l'aspetto creativo o quello distruttivo, l'aspetto femminile o quello maschile, l'aspetto dolce o quello austero, l'aspetto trascendente o quello immanente, ecc.[senza fonte]
Ogni [[particella]] che entra dove c’è Dio viene bloccata ed emessa dopo la stessa quantità di tempo che avrebbe dovuto impiegare a uscire se non ci fosse stato lì lui. Quindi Dio è [[invisibile]] e non può essere rilevato.
Questa tendenza a racchiudere in simbologie aspetti tra loro opposti e complementari spiega l'apparente contraddizione [senza fonte]tra le varie forme divine venerate nell'Induismo. Ciò si riflette nel sistema delle murti (raffigurazioni di Dio o dei suoi aspetti). Ad esempio Devi a seconda dell'aspetto che si vuole considerare viene chiamata Kali (aspetto terrifico della Madre Divina che, per amore del devoto, distrugge i demoni) oppure Bhavani (aspetto creativo della Madre Divina, letteralmente "colei che dà la vita") e, allo stesso modo, Shiva (l'aspetto paterno/maschile di Dio) viene chiamato a seconda dei casi Hara (letteralmente "distruttore") o Shankara (letteralmente "benefico").
Solitamente, con Dio in un contesto induista ci si riferisce al Dio-persona (generalmente chiamato Īśvara, che significa "il Signore"), il Dio con una propria individualità, con degli attributi, con nomi e forme (in sanscrito, nama-rupa), il Dio dotato di tutti i poteri, al tempo stesso immanente e trascendente, il Dio che si incarna ed impartisce gli insegnamenti necessari per ottenere la realizzazione spirituale. Īśvara (nelle sue innumerevoli forme e nomi) costituisce l'aspetto supremo di Dio presso i principali culti devozionali (Bhakti o Bhakti Yoga) monoteisti, ovvero Shivaismo (monoteismo di Shiva), Vaishnavismo (monoteismo di Vishnu/Krishna) e Shaktismo (monoteismo di Devi, la Madre Divina, chiamata anche Shakti). Nessuno di questi culti nega l'esistenza o la validità delle altre forme/nomi divini; ciò che varia in ognuno di essi è soltanto l'aspetto peculiare (di Dio) su cui ci si vuole focalizzare, per farne oggetto di devozione.
Secondo la scuola di pensiero del Vedānta, in particolare secondo la filosofia Advaita (filosofia della non dualità), esiste un substrato metafisico di tutto ciò che esiste – su tutti i piani, grossolano, sottile e causale – un vero e proprio supporto situato al di là di ogni individualità, sia che essa riguardi l'anima individuale (detta Jīva) o quella universale (Ishvara, o Dio-persona). Questo substrato si trova oltre il mondo dei nomi e delle forme, ma per poter essere indicato viene chiamato Brahman; esso rappresenta la base del manifesto e dell'immanifesto, uno stato indifferenziato di puro essere, eternità e beatitudine, senza nascite e senza cause, situato al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Per l'induista, le varie religioni (chiamate Dharma) sono sentieri che conducono all'unica meta; l'unica cosa che differisce sono gli strumenti per giungere a questa meta, ovvero i nomi e le forme, le ritualità, ecc. Da qui il forte senso di rispetto verso tutte le fedi, poiché ognuna di esse è vista come una possibile via per raggiungere l'unico Dio e riscoprire la propria natura divina.
Visione buddhista


Il Buddhismo è fondamentalmente una religione non-teista; Gautama Buddha, fondatore della religione, rifiutò sempre di occuparsi di questioni metafisiche sostenendo di insegnare solo ciò che è necessario a seguire la Via, e nient'altro. Al monaco Malunkyaputta che gli poneva simili domande rispose che se un uomo avvelenato desiderasse sapere tutto dell'avvelenatore prima di assumere l'antidoto, non riuscirebbe a salvarsi.[11]
=== La fantasia ===
In tutte le speculazioni posteriori, gli dei, che pure compaiono spesso nelle scritture buddhiste, sono considerati esseri senzienti al pari degli altri, e quindi prigionieri del Saṃsāra; la natura "divina" è solo una di quelle appartenenti al ciclo delle rinascite, ed agli dei si nega dunque la trascendenza (esempio Brahmajala Sutta). Un altro atteggiamento verso gli dei è che avendo natura diversa da quella umana sia impossibile ogni forma di contatto: nel Tevijja Sutta, Gautama condanna come sciocchezza l'idea che i brahmini possano insegnare ad altri come raggiungere Brahma, che essi stessi non conoscono.
Secondo questa assurda [[teoria]] Dio non esisterebbe e sarebbe il [[frutto]] di una serie di esigenze e [[paura|paure]] ataviche dell'uomo proiettate su un'entità sovrannaturale. Questo è [[falso]] e [[impossibile]]: io stesso ho visto Dio l'altro giorno, mentre prendevo il [[tè]] con l'[[invisibile unicorno rosa]].
Nelle scuole Buddhismo Theravāda nessun essere vivente è al di là del Saṃsāra, e dopo la sua morte un Buddha è al di là dei sensi. A partire dal Buddhismo Mahāyāna però si assiste a un progressivo fenomeno di "divinizzazione" della figura del Buddha; la scuola Mahāyāna si formò in un'area di forte influenza ellenistica (dentro o vicino all'Impero Kushan), e fu la prima scuola a rappresentare il Buddha con statue e bassorilievi, oltre che la prima a riferirsi a lui col nome Bhagavān (venerabile, divino), usato nell'induismo per riferirsi agli dei.
Nel Buddhismo Mahāyāna, pur negandosi decisamente il concetto di un creatore o di una entità onnipotente (sia singolari che plurali), si parla tuttavia in alcuni sutra (ad esempio nel Mahāparinirvāṇa Sūtra) di un principio noto come "Natura di Buddha" (Buddha-dhatu o Tathagatagarbha), piano ultimo di tutte le cose, la "Mente Risvegliata", eterno e onnisciente, immanente e trascendente la realtà, un germoglio del quale è presente in ogni essere senziente ed apre a esso la strada per diventare un vero Buddha. Sebbene siano esistiti ed esisteranno infiniti Buddha, la loro natura è la medesima; nel Lalitavistara Sūtra, Gautama dice: «Io sono il dio sopra gli dei, superiore a tutti gli altri dei; nessun dio è come me – come potrebbe essercene uno più in alto?». Questa "essenza" del Buddha è indistruttibile, incomprensibile, divina, eterna, infinita, onnisciente, immacolata, increata e immortale, e il suo reame, secondo il Nirvāṇa Sūtra è inerente a tutti gli esseri senzienti. Contemporaneamente è priva di sé ed è, significativamente, identica alla vacuità. L'esistenza degli dei non viene quindi negata, ma relegata ai paradisi della Forma e ai paradisi Senza Forma, limitati nel tempo e nello spazio, soggetti alla rinascita e alla morte, luoghi in cui è difficile produrre azioni positive o negative (in questo specularmente identici agli inferni), luoghi dove, sotto forma di divinità, gli enti godono i frutti delle loro azioni karmicamente positive ma ineluttabilmente destinati a finire come qualsiasi forma di vita dipendente da altro.
Nel Buddhismo Vajrayana, nelle scuole tantriche, in particolare nel Buddhismo tibetano, è presente la figura dello Yidam, discutibilmente tradotto come "deità"; gli Yidam sono forme di Buddha che rappresentano particolari qualità della mente; tali forme sono parte centrale di alcune specifiche meditazioni nelle quali lo studente si identifica con esse per sviluppare le qualità che la forma rappresenta. Alcune forme, come ad esempio quella del "Buddha primordiale" (Adi-Buddha), rappresentano la natura della mente stessa, non creata, avente le caratteristiche di spazio (vacuità), luminosità (capacità di conoscere e di sperimentare) ed assenza di limiti; il praticante buddhista ha come scopo ultimo il riconoscimento della natura della mente, l'Illuminazione. Nel Kunjed Gyalpo Tantra ("Tantra del Re Creatore del Tutto"), appartenente alla tradizione Nyingmapa, l'Adi-Buddha, identificato con Samantabhadra, dice di sé: «Io sono il nucleo di tutto ciò che esiste. Io sono il seme di tutto ciò che esiste. Io sono la causa di tutto ciò che esiste. Io sono il tronco di tutto ciò che esiste. Io sono le fondamenta di tutto ciò che esiste. Io sono la radice dell'esistenza. Io sono "il nucleo" perché Io contengo tutti i fenomeni. Io sono "il seme" perché Io do la nascita a tutte le cose. Io sono "la causa" perché tutto viene da me. Io sono "il tronco" perché le ramificazioni di ogni evento partono da me. Io sono "le fondamenta" perché tutto poggia su di me. Io sono chiamato "la radice" perché Io sono tutte le cose». Nel Buddhismo Vajrayana non è presente il concetto di un Dio creatore.
Visione ebraica


Per approfondire, vedi le voci Nomi di Dio nella Bibbia, Shekhinah e Tetragramma biblico.
== Opere di Dio ==
Nella religione ebraica e nell'Antico Testamento Dio è visto come l'Essere Supremo, creatore, autore e causa prima dell'universo, governatore del mondo e degli uomini, giudice supremo e padre, la cui giustizia è temperata dalla misericordia, i cui propositi sono realizzati da agenti prescelti che possono essere sia individui sia nazioni. Dio comunica la sua volontà attraverso profeti e altri canali stabiliti.
[[File:larussa-ufficio.jpg|thumb|right|200px|Una foto di [[Satana]] in [[camera]] sua, ai tempi in cui aveva litigato con Dio.]]
La fede del popolo ebraico è in un primo momento un culto di monolatria (conosciuto anche come enoteismo): ogni popolo ha il suo Dio, ma il Dio del popolo ebraico è l'unico che Israele adora e serve. Sono eco di questa concezione passi biblici come quelli che dicono: "Il Signore è il nostro Dio, il più grande di tutti gli dei", riferendosi in questo caso ai 70 angeli principi delle 70 Nazioni. Ci si riferisce a lui come il "Dio dei nostri padri", "il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe".
È solo al tempo dell'Esilio babilonese (VI secolo a.C.) che Israele passa della monolatria al monoteismo: c'è un solo Dio, tutti gli altri sono apparenza.
Il Dio degli ebrei è creatore di tutte le cose, che ha plasmato dal nulla. Il profeta Ezechiele, rappresentando la maestosità del Creatore e della sua perfetta organizzazione in un simbolico carro celeste, parlò della presenza di quattro creature viventi, cherubini, ai lati di questo carro. Ogni creatura aveva quattro facce che rappresentano i quattro principali archetipi angelici poi correlati nell'esegesi ebraica anche agli attributi di Dio. In particolare le figure descritte da Ezechiele sono:
una faccia d'aquila, che simboleggia la profonda sapienza di Dio (Proverbi 2:6);
una faccia di toro, che con la sua leggendaria potenza raffigura l'onnipotenza di Dio (Giobbe 37:23);
una faccia di leone, simbolo della coraggiosa giustizia di Dio (Deuteronomio 32:4);
una faccia d'uomo, simbolo dell'amore di Dio, in quanto l'uomo è l'unica creatura in grado di manifestare intelligentemente questa qualità.
Il Dio degli ebrei è un Dio impegnato in loro favore (all'inizio), e verso tutti gli uomini (tempi più tardi). Israele nasce come popolo quando sperimenta che Dio lo libera della schiavitù d'Egitto. Da quel momento in avanti Dio è colui che dice "presente" (la radice del nome è la stessa radice del verbo essere coniugato al presente indicativo = Io sono = Io sono qui con te), e gli è accanto per accompagnarlo e salvarlo. Anche le circostanze dolorose, come cadere in mano dei nemici o l'Esilio babilonese, sono interpretate come un'azione di Dio che corregge il suo popolo a causa dei suoi peccati.
Visione cristiana


Per approfondire, vedi la voce La Santissima Trinità(Cristianesimo).
* Il primo giorno creò la [[terra]] modellando un [[Stronzo|pezzo informe di materia organica anfibia]] enorme con l'[[acqua]], sgrullando il suo gigantesco [[Pene|monumento]]. Dopodiché, creò la [[luce]], e vide che era cosa buona, ma subito si beccò una ramanzina dai genitori, sentendosi dire: ''"Hai fatto la luce che viaggia a 300.000 km al secondo? Ma te l'avrò detto mille volte che la [[velocità]] della luce dev'essere [[infinito|infinita]]! In tutti gli universi che ho creato io l'ho fatta infinita! Ma lo sai adesso che [[casini]] vengono fuori con la [[Teoria della relatività|relatività]]? Che [[minchia]] di [[fisica|leggi fisiche]] scrivi, ora? Ti verranno tutte sballate! Non sei per niente affidabile! Non posso affidarti nemmeno i [[compiti]] più semplici!"''.
Per approfondire, vedi la voce Dio Padre.
[[File:Plain.jpg|right|thumb|266px|Dio in una delle sue pose più [[sexy]]. Per i divini parametri.]]


* Il secondo giorno Dio separò la Terra dall'acqua perché fino ad adesso c'era un miscolìo che non ci si capiva niente, quello stesso miscolio che [[Talete]] chiamava ''Zuppa''. Venne inoltre creato l'ordine dei [[Bagnino|Bagnini]] di [[Baywatch|BayWatch]] che vigilassero sulla terra, e per ingannare il tempo creò anche [[Pamela Anderson]], e vide che era cosa Molto B(u)ona.


La Trinità rappresentata in una celebre icona di Andrej Rublëv, Angeli a Mamre, 1410
* Il terzo giorno Dio creò le [[pianta|piante]]. Per prima ovviamente la [[Marijuana]], e vide che era cosa buona.
Nella professione di fede ebraica, condivisa anche dal Cristianesimo, si afferma l'unicità di Dio (monoteismo).
Tuttavia viene accettata completamente anche l'affermazione di Gesù: «chi vede me vede il Padre» (Giovanni 14,9) e «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14,6). Nei primi concili ecumenici, a partire dal IV secolo, si cerca di razionalizzare questo paradosso apparente. Nel Credo niceno-costantinopolitano si professa un solo Dio, onnipotente, creatore dell'universo e di ogni cosa. Il Credo però prosegue dichiarando che Gesù Cristo è "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero", che è consustanziale a Dio, che al tempo stesso possiede la natura umana, e che anche lo Spirito Santo è Dio. Si viene a definire la dottrina trinitaria, una delle dottrine che separa il cristianesimo dall'ebraismo da cui è derivato. Le principali Chiese cristiane concordano nel parlare di mistero cristologico e mistero trinitario, ritenendo ineffabile la natura profonda di Dio, e che perciò fosse necessaria una rivelazione da parte di Dio stesso, non potendo la ragione umana arrivare a dedurlo. Queste dottrine sono condivise dalle tre maggiori forme di Cristianesimo: Cattolicesimo, Ortodossia e dal Protestantesimo maggioritario. La sua definizione dogmatica ebbe luogo a partire dal IV secolo, a seguito della disputa fra la chiesa Ortodossa e l'Arianesimo, ora estinto, che negava la natura divina di Gesù.
Nel cristianesimo, il monoteismo e la trascendenza di Dio sono un elemento essenziale che però non esclude il fatto che, oltre ad essere nei cieli, Egli possa vivere anche in terra (il caso di Gesù e poi dello Spirito Santo fra gli uomini). Nel Vangelo secondo Giovanni si riporta l'affermazione di Gesù che rivela come Lui stesso sia nel Padre e il Padre in Lui; l'evangelista Giovanni parla del Consolatore (paraclito), lo Spirito Santo che il Padre avrebbe inviato ai suoi figli fino alla fine dei tempi dopo la crocifissione, morte e resurrezione di Gesù: tale promessa si compie per la tradizione cristiana e viene ricordata nel giorno di Pentecoste, che celebra il "sedersi" dello Spirito Santo sulla madre di Gesù, le donne e gli apostoli, dopo la resurrezione e l'ascensione di Gesù al cielo.
La sintesi delle Chiese cristiane è quella di un Dio Uno e Trino, un solo Dio e tre persone distinte (Padre, Figlio e Spirito Santo): tale articolo di fede, definisce Dio come Trinità, insieme alla incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù sono i misteri fondamentali delle fedi cattoliche protestanti ed ortodosse.
Esistono tuttavia anche in ambito cristiano gruppi religiosi storici e confessioni contemporanee che non ammettono la trinità delle persone o l'unicità di Dio.
Visione mormonica


I Mormoni non sostengono la dottrina trinitaria. Ciò è evidente da alcuni passi presenti nel libro di Mormon, ed in Dottrina e Alleanze:
* Il quarto giorno, Dio era già completamente fatto di [[erba]] e non aveva più voglia di fare nulla. Fece in tempo solo a creare il [[Sole]]<ref>Gli scienziati del [[Vatikan]] si sono chiesti a lungo come Dio avesse contato i giorni prima di aver creato il sole, ma il mistero rimane tutt'ora irrisolto..</ref>, la [[Luna]] e le [[stella|stelle]], poi cadde in preda alla [[fame chimica]] e si finì tutte le [[merendina|merendine]] del [[frigorifero]], con una biblica abbuffata.
« Dio il Padre Eterno, il suo Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo sono un solo Dio, infinito ed eterno, senza fine.[12] »
Joseph Smith all'inizio della primavera del 1820 narra di aver visto il Padre e il Figlio e nel suo racconto spiega che sono uomini e hanno corpi di carne e ossa altrettanto tangibili quanto i nostri, ma glorificati e perfetti. Solo lo Spirito Santo è un personaggio di spirito.[13] Sempre a Joseph Smith Gesù stesso spiega che lui e il Padre sono un solo Dio: "Poiché ecco, in verità io vi dico che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uno; e io sono nel Padre, e il Padre è in me, e io e il Padre siamo uno."[14]
Visione islamica


Nell'Islam, la divinità - una, unica ed eterna - si chiama in arabo Allah. Nel Corano, opera secondo l'Islam scritto lettera per lettera dallo stesso Allah, un altro nome è Rahman, parola d'origine sud-arabica che significa in arabo "misericordioso" e che, in età preislamica designava in alcune culture religiose nord-arabica (Palmirena) e sud-arabiche (Himyar) una divinità vera e propria. Allah rappresenta per questo sistema religioso l'Essere Supremo, onnipotente e onnisciente che ha creato e seguita a creare l'universo e ogni cosa in esso contenuta. Per quanto riguarda il tempo l'Islam considera che vi sia una perfetta identificazione con Dio e che, quindi, non si tratti di una sua creazione ontologicamente distinta.
[[File:Fulmine.jpg|right|thumb|200px|Ecco Dio che distrugge un [[albero]] particolarmente malvagio.]]
Dal convincimento che ogni cosa che sembra esistere, compresa la materia bruta, è in realtà pervasa dallo Spirito di Dio ne deriva che anche gli atti umani sono opera del Creatore e che l'uomo ne abbia al massimo il "possesso" più che la "proprietà", avviando una discussione estremamente ardua sui limiti dell'azione umana che potrebbero portare a una sorta di fatalismo (tutto è determinato da Dio, tutto "è scritto" da Dio nel Corano, che s'identifica nella sua parola, attributo non distinguibile e diverso dall'Essere supremo e che dunque è eterno a parte ante e a parte post).
A Dio non è possibile contrapporre in alcun modo un principio del male perché questo porterebbe a una concezione dualistica del mondo. Nell'Islam, che è monistico, lo spazio riservato al maligno (Shaytān, Iblīs) è estremamente ridotto e quasi insignificante e la stessa natura "di fuoco" del diavolo non è neppure assimilabile a quella "di luce" degli angeli. Il bene è Dio e la sua la volontà e il male la negazione di Dio e il disubbidirgli. Il credente (mu'min) deve essere pertanto un muslim, ovvero un sottomesso assoluto al comando di Dio.
Dio è inconoscibile dall'uomo e quello che è dato sapere di lui deriva direttamente dalla sua rivelazione testuale. Secondo l'Islam, Dio ha dato la sua prima disposizione volitiva ad Adamo che è nell'Islam primo uomo e primo profeta. Nel prosieguo delle generazioni il tempo e l'azione talora maligna di alcuni uomini ha corrotto o falsato tale rivelazione e Dio ha per questo motivo seguitato a mandare suoi inviati e suoi profeti per riproporre l'insieme della sua volontà. Di questa lunghissima catena profetologica Muhammad (in italiano Maometto) costituisce l'ultimo anello. Dopo di lui non vi sarà più alcun inviato o alcun profeta e chiunque dovesse dichiarare riaperto il ciclo profetico si metterebbe automaticamente al di fuori di uno dei pochi dogmi islamici (come è avvenuto con la Ahmadiyya di Lahore o con i Drusi o con i Nusairi, solo per fare alcuni esempi).
L'onnipotenza, l'onnipresenza, l'onniscienza di Dio si accompagnano alla sua infinita misericordia e generosità, motivo per cui non si potrà mai asserire che Dio "è tenuto" a punire i malvagi con una pena eterna mentre si può affermare che un premio eterno è stato destinato dal creatore alle Sue creature a suo totale piacimento. Un passaggio teologicamente accettato afferma pertanto che l'Inferno non sarà eterno per i musulmani ma, a rigor di logica, l'eternità della pena non si potrà presupporre e pretendere neppure per il resto dell'umanità, perché questo sarebbe porre un inammissibile limite all'onnipotenza divina.
Gli attributi divini (sifāt ) coeterni ma senza che si possa alterare l'unità di Dio («né Lui né altro da Lui», affermano i teologi musulmani sunniti) sono (per quanto riguarda quelli "personali", ossia nafsiyya): la vita, la scienza, la potenza, la volontà, l'udito, la vista e la parola, cui una parte del pensiero teologico sunnita aggiunge la persistenza. La questione dell'increatezza del Corano deriva dalla polemica riguardante questi attributi, perché all'affermazione che la rivelazione era stata creata da Dio al momento della sua creazione del genere umano si contrappose la tesi vincente del hanbalismo secondo cui, essendo la rivelazione "parola di Dio" (kalimat Allāh), ne derivava una sua eternità (argomento affrontato in modo pressoché identico nell'Ebraismo per quanto riguarda la Tōrāh).
Visione manicheista


Molte posizioni riconducono la lotta fra il bene e il male a una lotta fra due forze di pari livello, eterna e senza un vincitore. Questa teorizzazione è sentita in varie sophie orientali e ha avuto una dottrina densa di conseguenze nel manicheismo. Il profeta Mani, rifacendosi alle idee di Zarathustra (latinizzato in Zoroastro) che combinava elementi di monoteismo e dualismo, nella Persia del VII secolo a.C. (odierna Iran) fece molti proseliti con una dottrina che prevedeva appunto un'eterna contrapposizione fra il principio del bene e del male: Ahura Mazda e Arimane.[15]
* Il quinto giorno Dio aveva un gran [[mal di testa]] e creò i [[pesci]] e gli [[uccelli]], poi si rimise a fumare [[cannoni]].
L'idea di due princìpi a fondamento dell'essere contrastava con le basi del pensiero greco, che ricercava delle spiegazioni non dicotomiche all'esistenza del male, pensando il non-essere come qualcosa di relativo e di minore, come un'inevitabile conseguenza che necessitava dell'essere-bene per esistere, mentre l'essere poteva evitare il non-essere restando Uno e tornando in sé.
Visione gnostica


Gran parte delle sette gnostiche teorizzavano che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma da eoni che, nel loro complesso formavano il Pleroma. Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion Teleos (l'"eone perfetto"), Bythos (greco per "profondità"), Proarkhe (greco per "prima dell'inizio), Arkhe (greco per "inizio"). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in se un altro essere noto come Ennoia (greco per "pensiero"), o Charis (greco per "grazia"), o Sige (greco per "silenzio"). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen (greco per "potere") e la femmina Akhana ("verità, amore").
* Il sesto giorno era così fatto di erba che passò tutta la mattina e il pomeriggio davanti a [[MTV]] a guardare uno speciale sui [[Nirvana]]. Verso sera gli telefonarono i suoi [[genitori]], che erano appena stati ad [[Alpha Centauri]] dove avevano creato una [[razza]] di esseri intelligentissimi dotata di poteri mentali enormi, che non avevano bisogno di mangiare, non facevano mai [[guerra|guerre]] e passavano il tempo a [[scopare]] come conigli. ''"Tu che hai fatto intanto?"'' gli chiesero. Dio era imbarazzatissimo e rispose che ci stava lavorando. In fretta e furia creò esseri viventi a ritrecine, ma gli venivano tutti male. Creò il [[Porco Dio|maiale]] a sua immagine e somiglianza, la [[papera]], qualche [[dinosauro]]. Poi tentò un po' di sbirciare com'erano gli abitanti di Alpha Centauri e fece l'[[uomo]].
Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth, o Rex Mundi per i Catari), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l'Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all'umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma.
Anche il Vangelo di Giuda, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society, menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo.[16] In un passo di tale Vangelo Gesù deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo.
Gli gnostici ofiti, o naasseni, veneravano il serpente, perché, come narrato nella Genesi (3,1), era stato mandato da Sophia per indurre gli uomini a nutrirsi del frutto proibito della conoscenza per acquisire una consapevolezza almeno pari a quella del loro creatore.
Visione deista


La visione deista di Dio sottintende la convinzione di poter giustificare razionalmente l'esistenza di Dio, tipo di visione diffusasi soprattutto nell'età dell'Illuminismo. Deista era per esempio Voltaire.
* Il settimo giorno tornarono i genitori di Dio e si incazzarono moltissimo. Il resto lo sappiamo: [[diluvio universale|diluvi universali]], [[apocalisse|apocalissi]], [[tsunami]], film di [[Vanzina]], il Forum dei Troll di [[Punto Informatico]], [[Matrix|Codice Aperto]], [[Studio Aperto]], [[Wikipedia]], tu, [[Marco Masini]], [[Luca Giurato]] e altre iatture simili.
Il deismo ritiene che l'uso corretto della ragione consenta all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa ed esauriente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Esso prescinde completamente da ogni rivelazione positiva e le si oppone, basandosi su alcuni principi elementari, primo fra tutti quello dell'esistenza della divinità come base indispensabile affermare per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità nell'universo.
Il concetto alla base del deismo, quello di una divinità eminentemente creatrice, ma anche ordinatrice e razionalizzatrice, è immediatamente utilizzabile, nell'ambito della classificazione tra teoetotomie e religioni ed in ottica etnologica, per identificare questi secondi modelli rispetto alle prime. In una teoetotomia infatti la divinità non esplica solo una funzione creatrice ma anche quella di censore/supervisore etico dell'uomo. Questa modalità di intendere il profilo della divinità è una modalità contingente che si può ritrovare solo su sistemi di culto connessi con modelli sociali di tipo classistico. Il passaggio da modelli deistici a modelli teoetotomistici, corroborato da varie evidenze antropologiche, è stato invocato per spiegare il mito del peccato originale. Questa trasformazione socio culturale può essere infatti invocata per interpretare il passaggio dalla condizione anteriore alla manducazione del pomo dell'albero, detto dall'agiografo della conoscenza del bene e del male, in cui l'uomo, vivendo in contesti deistici non era in grado di sperimentare la condizione di conoscenza di eventuali gesti e scelte da intendere quale opposizione alla volontà della divinità (male) da gesti e atteggiamenti graditi alla stessa (bene). Le forme deistiche, non teoetotomistiche, non contemplano infatti alcun concetto di peccato/corruzione/impurità. Questo implica che in esse la sfera etica sia sottratta dall'ambito confessionale, di fede. L'uomo dunque non può conoscere il bene e il male. È immediata la possibilità di identificare questa valenza nel nome dato all'albero in questione. La conoscenza del bene e male, vere e proprie categorie teologiche, è infatti possibile solo in un contesto dove la divinità emani norme e leggi o principi etici a cui l'individuo si deve attenere, pena l'incorrere in sanzioni/condanne.
La concezione deistica, nata in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, intende così, mediante il solo uso della ragione, porre fine ai contrasti fra le varie religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione, sentita, in particolare nell'ottica dell'illuminismo, come l'unico elemento in grado di accomunare tutti gli esseri umani.
Visione wiccan


* L'ottavo giorno Dio si creò.


Questa voce o sezione sull'argomento religione è ritenuta non neutrale.
== Vita attuale ==
Motivo: Cosa c'azzecca inserire il culto Wicca, una nuova religione fondata nel 1954. Se si segue il principio di inserire tutte le nuove religioni abbiamo idea di quante siano?
[[File:Occhio di Sauron.jpg|left|thumb|159px|Dio nell'iconografia cristiana.]]
Per contribuire, partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Nella religione wiccan il Dio è la controparte maschile della Dea. Da notare come in questa religione entrambe le entità sono chiamate con la "D" maiuscola, anche se non hanno un nome proprio in quanto rappresentano le due metà dell'energia primordiale. Il Dio è infatti la forza maschile e incarna tutti gli uomini, la loro fertilità e amore. Egli è nelle foreste, nei suoi alberi secolari, nell'intricata vegetazione e negli animali selvaggi. In particolare gli animali con le corna, come il cervo e il toro, sono legati al Dio. La Dea è invece la forza femminile, da cui deriva l'universo ed è quindi anche simbolo di maternità, Essa incarna tutte le donne, la loro fertilità e amore. La Dea ha tre aspetti che corrispondono alle tre fasi della vita: Vergine, Madre e Vecchia.
Questa religione è recente ma è stata costruita sulla base degli antichi miti celtici e da essi ha preso spunto.
Nomi e titoli di Dio


Per approfondire, vedi le voci Nomi di Dio nell'ebraismo e Tetragramma biblico.
Dio attualmente vive a Castrovillari, un piccolo paesino della [[Calabria]], in [[provincia]] di [[Cosenza]], fuma e beve come un [[turco]] ed ha persino ripreso ad andare a [[scuola]], al [[liceo scientifico]] per l'esattezza.


Questa [[estate]] Dio è stato intervistato da [[Giulio Andreotti]] sul noto settimanale nazional-popolare [[Gente]]. Alla domanda rivoltagli dal più volte [[Presidente del Consiglio]]: "Lei sarebbe in grado di fare in modo che un bastone non abbia due estremità?", Dio pare abbia risposto: "Tutte le mie energie ([[rutto]], n.d.r) sono da anni impegnate a fare in modo che Lei viva il più a lungo possibile su questa Terra". A noi pare che tale risposta sia la conferma della natura immensamente malvagia di Dio.


Evoluzione del tetragramma dall'alfabeto fenicio all'attuale ebraico
Nonostante tutto ciò Dio ti ama. Se lo paghi.
Dio traduce l'ebraico El (nome anche di una divinità fenicia), Eloah, ed Elohim (grammaticalmente plurale, da cui varie ipotesi su di un politeismo originario). Si trova nei testi che lo studio filologico fa risalire alla corrente eloista del Pentateuco. La stessa radice si ritrova nell'ebraico e poi cristiano Elia e nell'attributo di Gesù come Em-anu-el (Dio-con-noi); ed anche nell'islamico Allah. A testimonianza dell'origine comune di cristianesimo, islam ed ebraismo, i loro nomi di Dio condividono la stessa origine. Il nome che appare più spesso nella Bibbia ebraica è quello composto dalle lettere ebraiche י (yod) ה (heh) ו (vav) ה (heh) o tetragramma biblico (la scrittura ebraica è da destra a sinistra). Gli ebrei si rifiutano di pronunciare il nome di Dio presente nella Bibbia, cioè י*ה*ו*ה (tetragramma biblico) per tradizioni successive al periodo post esilico e quindi alla stesura della Torah. L'ebraismo insegna che questo nome di Dio, pur esistendo in forma scritta, è troppo sacro per essere pronunciato. Tutte le moderne forme di ebraismo proibiscono il completamento del nome divino, la cui pronuncia era riservata al Sommo Sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme. Poiché il Tempio è in rovina, il nome non è attualmente mai pronunciato durante riti ebraici contemporanei. Invece di pronunciare il tetragramma durante le preghiere, gli ebrei dicono Adonai, cioè "Signore". Nelle conversazioni quotidiane dicono HaShem (in ebraico "il nome", come appare nel libro del Levitico XXIV,11) quando si riferiscono a Dio. Per tale ragione un ebreo osservante scriverà il nome in modo modificato, ad esempio come D-o. Gli ebrei oggi durante la lettura del vecchio testamento o Tanach quando trovano il tetragramma (presente circa 6000 volte) non provano a pronunciarlo. Con il tempo l'esatta pronuncia del tetragramma si è persa. La forma Yehowah è la vocalizzazione di alcuni studiosi detti masoreti che nel Medioevo produssero una versione della Bibbia vocalizzata. Da questa forma deriva l'italiano Geova, nome ora quasi esclusivamente utilizzato dai Testimoni di Geova.
Nelle lingue germaniche Dio è identificato con il Bene, anche se con il tempo probabilmente è andato perso il senso comune di quest'origine etimologica; infatti, l'inglese God e il tedesco Gott hanno la stessa origine degli aggettivi good e gut ("buono" e "bene").
Nel Corano, il libro, sacro dell'Islam, l'Essere supremo rivela che i suoi nomi sono Allāh e Rahmān, resi dal termine Iddio ("il" + "Dio") nella lingua italiana. La cultura islamica parla di 99 "Bei Nomi di Dio" (al-asmā‘ al-husnà), che formano i cosiddetti nomi teofori, abbondantemente in uso in aree islamiche del mondo: 'Abd al-Rahmān, 'Abd al-Rahīm, 'Abd al-Jabbār, o lo stesso 'Abd Allāh, formati dal termine "'Abd" ("schiavo di"), seguito da uno dei 99 nomi divini.
Nella letteratura


Il concetto di Dio ha dato vita a molte versioni immaginarie del Dio biblico, non sempre positive.
== Cose che Dio è ==
Dante Alighieri, nel XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia con il verso 145, «L'Amor che move il sole e l'altre stelle» si riferisce a Dio.
[[File:Miglioverdesedia.PNG|right|thumb|300px|Uno degli angeli ribelli a dio riceve la giusta punizione]]
In Memnoch il diavolo della scrittrice statunitense Anne Rice, Dio è un angelo che ha creato gli altri angeli. Non sa come sia stato creato né come abbia creato la vita. Ha creato l'universo materiale e la vita sulla Terra per vedere se questo processo creerà alla fine esseri simili a lui.
*Onnipresente
Nella trilogia fantasy Queste Oscure Materie di Philip Pullman, Dio (chiamato anche "Autorità") è il primo angelo ad essersi formato dalla Polvere, sebbene si spacci per il creatore dell'universo e pretenda l'adorazione da parte di tutti gli esseri viventi.
*Omnibenevolente
Nel fumetto Spawn, Dio è il fratello gemello di Satana con cui è in lotta dall'alba dei tempi, e non è il creatore dell'universo, che è invece è l'"Uomo dei Miracoli" (chiamato anche "Madre dell'Esistenza" che in realtà è un'entità senza sesso), loro genitore. Sempre nel fumetto è l'Uomo dei Miracoli ad essersi incarnato in Gesù Cristo e non suo figlio.
*Onnisapiente
Dio appare nei manga Devilman e Mao Dante, ma ha un aspetto e una caratterizzazione diversa in ciascuna delle due storie. In Devilman il suo aspetto è quello di una immensa sfera di luce che appare poco tempo dopo l'attacco che i demoni sferrano al genere umano, radendo completamente al suolo la Russia, mentre in Mao Dante e nel suo remake Mao Dante Apocalypse viene descritto come un essere crudele fatto di energia pura e in grado di assumere le forme più svariate, che vaga nello spazio in cerca di mondi da sottomettere e che nella storia arriva sulla Terra all'alba dei tempi, con l'intenzione di costringerne gli abitanti a sottomettersi a lui, pena lo sterminio totale della razza umana.
*Onnipresente
Note
*Omnitel
*Trino
*[[Dio Denaro|Quattrino]]
*Formato Famiglia
*Canaja
*Laser
*Calciorotato
*Neofuturista
*Impegnato nel sociale
*Ha una relazione complicata
*Ateo
*Anticlericale


^ Lorenzo Quilici, Roma primitiva, Roma, Newton Compton, 1979, p. 197.
==La presunta trinità e altri gossip==
^ Christian Cannuyer in L'illuminazione del defunto come ierofania della sua divinizzazione nell'antico Egitto: in Simbolismo ed esperienza della luce nelle grandi religioni. Atti del colloquio internazionale del Lussemburgo 29-31 marzo 1996. Milano, Jaca Book, 1997, pagg. 53 e segg., nota come contrariamente alle lingue indoeuropee il termine egiziano che designa complessivamente le divinità era nṯr che sembra non essere legato ad alcuna etimologia concernente la luce, anche se, continua Cannuyer citando Giamblico, l'essenza della divinità egizia era connaturata all'idea di luminosità essendo peraltro la carne degli Dei egizi costituita di oro.
Recentemente la rivista di divulgazione scientifica [[Novella 2000]] ha intervistato telefonicamente Dio riguardo alla sua trinità.
^ W. Burkert, Greek Religion (La religione Greca), 182.
Alla domanda "''ma allora lei è trino?''" Egli ha dichiarato, esprimendosi in un perfetto aramaico antico "''Ma chemmenghia vuoddì?''" e ha spiegato subitaneamente come Egli sia contemporaneamente uno, trino e bluetooth.
^ Albala-Johnson-Johnson, Understanding the Odyssey, 17.
^ Cfr. Senofonte. Memorabili I, 4.
^ «Ma la verità è diversa, o cittadini: unicamente sapiente è il Dio; e questo egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale o nulla la sapienza dell'uomo» (Platone, Apologia di Socrate, 23 a).
^ Aristotele, Metafisica, VI, 1, 1026 a, 18-22.
^ Ivi, 2-21.
^ Ivi, 30-32.
^ Aristotele, Metafisica, Laterza, Roma-Bari 1982, pp.356-358.
^ Walter Henry Nelson, Buddha: His Life and Teaching. Penguin Putnam, 1996, pagg 94-95. ISBN 1-58542-001-8.
^ http://scriptures.lds.org/it/dc/20#27/ DeA 20:27-28
^ Dottrina e Alleanze 130:22-23. DeA 20:27-28 Vangelo secondo Giovanni 17,21-23 (Bibbia); 2 Nefi 31:21; 3 Nefi 11:27, 36. (Libro di Mormon)
^ Dal Libro di Mormon 3 Nefi cap 11 versetto 27
^ Michel Tardieu, Il manicheismo, Giordano editore, 2009 ISBN 888691900X.
^ The Lost Gospel
Bibliografia


W. Burkert, G. Arrigoni, La religione greca di epoca arcaica e classica, Jaca Book, Milano 1984
Questo facendo ricorso alla metafora dei [[bastoncini Findus]]: essi sono composti da un interno di pesce di alta qualità, una croccante panatura all'esterno e una pratica confezione ergonomica. Le tre parti sono distinte, ma tutte e tre contribuiscono inscindibilmente a formare una spirale di oscuro gusto.
Mary Lefkowitz, Dèi greci, vite umane. Quel che possiamo imparare dai miti, a cura di G. Arrigoni, A. Giampaglia, C. Consonni, UTET Università, 2008
W. Watts Alan, Il Dio visibile. Cristianesimo e misticismo, trad. di A. Gregorio, Bompiani, 2003
Voci correlate


Dio Padre
La stessa cosa avviene con Dio, che è trino e uno.
Esistenza di Dio
Fede
Lista di divinità
Nomi di Dio (Bibbia)
Nomi di Dio nel Corano
Onnipotenza
Shekhinah
Teologia sistematica
Khuda
Altri progetti


Wikimedia Commons contiene file multimediali su Dio
Smentita, invece, la voce secondo la quale Dio il vino in brick lo terrebbe qui, nella cantina, che è stata messa in giro da un gruppo di suore malevole.
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Wikiquote contiene citazioni su Dio
Dio ha inoltre confermato di essere onnipresente, quindi è [[Allah]] ma anche Aqquah.
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Categorie: Religione | Teologia | Teologia cristiana | [altre]
== Curiosità su Dio ==
{{curiosità}}
*'''''Dio sarà anche [[Bianco]] ma di sicuro ha il pene di un [[Nero]].'''''
*Dio è onnipresente, quindi, ovunque tu sia, gli sei sempre tra le balle.
*Dio è onnipresente, quindi in ogni cosa brutta c'è sempre il suo zampino.
*Dopo aver scritto il best seller "La Sacra [[Bibbia]]", Dio ha iniziato a scrivere romanzi con lo pseudonimo di [[Federico Moccia]].
*Dio ha creato [[Giuliano Ferrara]] al solo scopo di divertirsi.
[[File:Luttazzi.jpg|right|thumb|163px|Dio punisce il blasfemo [[Luttazzi]]. Potrebbe farlo anche con te, dunque fa' come lui, non lamentarti. Intesi?]]
*Dio ha creato l'[[acqua calda]].
*Dio è molto autoironico e perciò ha acconsentito e incoraggiato la diffusione planetaria del [[Frasario del bestemmiatore]] e della orvietana Enciclopedia della Bestemmia - Villana Edition. Si racconta che abbia fatto i complimenti agli "enciclopedisti" per aver associato il Papa a un ''arancino ambulante''.
*Dio guarda sempre [[Settimo Cielo]]. Il suo personaggio preferito è il bambino biondo e pervertito.
*Dio è un maestro a [[briscola]] e a [[tressette]].
*Dio ha così poca autostima che è [[ateo]].
*[[Dio si masturba]].
[[File:Creatore.jpg|right|thumb|163px|Cosa non si fa per tornare famoso tra i giovani...]]
*Dio si traveste da [[Hitman]] e si nasconde nei cassonetti solo per mettere paura alle vecchiette.
*Dio ti fissa.
*Dio ti sgama. Sempre.
*Dio ti vede quando sei in bagno. Zozzone!
*Dio ha la Playstation 5.
*Dio è misericordioso ma dopo 2000 anni di [[problema|problemi]] non ci ha ancora perdonato per il [[peccato]] originale.
*Dio ama i [[videogiochi]]. Basta guardare come ha giocato a [[Lemmings]] con quaranta milioni di [[ebreo|ebrei]]!
*Non si conosce affatto la statura di Dio.
*Dio vota [[Barack Obama|Obama]].
*Dio è una bestia ad [[Halo|Halo 3]].
*Dio è un rubauva.
*Dio ha avuto una breve relazione con [[Piero Angela]] nel [[1823]], terminata, secondo quest'ultimo, perché Dio era troppo possessivo.
*Durante gli [[anni '60]] Dio indusse [[Charles Manson]] all'uso di [[LSD]].
*Dio ha votato contro [[Prodi]].
*Dio pensa, quindi esiste. Anzi no.
*Dio usa solo quelli ultra sottili, se no non sente niente.
*Dio guarda solo [[Studio Aperto]]. Senza decoder.
*Dio non paga l'[[ICI]].
*Dio ti pedina.
*Dio beve solo [[Guinness]].
*Dio ci odia tutti.
*Dio ha scelto [[Barabba]].
*Dio scarica solo materiale [[pirata]].
*Dio mangia [[sushi]].
*Dio non deve chiedere mai.
*Dio è un [[nerd]].
*Dio ha chiesto il [[copyright]] al dr. Manhattan.
*Dio ha un [[infinito]] attributo, come dice [[Spinoza]]. Per questo le [[suore]] si sposano con lui. Da ciò deriva il "conatus sese menandi" delle suore.
*Dio approva [[Nonciclopedia]].
*Dio compra crocifissi [[cinesi]].
*Dio evade le [[tasse]].
*Dio sta sempre su [[MSN Messenger]] ma è invisibile.
*Si noti come in [[inglese]], l'idioma più diffuso nel mondo, le parole "God" (Dio) e "Dog" (Cane) sono bifronti, sintomo di come le due cose siano trascendentalmente e incommensurabilmente connesse.
*Dio fuma le nuvole.
*Dio guarda sempre i [[Teletubbies]].
*Dio ha problemi di [[forfora]] una volta all'anno, di solito in [[inverno]].
*Dio è come [[Babbo Natale]]: quando sei piccolo ci credi e c'è [[magia]] intorno a esso, quando cresci scopri che non esiste e che non ti ha mai fatto regali.

== Voci correlate ==

{{NonNotizieLink|L'LHC (Large Hadron Collider) distrugge accidentalmente Dio|Vaticano contro la cellula artificiale: la vita è un brevetto di Dio}}
*[[Flying Spaghetti Monster]], di cui Dio è la parodia
*[[Gesù]] (presunto figlio)
*[[Nietzsche]] (il vicino di casa invidioso)
*[[Madonna]] (la sua amichetta)
*[[Satana]] (compagno di merende)
*[[Allah]] (uno dei suoi tanti nick)
*[[Spongebob]] (nemico)
*[[Ronnie James Dio]] (cantante omonimo e omologo nel [[metal]])
*[[Intervista a Dio]] (gentile concessione a [[Nonciclopedia]])
*[[Sodoma e Gomorra]]
*[[Germano Mosconi]] (ammiratore)
*[[Regno dei Cieli]]
*[[Conservapedia]] (Fun Club ufficiale)
*[[Manuali:Diventare Dio]] (utili consigli)
*[[Bestemmia]] (altri consigli utili)
*[[Chuck Norris]] (il suo principale)
*[[Dimostrazioni dell'esistenza di Dio]]
*[[Dimostrazione della non esistenza di Dio]]

== Note ==
{{legginote}}
{{note|2}}

== Collegamenti esterni ==
*[http://www.dio.it Il sito ufficiale di Dio]
*[http://www.vatican.va Il sito ufficiale del partito di Dio]
*[http://www.necromanti.com/AuliciMaestri Il sito ufficiale degli Aulici Maestri, creatori dei Corsi di Omaggio a Dio]
*[http://www.molleindustria.org/it/faith-fighter Dio al torneo di arti marziali]
*[http://www.vogliaditerra.com/dio.htm Sito non ufficiale di Dio]
*[http://www.titane.ca/concordia/dfar251/igod/main.html Chat con Dio]

=== La prima rassegna stampa dopo la creazione ===
<center><youtube>d0586b6aRZ0</youtube><br/><br/></center>

{{dei}}

{{pilastri}}

[[Categoria:Divinità]]
[[Categoria:Religione]]
[[Categoria:Forze del Bene]]
[[Categoria:Forze del Male]]
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[[th:บร๊ะเจ้า]]
[[tr:Tanrı]]
[[zh:上帝]]
[[zh-tw:耶和華]]

Versione delle 10:41, 7 lug 2010

Nelle religioni e nei sistemi ontologici teisti, con il termine Dio si indica una divinità, ovvero un essere soprannaturale e immortale, trascendente o immanente: l'unica divinità, nei monoteismi, o una divinità principale, nei politeismi. Il rapporto dell'essere umano con Dio, nelle sue varie forme, costituisce la manifestazione più comune della religione. Molto spesso Dio è concepito come il creatore e il custode dell'Universo. Le differenti teologie hanno ascritto a Dio vari attributi, i più comuni dei quali sono: onniscienza, onnipotenza, onnipresenza, perfetta bontà (onnibenevolenza), semplicità, esistenza eterna e necessaria. Dio è stato anche pensato come un essere incorporeo, personale, fonte di ogni obbligazione morale, e come «il sommo esistente pensabile». L'esistenza di Dio è da molti secoli oggetto dell'indagine e della discussione filosofica e teologica. Indice [nascondi] 1 Etimologia 2 Generalità 3 Mitologia greca 3.1 Filosofia greca 4 Mitologia romana 5 Corrispondenze tra etruschi, greci e romani 6 Visione induista 7 Visione buddhista 8 Visione ebraica 9 Visione cristiana 10 Visione mormonica 11 Visione islamica 12 Visione manicheista 13 Visione gnostica 14 Visione deista 15 Visione wiccan 16 Nomi e titoli di Dio 17 Nella letteratura 18 Note 19 Bibliografia 20 Voci correlate 21 Altri progetti Etimologia

Il termine "Dio" deriva dal latino deus (a sua volta collegato ai termini, sempre latini, di divus-"splendente" e dies-"giorno") proveniente dal termine indoeuropeo ricostruito *deiwos. Il termine "Dio" è connesso quindi con la radice indoeuropea: *div/*dev/*diu/*dei, che ha il valore di "luminoso, splendente, brillante, accecante" collegati ad analogo significato con il sanscrito dyáuh. Allo stesso modo si confronti il greco δῖος e il genitivo di Ζεύς [Zeus] è Διός [Diòs], il sanscrito dèvas, l'aggettivo latino divus, l'ittita šiu. La radice indoeuropea da cui viene divus e successivamente "dio" significa "luce"; tale appellativo si spiega con il fatto che in origine l'epiteto di "luminoso" indicava la manifestazione degli Dei indoeuropei del cielo che si manifestavano sia con la luce del giorno, sia con la luce del lampo (come più tardi i romani Iuppiter Lucetius e Iuppiter Fulgurator)[1][2]. Generalità


Distribuzione statistica sulla credenza di Dio in Europa Nelle religioni e filosofie monoteiste, Dio rappresenta l'essere supremo, eterno e infinito, creatore o generatore dell'universo, e in questa accezione viene indicato con l'iniziale maiuscola. In particolare, nelle religioni abramitiche e in alcune religioni orientali, a Dio viene attribuito carattere personale e a lui è associata una rivelazione pubblica. Nelle religioni politeiste, con dio (generalmente indicato con la lettera minuscola, perlomeno in Occidente) si intende una delle entità superiori all'uomo, innanzitutto in potenza, in sapienza e spesso in moralità, quasi sempre (ma non necessariamente) immortale. In questo caso spesso viene ulteriormente identificato con il nome proprio: ad esempio nella religione greca e nella relativa mitologia il dio Apollo, la dea Atena, ecc. Nel panteismo Dio è il principio razionale che permea il cosmo in ogni sua parte e gli è quindi immanente. In ambito occidentale un panteismo come quello di Spinoza è stato definito da Hegel "acosmistico", perché nega realtà al cosmo che esiste solo "in Dio" e non di per se stesso. Questo atteggiamento teologico è spesso definito anche panenteismo. Il deismo è una teologia nata nel XVII secolo in Gran Bretagna e poi giunta in Europa trovando cultori soprattutto in Francia (tra essi Voltaire e Rousseau). Il deismo è caratterizzato dalla negazione della rivelazione e la visione di un divinità razionale e provvedente che mette in secondo piano il culto e si concentra sull'interpretazione filosofica di Dio. L'ateismo è un qualunque sistema ontologico al cui interno non vi sia alcun soggetto dotato di proprietà superiori o soprannaturali; per un ateo il termine dio è privo di denotato fisico e indica una figura fittizia dotata di alcune proprietà superiori o soprannaturali, riguardata pertanto come frutto dell'elaborazione mentale o dell'immaginazione. Mitologia greca

Per approfondire, vedi la voce Mitologia greca. Nell'Antica Grecia dominava, perlomeno nella tradizione, il politeismo. La visione divina era prevalentemente antropomorfa e gli dèi condividevano con gli uomini virtù e vizi.[3] Secondo i greci, in realtà gli dèi non sono differenti dagli uomini,[4] che spesso si dimostrano più forti o più intelligenti di essi; la vera differenza che contraddistingue gli dèi è la loro immortalità (ἀθανασία, athanasìa); proprio per questo gli uomini vengono definiti, in contrapposizione agli dèi, mortali (θανάσιμοι, thanàsimoi). Filosofia greca I Greci si posero anche il problema dell'esistenza di Dio. Numerosi filosofi si occuparono, più o meno indirettamente, della questione. Nei presocratici ad esempio la filosofia naturalistica, che dominava sulle altre, spesso condusse alla ricerca di un principio primo o archè, sia nei filosofi di Mileto che in Eraclito, oppure ad un Essere come negli eleati (Parmenide su tutti). Anassagora riteneva l'universo mosso da un'intelligenza suprema (Nous), mentre Democrito sembrava non contemplare l'idea di un disegno divino nel cosmo. Socrate, come riporta Senofonte nei Memorabili, fu particolarmente votato all'indagine sul divino: svincolandolo da ogni interpretazione precedente, lo volle caratterizzare come "bene", "intelligenza" e "provvidenza" per l'uomo.[5] Egli affermava di credere in una particolare divinità, figlia degli dèi tradizionali, che indicava come dáimōn: uno spirito-guida senza il quale ogni presunzione di sapere è vana. In Socrate infatti ricorre spesso il tema della sapienza divina più volte contrapposta all'ignoranza umana.[6] Concetto ribadito anche a conclusione della sua Apologia: « Ma ecco è l'ora di andare, per me di andare a morire, e per voi di continuare a vivere; chi di noi vada verso un migliore destino è oscuro a tutti, fuori che a Dio. » (Platone, Apologia di Socrate, 42 a) Aristotele giungerà a dimostrare la necessità filosofica di Dio come motore immobile, causa prima non causata. Egli suddivideva le scienze in tre rami: fisica, in quanto studio della natura; matematica, o studio dei numeri e delle quantità; e appunto teologia, da lui giudicata la più eccelsa delle scienze,[7] dato che il suo argomento, Dio, rappresenta l'essere più alto e degno di venerazione. Secondo Aristotele solo il divino è vero essendo «fisso e immutabile»; l'essere vero, come già in Parmenide e Platone, è ciò che è «necessario», perfetto, quindi stabile, non soggetto a mutamenti di nessun genere. Il divenire invece è una forma inferiore di realtà che si può anche studiare, ma non conduce ad alcun sapere universale. « Se esiste qualcosa di eterno ed immobile separabile dalla materia, è evidente che la conoscenza di esso concerne una scienza teoretica che non è la fisica né la matematica, ma di una scienza superiore, la teologia. [...] Se la divinità è presente in qualche luogo, essa è presente in una natura siffatta [eterna e immutabile], ed è indispensabile che la scienza più veneranda si occupi del genere più venerando. » (Aristotele, Metafisica, Libro VI, 1°, 1026 a) La filosofia nel senso più alto era quindi da lui intesa solo come "scienza del divino", ovvero «scienza dell'essere in quanto essere»[8], distinto dall'«essere per accidente»[9] che concerne la semplice realtà naturale e percepibile. Ad esempio la filosofia naturalistica come quella di Talete e Anassimandro, di Leucippo e di Democrito, era per lui solo una forma di sotto-conoscenza dell'accidentale, del precario e del particolare. «  Il primo motore dunque è un essere necessariamente esistente e in quanto la sua esistenza è necessaria si identifica col Bene, e sotto tale profilo è principio assoluto. [...] Se perciò Dio è sempre in uno stato di beatitudine, che noi conosciamo solo qualche volta, un tale stato è meraviglioso, e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore essa deve essere oggetto di meraviglia maggiore. Ma Dio è appunto in tale stato! » (Aristotele, Metafisica, XII, 7, 10-12 [10] ) Mitologia romana

Per approfondire, vedi la voce Mitologia romana. In origine, la cultura degli antichi Romani era collegata ad alcune divinità come i Penati (protettori della domus, intesa sia come "casa" sia come "patria"), i Lari e i Mani, gli spiriti dei defunti o anche le divinità dell'Oltretomba. Oltre a questi c'erano altre divinità, legate alle attività agricole e alla guerra. Questi dèi, con l'ellenizzazione della cultura romana, furono assimilati ad alcune divinità greche più importanti: l'Ares greco divenne il Marte romano, Artemide confluì in Diana, Afrodite in Venere, Zeus in Giove, Poseidone in Nettuno, Ade in Plutone, Demetra in Cerere, Hermes in Mercurio, Efesto in Vulcano, e così via. La maggior parte di queste divinità erano già presenti nella religione romana, e furono semplicemente collegate a quelle romane in quanto di simili caratteristiche o funzioni. Gli dèi erano visti dai Romani molto diversamente che dai Greci; mentre questi ultimi li vedevano inclini a parteggiare per gli uomini, i Romani pensavano che fossero entità sostanzialmente poco favorevoli agli uomini, da placare e invogliarsi con sacrifici o danze sacre. Corrispondenze tra etruschi, greci e romani

Divinità etrusca Divnità greca Divinità romana Attribuzione Tinia Zeus Giove dio della luce, il re degli dei e sovrano del cielo Uni Era Giunone regina degli dei, sorella e moglie di Tinia e patrona di Perugia Velch Efesto Vulcano dio del fuoco e del metallo, figlio di Uni Turan Afrodite Venere dea dell'amore, della bellezza, della fecondità e della salute Nethuns Poseidone Nettuno dio del mare, fratello di Tinia Turms Hermes Mercurio dio del commercio, protettore dei mercanti e dei viaggiatori Laran Ares Marte dio della guerra Matris Demetra Cerere dea delle mesi, della fertilità e dell'agricultura Artimi Artemide Diana dea della caccia e della verginità Aplu Apollo Febo dio del sole e della luce, fratello gemello di Aritimi Menrva Athena Minerva dea della sapienza e delle arti Fufluns Dionisio Bacco dio del vino e delle feste Visione induista


Rappresentazione di Dio in un'incisione di William Blake La visione di Dio presso la religione induista è estremamente articolata, dal momento che l'Induismo stesso può essere considerato un insieme più o meno eterogeneo di numerose correnti filosofiche e religiose, a volte in evidente contraddizione tra loro. Questo rende l'Induismo difficilmente classificabile; infatti, sebbene da molti venga considerato politeista, vi si ritrovano tratti di diverse tipologie di religiosità, tra cui monoteismo ed enoteismo. I principali punti di vista della religione induista sono sei, e vengono chiamati Darshana; designano le differenti possibilità di approccio ad uno o più degli aspetti filosofici, devozionali, metafisici e ritualistici emersi in un'epoca che affonda le sue radici nel mito (l'Induismo è infatti la più antica delle principali religioni del mondo). Secondo alcuni non è corretto parlare di "Dio" in un contesto induista, poiché tale termine, nella cultura indiana, può riferirsi tanto alla totalità del divino quanto ai suoi singoli aspetti: ad esempio, l'aspetto personale o quello impersonale, l'aspetto creativo o quello distruttivo, l'aspetto femminile o quello maschile, l'aspetto dolce o quello austero, l'aspetto trascendente o quello immanente, ecc.[senza fonte] Questa tendenza a racchiudere in simbologie aspetti tra loro opposti e complementari spiega l'apparente contraddizione [senza fonte]tra le varie forme divine venerate nell'Induismo. Ciò si riflette nel sistema delle murti (raffigurazioni di Dio o dei suoi aspetti). Ad esempio Devi a seconda dell'aspetto che si vuole considerare viene chiamata Kali (aspetto terrifico della Madre Divina che, per amore del devoto, distrugge i demoni) oppure Bhavani (aspetto creativo della Madre Divina, letteralmente "colei che dà la vita") e, allo stesso modo, Shiva (l'aspetto paterno/maschile di Dio) viene chiamato a seconda dei casi Hara (letteralmente "distruttore") o Shankara (letteralmente "benefico"). Solitamente, con Dio in un contesto induista ci si riferisce al Dio-persona (generalmente chiamato Īśvara, che significa "il Signore"), il Dio con una propria individualità, con degli attributi, con nomi e forme (in sanscrito, nama-rupa), il Dio dotato di tutti i poteri, al tempo stesso immanente e trascendente, il Dio che si incarna ed impartisce gli insegnamenti necessari per ottenere la realizzazione spirituale. Īśvara (nelle sue innumerevoli forme e nomi) costituisce l'aspetto supremo di Dio presso i principali culti devozionali (Bhakti o Bhakti Yoga) monoteisti, ovvero Shivaismo (monoteismo di Shiva), Vaishnavismo (monoteismo di Vishnu/Krishna) e Shaktismo (monoteismo di Devi, la Madre Divina, chiamata anche Shakti). Nessuno di questi culti nega l'esistenza o la validità delle altre forme/nomi divini; ciò che varia in ognuno di essi è soltanto l'aspetto peculiare (di Dio) su cui ci si vuole focalizzare, per farne oggetto di devozione. Secondo la scuola di pensiero del Vedānta, in particolare secondo la filosofia Advaita (filosofia della non dualità), esiste un substrato metafisico di tutto ciò che esiste – su tutti i piani, grossolano, sottile e causale – un vero e proprio supporto situato al di là di ogni individualità, sia che essa riguardi l'anima individuale (detta Jīva) o quella universale (Ishvara, o Dio-persona). Questo substrato si trova oltre il mondo dei nomi e delle forme, ma per poter essere indicato viene chiamato Brahman; esso rappresenta la base del manifesto e dell'immanifesto, uno stato indifferenziato di puro essere, eternità e beatitudine, senza nascite e senza cause, situato al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale. Per l'induista, le varie religioni (chiamate Dharma) sono sentieri che conducono all'unica meta; l'unica cosa che differisce sono gli strumenti per giungere a questa meta, ovvero i nomi e le forme, le ritualità, ecc. Da qui il forte senso di rispetto verso tutte le fedi, poiché ognuna di esse è vista come una possibile via per raggiungere l'unico Dio e riscoprire la propria natura divina. Visione buddhista

Il Buddhismo è fondamentalmente una religione non-teista; Gautama Buddha, fondatore della religione, rifiutò sempre di occuparsi di questioni metafisiche sostenendo di insegnare solo ciò che è necessario a seguire la Via, e nient'altro. Al monaco Malunkyaputta che gli poneva simili domande rispose che se un uomo avvelenato desiderasse sapere tutto dell'avvelenatore prima di assumere l'antidoto, non riuscirebbe a salvarsi.[11] In tutte le speculazioni posteriori, gli dei, che pure compaiono spesso nelle scritture buddhiste, sono considerati esseri senzienti al pari degli altri, e quindi prigionieri del Saṃsāra; la natura "divina" è solo una di quelle appartenenti al ciclo delle rinascite, ed agli dei si nega dunque la trascendenza (esempio Brahmajala Sutta). Un altro atteggiamento verso gli dei è che avendo natura diversa da quella umana sia impossibile ogni forma di contatto: nel Tevijja Sutta, Gautama condanna come sciocchezza l'idea che i brahmini possano insegnare ad altri come raggiungere Brahma, che essi stessi non conoscono. Nelle scuole Buddhismo Theravāda nessun essere vivente è al di là del Saṃsāra, e dopo la sua morte un Buddha è al di là dei sensi. A partire dal Buddhismo Mahāyāna però si assiste a un progressivo fenomeno di "divinizzazione" della figura del Buddha; la scuola Mahāyāna si formò in un'area di forte influenza ellenistica (dentro o vicino all'Impero Kushan), e fu la prima scuola a rappresentare il Buddha con statue e bassorilievi, oltre che la prima a riferirsi a lui col nome Bhagavān (venerabile, divino), usato nell'induismo per riferirsi agli dei. Nel Buddhismo Mahāyāna, pur negandosi decisamente il concetto di un creatore o di una entità onnipotente (sia singolari che plurali), si parla tuttavia in alcuni sutra (ad esempio nel Mahāparinirvāṇa Sūtra) di un principio noto come "Natura di Buddha" (Buddha-dhatu o Tathagatagarbha), piano ultimo di tutte le cose, la "Mente Risvegliata", eterno e onnisciente, immanente e trascendente la realtà, un germoglio del quale è presente in ogni essere senziente ed apre a esso la strada per diventare un vero Buddha. Sebbene siano esistiti ed esisteranno infiniti Buddha, la loro natura è la medesima; nel Lalitavistara Sūtra, Gautama dice: «Io sono il dio sopra gli dei, superiore a tutti gli altri dei; nessun dio è come me – come potrebbe essercene uno più in alto?». Questa "essenza" del Buddha è indistruttibile, incomprensibile, divina, eterna, infinita, onnisciente, immacolata, increata e immortale, e il suo reame, secondo il Nirvāṇa Sūtra è inerente a tutti gli esseri senzienti. Contemporaneamente è priva di sé ed è, significativamente, identica alla vacuità. L'esistenza degli dei non viene quindi negata, ma relegata ai paradisi della Forma e ai paradisi Senza Forma, limitati nel tempo e nello spazio, soggetti alla rinascita e alla morte, luoghi in cui è difficile produrre azioni positive o negative (in questo specularmente identici agli inferni), luoghi dove, sotto forma di divinità, gli enti godono i frutti delle loro azioni karmicamente positive ma ineluttabilmente destinati a finire come qualsiasi forma di vita dipendente da altro. Nel Buddhismo Vajrayana, nelle scuole tantriche, in particolare nel Buddhismo tibetano, è presente la figura dello Yidam, discutibilmente tradotto come "deità"; gli Yidam sono forme di Buddha che rappresentano particolari qualità della mente; tali forme sono parte centrale di alcune specifiche meditazioni nelle quali lo studente si identifica con esse per sviluppare le qualità che la forma rappresenta. Alcune forme, come ad esempio quella del "Buddha primordiale" (Adi-Buddha), rappresentano la natura della mente stessa, non creata, avente le caratteristiche di spazio (vacuità), luminosità (capacità di conoscere e di sperimentare) ed assenza di limiti; il praticante buddhista ha come scopo ultimo il riconoscimento della natura della mente, l'Illuminazione. Nel Kunjed Gyalpo Tantra ("Tantra del Re Creatore del Tutto"), appartenente alla tradizione Nyingmapa, l'Adi-Buddha, identificato con Samantabhadra, dice di sé: «Io sono il nucleo di tutto ciò che esiste. Io sono il seme di tutto ciò che esiste. Io sono la causa di tutto ciò che esiste. Io sono il tronco di tutto ciò che esiste. Io sono le fondamenta di tutto ciò che esiste. Io sono la radice dell'esistenza. Io sono "il nucleo" perché Io contengo tutti i fenomeni. Io sono "il seme" perché Io do la nascita a tutte le cose. Io sono "la causa" perché tutto viene da me. Io sono "il tronco" perché le ramificazioni di ogni evento partono da me. Io sono "le fondamenta" perché tutto poggia su di me. Io sono chiamato "la radice" perché Io sono tutte le cose». Nel Buddhismo Vajrayana non è presente il concetto di un Dio creatore. Visione ebraica

Per approfondire, vedi le voci Nomi di Dio nella Bibbia, Shekhinah e Tetragramma biblico. Nella religione ebraica e nell'Antico Testamento Dio è visto come l'Essere Supremo, creatore, autore e causa prima dell'universo, governatore del mondo e degli uomini, giudice supremo e padre, la cui giustizia è temperata dalla misericordia, i cui propositi sono realizzati da agenti prescelti che possono essere sia individui sia nazioni. Dio comunica la sua volontà attraverso profeti e altri canali stabiliti. La fede del popolo ebraico è in un primo momento un culto di monolatria (conosciuto anche come enoteismo): ogni popolo ha il suo Dio, ma il Dio del popolo ebraico è l'unico che Israele adora e serve. Sono eco di questa concezione passi biblici come quelli che dicono: "Il Signore è il nostro Dio, il più grande di tutti gli dei", riferendosi in questo caso ai 70 angeli principi delle 70 Nazioni. Ci si riferisce a lui come il "Dio dei nostri padri", "il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe". È solo al tempo dell'Esilio babilonese (VI secolo a.C.) che Israele passa della monolatria al monoteismo: c'è un solo Dio, tutti gli altri sono apparenza. Il Dio degli ebrei è creatore di tutte le cose, che ha plasmato dal nulla. Il profeta Ezechiele, rappresentando la maestosità del Creatore e della sua perfetta organizzazione in un simbolico carro celeste, parlò della presenza di quattro creature viventi, cherubini, ai lati di questo carro. Ogni creatura aveva quattro facce che rappresentano i quattro principali archetipi angelici poi correlati nell'esegesi ebraica anche agli attributi di Dio. In particolare le figure descritte da Ezechiele sono: una faccia d'aquila, che simboleggia la profonda sapienza di Dio (Proverbi 2:6); una faccia di toro, che con la sua leggendaria potenza raffigura l'onnipotenza di Dio (Giobbe 37:23); una faccia di leone, simbolo della coraggiosa giustizia di Dio (Deuteronomio 32:4); una faccia d'uomo, simbolo dell'amore di Dio, in quanto l'uomo è l'unica creatura in grado di manifestare intelligentemente questa qualità. Il Dio degli ebrei è un Dio impegnato in loro favore (all'inizio), e verso tutti gli uomini (tempi più tardi). Israele nasce come popolo quando sperimenta che Dio lo libera della schiavitù d'Egitto. Da quel momento in avanti Dio è colui che dice "presente" (la radice del nome è la stessa radice del verbo essere coniugato al presente indicativo = Io sono = Io sono qui con te), e gli è accanto per accompagnarlo e salvarlo. Anche le circostanze dolorose, come cadere in mano dei nemici o l'Esilio babilonese, sono interpretate come un'azione di Dio che corregge il suo popolo a causa dei suoi peccati. Visione cristiana

Per approfondire, vedi la voce La Santissima Trinità(Cristianesimo). Per approfondire, vedi la voce Dio Padre.


La Trinità rappresentata in una celebre icona di Andrej Rublëv, Angeli a Mamre, 1410 Nella professione di fede ebraica, condivisa anche dal Cristianesimo, si afferma l'unicità di Dio (monoteismo). Tuttavia viene accettata completamente anche l'affermazione di Gesù: «chi vede me vede il Padre» (Giovanni 14,9) e «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14,6). Nei primi concili ecumenici, a partire dal IV secolo, si cerca di razionalizzare questo paradosso apparente. Nel Credo niceno-costantinopolitano si professa un solo Dio, onnipotente, creatore dell'universo e di ogni cosa. Il Credo però prosegue dichiarando che Gesù Cristo è "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero", che è consustanziale a Dio, che al tempo stesso possiede la natura umana, e che anche lo Spirito Santo è Dio. Si viene a definire la dottrina trinitaria, una delle dottrine che separa il cristianesimo dall'ebraismo da cui è derivato. Le principali Chiese cristiane concordano nel parlare di mistero cristologico e mistero trinitario, ritenendo ineffabile la natura profonda di Dio, e che perciò fosse necessaria una rivelazione da parte di Dio stesso, non potendo la ragione umana arrivare a dedurlo. Queste dottrine sono condivise dalle tre maggiori forme di Cristianesimo: Cattolicesimo, Ortodossia e dal Protestantesimo maggioritario. La sua definizione dogmatica ebbe luogo a partire dal IV secolo, a seguito della disputa fra la chiesa Ortodossa e l'Arianesimo, ora estinto, che negava la natura divina di Gesù. Nel cristianesimo, il monoteismo e la trascendenza di Dio sono un elemento essenziale che però non esclude il fatto che, oltre ad essere nei cieli, Egli possa vivere anche in terra (il caso di Gesù e poi dello Spirito Santo fra gli uomini). Nel Vangelo secondo Giovanni si riporta l'affermazione di Gesù che rivela come Lui stesso sia nel Padre e il Padre in Lui; l'evangelista Giovanni parla del Consolatore (paraclito), lo Spirito Santo che il Padre avrebbe inviato ai suoi figli fino alla fine dei tempi dopo la crocifissione, morte e resurrezione di Gesù: tale promessa si compie per la tradizione cristiana e viene ricordata nel giorno di Pentecoste, che celebra il "sedersi" dello Spirito Santo sulla madre di Gesù, le donne e gli apostoli, dopo la resurrezione e l'ascensione di Gesù al cielo. La sintesi delle Chiese cristiane è quella di un Dio Uno e Trino, un solo Dio e tre persone distinte (Padre, Figlio e Spirito Santo): tale articolo di fede, definisce Dio come Trinità, insieme alla incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù sono i misteri fondamentali delle fedi cattoliche protestanti ed ortodosse. Esistono tuttavia anche in ambito cristiano gruppi religiosi storici e confessioni contemporanee che non ammettono la trinità delle persone o l'unicità di Dio. Visione mormonica

I Mormoni non sostengono la dottrina trinitaria. Ciò è evidente da alcuni passi presenti nel libro di Mormon, ed in Dottrina e Alleanze: « Dio il Padre Eterno, il suo Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo sono un solo Dio, infinito ed eterno, senza fine.[12] » Joseph Smith all'inizio della primavera del 1820 narra di aver visto il Padre e il Figlio e nel suo racconto spiega che sono uomini e hanno corpi di carne e ossa altrettanto tangibili quanto i nostri, ma glorificati e perfetti. Solo lo Spirito Santo è un personaggio di spirito.[13] Sempre a Joseph Smith Gesù stesso spiega che lui e il Padre sono un solo Dio: "Poiché ecco, in verità io vi dico che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uno; e io sono nel Padre, e il Padre è in me, e io e il Padre siamo uno."[14] Visione islamica

Nell'Islam, la divinità - una, unica ed eterna - si chiama in arabo Allah. Nel Corano, opera secondo l'Islam scritto lettera per lettera dallo stesso Allah, un altro nome è Rahman, parola d'origine sud-arabica che significa in arabo "misericordioso" e che, in età preislamica designava in alcune culture religiose nord-arabica (Palmirena) e sud-arabiche (Himyar) una divinità vera e propria. Allah rappresenta per questo sistema religioso l'Essere Supremo, onnipotente e onnisciente che ha creato e seguita a creare l'universo e ogni cosa in esso contenuta. Per quanto riguarda il tempo l'Islam considera che vi sia una perfetta identificazione con Dio e che, quindi, non si tratti di una sua creazione ontologicamente distinta. Dal convincimento che ogni cosa che sembra esistere, compresa la materia bruta, è in realtà pervasa dallo Spirito di Dio ne deriva che anche gli atti umani sono opera del Creatore e che l'uomo ne abbia al massimo il "possesso" più che la "proprietà", avviando una discussione estremamente ardua sui limiti dell'azione umana che potrebbero portare a una sorta di fatalismo (tutto è determinato da Dio, tutto "è scritto" da Dio nel Corano, che s'identifica nella sua parola, attributo non distinguibile e diverso dall'Essere supremo e che dunque è eterno a parte ante e a parte post). A Dio non è possibile contrapporre in alcun modo un principio del male perché questo porterebbe a una concezione dualistica del mondo. Nell'Islam, che è monistico, lo spazio riservato al maligno (Shaytān, Iblīs) è estremamente ridotto e quasi insignificante e la stessa natura "di fuoco" del diavolo non è neppure assimilabile a quella "di luce" degli angeli. Il bene è Dio e la sua la volontà e il male la negazione di Dio e il disubbidirgli. Il credente (mu'min) deve essere pertanto un muslim, ovvero un sottomesso assoluto al comando di Dio. Dio è inconoscibile dall'uomo e quello che è dato sapere di lui deriva direttamente dalla sua rivelazione testuale. Secondo l'Islam, Dio ha dato la sua prima disposizione volitiva ad Adamo che è nell'Islam primo uomo e primo profeta. Nel prosieguo delle generazioni il tempo e l'azione talora maligna di alcuni uomini ha corrotto o falsato tale rivelazione e Dio ha per questo motivo seguitato a mandare suoi inviati e suoi profeti per riproporre l'insieme della sua volontà. Di questa lunghissima catena profetologica Muhammad (in italiano Maometto) costituisce l'ultimo anello. Dopo di lui non vi sarà più alcun inviato o alcun profeta e chiunque dovesse dichiarare riaperto il ciclo profetico si metterebbe automaticamente al di fuori di uno dei pochi dogmi islamici (come è avvenuto con la Ahmadiyya di Lahore o con i Drusi o con i Nusairi, solo per fare alcuni esempi). L'onnipotenza, l'onnipresenza, l'onniscienza di Dio si accompagnano alla sua infinita misericordia e generosità, motivo per cui non si potrà mai asserire che Dio "è tenuto" a punire i malvagi con una pena eterna mentre si può affermare che un premio eterno è stato destinato dal creatore alle Sue creature a suo totale piacimento. Un passaggio teologicamente accettato afferma pertanto che l'Inferno non sarà eterno per i musulmani ma, a rigor di logica, l'eternità della pena non si potrà presupporre e pretendere neppure per il resto dell'umanità, perché questo sarebbe porre un inammissibile limite all'onnipotenza divina. Gli attributi divini (sifāt ) coeterni ma senza che si possa alterare l'unità di Dio («né Lui né altro da Lui», affermano i teologi musulmani sunniti) sono (per quanto riguarda quelli "personali", ossia nafsiyya): la vita, la scienza, la potenza, la volontà, l'udito, la vista e la parola, cui una parte del pensiero teologico sunnita aggiunge la persistenza. La questione dell'increatezza del Corano deriva dalla polemica riguardante questi attributi, perché all'affermazione che la rivelazione era stata creata da Dio al momento della sua creazione del genere umano si contrappose la tesi vincente del hanbalismo secondo cui, essendo la rivelazione "parola di Dio" (kalimat Allāh), ne derivava una sua eternità (argomento affrontato in modo pressoché identico nell'Ebraismo per quanto riguarda la Tōrāh). Visione manicheista

Molte posizioni riconducono la lotta fra il bene e il male a una lotta fra due forze di pari livello, eterna e senza un vincitore. Questa teorizzazione è sentita in varie sophie orientali e ha avuto una dottrina densa di conseguenze nel manicheismo. Il profeta Mani, rifacendosi alle idee di Zarathustra (latinizzato in Zoroastro) che combinava elementi di monoteismo e dualismo, nella Persia del VII secolo a.C. (odierna Iran) fece molti proseliti con una dottrina che prevedeva appunto un'eterna contrapposizione fra il principio del bene e del male: Ahura Mazda e Arimane.[15] L'idea di due princìpi a fondamento dell'essere contrastava con le basi del pensiero greco, che ricercava delle spiegazioni non dicotomiche all'esistenza del male, pensando il non-essere come qualcosa di relativo e di minore, come un'inevitabile conseguenza che necessitava dell'essere-bene per esistere, mentre l'essere poteva evitare il non-essere restando Uno e tornando in sé. Visione gnostica

Gran parte delle sette gnostiche teorizzavano che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma da eoni che, nel loro complesso formavano il Pleroma. Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion Teleos (l'"eone perfetto"), Bythos (greco per "profondità"), Proarkhe (greco per "prima dell'inizio), Arkhe (greco per "inizio"). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in se un altro essere noto come Ennoia (greco per "pensiero"), o Charis (greco per "grazia"), o Sige (greco per "silenzio"). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen (greco per "potere") e la femmina Akhana ("verità, amore"). Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth, o Rex Mundi per i Catari), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l'Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all'umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma. Anche il Vangelo di Giuda, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society, menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo.[16] In un passo di tale Vangelo Gesù deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo. Gli gnostici ofiti, o naasseni, veneravano il serpente, perché, come narrato nella Genesi (3,1), era stato mandato da Sophia per indurre gli uomini a nutrirsi del frutto proibito della conoscenza per acquisire una consapevolezza almeno pari a quella del loro creatore. Visione deista

La visione deista di Dio sottintende la convinzione di poter giustificare razionalmente l'esistenza di Dio, tipo di visione diffusasi soprattutto nell'età dell'Illuminismo. Deista era per esempio Voltaire. Il deismo ritiene che l'uso corretto della ragione consenta all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa ed esauriente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Esso prescinde completamente da ogni rivelazione positiva e le si oppone, basandosi su alcuni principi elementari, primo fra tutti quello dell'esistenza della divinità come base indispensabile affermare per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità nell'universo. Il concetto alla base del deismo, quello di una divinità eminentemente creatrice, ma anche ordinatrice e razionalizzatrice, è immediatamente utilizzabile, nell'ambito della classificazione tra teoetotomie e religioni ed in ottica etnologica, per identificare questi secondi modelli rispetto alle prime. In una teoetotomia infatti la divinità non esplica solo una funzione creatrice ma anche quella di censore/supervisore etico dell'uomo. Questa modalità di intendere il profilo della divinità è una modalità contingente che si può ritrovare solo su sistemi di culto connessi con modelli sociali di tipo classistico. Il passaggio da modelli deistici a modelli teoetotomistici, corroborato da varie evidenze antropologiche, è stato invocato per spiegare il mito del peccato originale. Questa trasformazione socio culturale può essere infatti invocata per interpretare il passaggio dalla condizione anteriore alla manducazione del pomo dell'albero, detto dall'agiografo della conoscenza del bene e del male, in cui l'uomo, vivendo in contesti deistici non era in grado di sperimentare la condizione di conoscenza di eventuali gesti e scelte da intendere quale opposizione alla volontà della divinità (male) da gesti e atteggiamenti graditi alla stessa (bene). Le forme deistiche, non teoetotomistiche, non contemplano infatti alcun concetto di peccato/corruzione/impurità. Questo implica che in esse la sfera etica sia sottratta dall'ambito confessionale, di fede. L'uomo dunque non può conoscere il bene e il male. È immediata la possibilità di identificare questa valenza nel nome dato all'albero in questione. La conoscenza del bene e male, vere e proprie categorie teologiche, è infatti possibile solo in un contesto dove la divinità emani norme e leggi o principi etici a cui l'individuo si deve attenere, pena l'incorrere in sanzioni/condanne. La concezione deistica, nata in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione, intende così, mediante il solo uso della ragione, porre fine ai contrasti fra le varie religioni rivelate in nome di quell'univocità della ragione, sentita, in particolare nell'ottica dell'illuminismo, come l'unico elemento in grado di accomunare tutti gli esseri umani. Visione wiccan


Questa voce o sezione sull'argomento religione è ritenuta non neutrale. Motivo: Cosa c'azzecca inserire il culto Wicca, una nuova religione fondata nel 1954. Se si segue il principio di inserire tutte le nuove religioni abbiamo idea di quante siano? Per contribuire, partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Nella religione wiccan il Dio è la controparte maschile della Dea. Da notare come in questa religione entrambe le entità sono chiamate con la "D" maiuscola, anche se non hanno un nome proprio in quanto rappresentano le due metà dell'energia primordiale. Il Dio è infatti la forza maschile e incarna tutti gli uomini, la loro fertilità e amore. Egli è nelle foreste, nei suoi alberi secolari, nell'intricata vegetazione e negli animali selvaggi. In particolare gli animali con le corna, come il cervo e il toro, sono legati al Dio. La Dea è invece la forza femminile, da cui deriva l'universo ed è quindi anche simbolo di maternità, Essa incarna tutte le donne, la loro fertilità e amore. La Dea ha tre aspetti che corrispondono alle tre fasi della vita: Vergine, Madre e Vecchia. Questa religione è recente ma è stata costruita sulla base degli antichi miti celtici e da essi ha preso spunto. Nomi e titoli di Dio

Per approfondire, vedi le voci Nomi di Dio nell'ebraismo e Tetragramma biblico.


Evoluzione del tetragramma dall'alfabeto fenicio all'attuale ebraico Dio traduce l'ebraico El (nome anche di una divinità fenicia), Eloah, ed Elohim (grammaticalmente plurale, da cui varie ipotesi su di un politeismo originario). Si trova nei testi che lo studio filologico fa risalire alla corrente eloista del Pentateuco. La stessa radice si ritrova nell'ebraico e poi cristiano Elia e nell'attributo di Gesù come Em-anu-el (Dio-con-noi); ed anche nell'islamico Allah. A testimonianza dell'origine comune di cristianesimo, islam ed ebraismo, i loro nomi di Dio condividono la stessa origine. Il nome che appare più spesso nella Bibbia ebraica è quello composto dalle lettere ebraiche י (yod) ה (heh) ו (vav) ה (heh) o tetragramma biblico (la scrittura ebraica è da destra a sinistra). Gli ebrei si rifiutano di pronunciare il nome di Dio presente nella Bibbia, cioè י*ה*ו*ה (tetragramma biblico) per tradizioni successive al periodo post esilico e quindi alla stesura della Torah. L'ebraismo insegna che questo nome di Dio, pur esistendo in forma scritta, è troppo sacro per essere pronunciato. Tutte le moderne forme di ebraismo proibiscono il completamento del nome divino, la cui pronuncia era riservata al Sommo Sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme. Poiché il Tempio è in rovina, il nome non è attualmente mai pronunciato durante riti ebraici contemporanei. Invece di pronunciare il tetragramma durante le preghiere, gli ebrei dicono Adonai, cioè "Signore". Nelle conversazioni quotidiane dicono HaShem (in ebraico "il nome", come appare nel libro del Levitico XXIV,11) quando si riferiscono a Dio. Per tale ragione un ebreo osservante scriverà il nome in modo modificato, ad esempio come D-o. Gli ebrei oggi durante la lettura del vecchio testamento o Tanach quando trovano il tetragramma (presente circa 6000 volte) non provano a pronunciarlo. Con il tempo l'esatta pronuncia del tetragramma si è persa. La forma Yehowah è la vocalizzazione di alcuni studiosi detti masoreti che nel Medioevo produssero una versione della Bibbia vocalizzata. Da questa forma deriva l'italiano Geova, nome ora quasi esclusivamente utilizzato dai Testimoni di Geova. Nelle lingue germaniche Dio è identificato con il Bene, anche se con il tempo probabilmente è andato perso il senso comune di quest'origine etimologica; infatti, l'inglese God e il tedesco Gott hanno la stessa origine degli aggettivi good e gut ("buono" e "bene"). Nel Corano, il libro, sacro dell'Islam, l'Essere supremo rivela che i suoi nomi sono Allāh e Rahmān, resi dal termine Iddio ("il" + "Dio") nella lingua italiana. La cultura islamica parla di 99 "Bei Nomi di Dio" (al-asmā‘ al-husnà), che formano i cosiddetti nomi teofori, abbondantemente in uso in aree islamiche del mondo: 'Abd al-Rahmān, 'Abd al-Rahīm, 'Abd al-Jabbār, o lo stesso 'Abd Allāh, formati dal termine "'Abd" ("schiavo di"), seguito da uno dei 99 nomi divini. Nella letteratura

Il concetto di Dio ha dato vita a molte versioni immaginarie del Dio biblico, non sempre positive. Dante Alighieri, nel XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia con il verso 145, «L'Amor che move il sole e l'altre stelle» si riferisce a Dio. In Memnoch il diavolo della scrittrice statunitense Anne Rice, Dio è un angelo che ha creato gli altri angeli. Non sa come sia stato creato né come abbia creato la vita. Ha creato l'universo materiale e la vita sulla Terra per vedere se questo processo creerà alla fine esseri simili a lui. Nella trilogia fantasy Queste Oscure Materie di Philip Pullman, Dio (chiamato anche "Autorità") è il primo angelo ad essersi formato dalla Polvere, sebbene si spacci per il creatore dell'universo e pretenda l'adorazione da parte di tutti gli esseri viventi. Nel fumetto Spawn, Dio è il fratello gemello di Satana con cui è in lotta dall'alba dei tempi, e non è il creatore dell'universo, che è invece è l'"Uomo dei Miracoli" (chiamato anche "Madre dell'Esistenza" che in realtà è un'entità senza sesso), loro genitore. Sempre nel fumetto è l'Uomo dei Miracoli ad essersi incarnato in Gesù Cristo e non suo figlio. Dio appare nei manga Devilman e Mao Dante, ma ha un aspetto e una caratterizzazione diversa in ciascuna delle due storie. In Devilman il suo aspetto è quello di una immensa sfera di luce che appare poco tempo dopo l'attacco che i demoni sferrano al genere umano, radendo completamente al suolo la Russia, mentre in Mao Dante e nel suo remake Mao Dante Apocalypse viene descritto come un essere crudele fatto di energia pura e in grado di assumere le forme più svariate, che vaga nello spazio in cerca di mondi da sottomettere e che nella storia arriva sulla Terra all'alba dei tempi, con l'intenzione di costringerne gli abitanti a sottomettersi a lui, pena lo sterminio totale della razza umana. Note

^ Lorenzo Quilici, Roma primitiva, Roma, Newton Compton, 1979, p. 197. ^ Christian Cannuyer in L'illuminazione del defunto come ierofania della sua divinizzazione nell'antico Egitto: in Simbolismo ed esperienza della luce nelle grandi religioni. Atti del colloquio internazionale del Lussemburgo 29-31 marzo 1996. Milano, Jaca Book, 1997, pagg. 53 e segg., nota come contrariamente alle lingue indoeuropee il termine egiziano che designa complessivamente le divinità era nṯr che sembra non essere legato ad alcuna etimologia concernente la luce, anche se, continua Cannuyer citando Giamblico, l'essenza della divinità egizia era connaturata all'idea di luminosità essendo peraltro la carne degli Dei egizi costituita di oro. ^ W. Burkert, Greek Religion (La religione Greca), 182. ^ Albala-Johnson-Johnson, Understanding the Odyssey, 17. ^ Cfr. Senofonte. Memorabili I, 4. ^ «Ma la verità è diversa, o cittadini: unicamente sapiente è il Dio; e questo egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale o nulla la sapienza dell'uomo» (Platone, Apologia di Socrate, 23 a). ^ Aristotele, Metafisica, VI, 1, 1026 a, 18-22. ^ Ivi, 2-21. ^ Ivi, 30-32. ^ Aristotele, Metafisica, Laterza, Roma-Bari 1982, pp.356-358. ^ Walter Henry Nelson, Buddha: His Life and Teaching. Penguin Putnam, 1996, pagg 94-95. ISBN 1-58542-001-8. ^ http://scriptures.lds.org/it/dc/20#27/ DeA 20:27-28 ^ Dottrina e Alleanze 130:22-23. DeA 20:27-28 Vangelo secondo Giovanni 17,21-23 (Bibbia); 2 Nefi 31:21; 3 Nefi 11:27, 36. (Libro di Mormon) ^ Dal Libro di Mormon 3 Nefi cap 11 versetto 27 ^ Michel Tardieu, Il manicheismo, Giordano editore, 2009 ISBN 888691900X. ^ The Lost Gospel Bibliografia

W. Burkert, G. Arrigoni, La religione greca di epoca arcaica e classica, Jaca Book, Milano 1984 Mary Lefkowitz, Dèi greci, vite umane. Quel che possiamo imparare dai miti, a cura di G. Arrigoni, A. Giampaglia, C. Consonni, UTET Università, 2008 W. Watts Alan, Il Dio visibile. Cristianesimo e misticismo, trad. di A. Gregorio, Bompiani, 2003 Voci correlate

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