Ce l'hai nel culo: differenze tra le versioni

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{{Quote|Documenti.|L’agente della stradale ti ferma in fondo al vicolo che hai percorso contromano, a centotrenta, ubriaco come un [[Alpino|alpino]].}}
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La locuzione ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nelle teorizzazioni dei [[Gaio|gai]] [[Filosofo|filosofi]] greci, che apostrofavano gli allievi al grido di «ce l’hai nel culo», non per minacciare punizioni a seguito del mancato svolgimento dei compiti per casa, ma per illustrare loro, alla lettera, il contenuto della seguente ora di attività didattica. [[Platone|Platone]] riferisce che [[Socrate|Socrate]] proruppe in un affranto «ke l'ho in kulo» quando fu avvisato che la bevanda che gli avevano portato in [[Carcere|carcere]] non era chinotto. Se ancora non siete convinti, ostinati zucconi, vi ricordo che la scritta «ce l’avete in culo» campeggiava cubitale sui fianchi del cavallo di [[Troia_(citt%C3%A0)|Troia]], senza peraltro che questo insospettisse gli ottusi indigeni.
La locuzione ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nelle teorizzazioni dei [[Gaio|gai]] [[Filosofo|filosofi]] greci, che apostrofavano gli allievi al grido di «ce l’hai nel culo», non per minacciare punizioni a seguito del mancato svolgimento dei compiti per casa, ma per illustrare loro, alla lettera, il contenuto della seguente ora di attività didattica. [[Platone|Platone]] riferisce che [[Socrate|Socrate]] proruppe in un affranto «ke l'ho in kulo» quando fu avvisato che la bevanda che gli avevano portato in [[Carcere|carcere]] non era chinotto. Se ancora non siete convinti, ostinati zucconi, vi ricordo che la scritta «ce l’avete in culo» campeggiava cubitale sui fianchi del cavallo di [[Troia_(citt%C3%A0)|Troia]], senza peraltro che questo insospettisse gli ottusi indigeni.
[[File:Vecchia Prostituta.jpg|right|thumb|L'Antica Troia.]]
[[File:Vecchia Prostituta.jpg|right|thumb|L'Antica Troia.]]
L’arcano modo di dire ebbe vasta fortuna anche presso gli antichi [[Romani|romani]]: meno famoso del celebre «tu quoque», che [[Cesare|Cesare]] proferì a seguito delle 23 pugnalate che lo uccisero, fu il motto «in culum habeo» che lo stratega mormorò subito prima dell’attentato, alla vista dell’allegra comitiva di congiurati che si gettava su di lui brandendo le armi. La colonna <del>Troiona</del> Traiana ci insegna poi che, mentre i [[Gladiatore|gladiatori]] esclamavano «morituri te salutant» al principio della pugna, i [[Caccia_al_cristiano|martiri cristiani]] sospiravano «ce l’abbiamo nel culo» alla vista delle fiere che avrebbero addentato le loro carni nell’[[Colosseo|Anfiteatro Flavio]]. Secondo alcuni storici a lui contemporanei, [[Cicerone|Cicerone]] avrebbe fatto circolare un’edizione del suo '''«De bello Pompeiano»''' in cui, al pié d’ogni pagina, sarebbe stato riportato l’adagio «’o tien’ ‘n cul’, Pompe’», ma purtroppo nessuna delle copie originali è giunta in nostro possesso. Alcune cronache popolari, infine, sostengono che il testo della melodia che [[Nerone|Nerone]] intonava durante l’incendio dell’[[Roma|Urbe]]<ref>Tanto per menarla, va precisato che furono davvero i cristiani ad incendiare Roma, e non Nerone. Lo fecero cercando di incolpare l’imperatore (e ci sono riusciti, visto che sono duemila anni che ci raccontano ancora la cazzata per cui Nerone avrebbe dato fuoco a Roma), e cercando di sobillare la popolazione, sotto la guida del famigerato [[San_Pietro|Pietro Bin Laden]]. Figuriamoci se Nerone, che aveva il potere di fare [[quel cazzo che gli pareva]]{{citnec}}, aveva bisogno del pretesto di un incendio per demolire un po’ di case e fare spazio alla sua domus aurea.</ref> recitasse «adesso ce l’avete nel culo, cristiani di merda», ma anche in questo caso non sono disponibili documenti originali a suffragio della tesi.
L’arcano modo di dire ebbe vasta fortuna anche presso gli antichi [[Romani|romani]]: meno famoso del celebre «tu quoque», che [[Cesare|Cesare]] proferì a seguito delle 23 pugnalate che lo uccisero, fu il motto «in culum habeo» che lo stratega mormorò subito prima dell’attentato, alla vista dell’allegra comitiva di congiurati che si gettava su di lui brandendo le armi. La colonna <del>Troiona</del> Traiana ci insegna poi che, mentre i [[Gladiatore|gladiatori]] esclamavano «morituri te salutant» al principio della pugna, i [[Caccia_al_cristiano|martiri cristiani]] sospiravano «ce l’abbiamo nel culo» alla vista delle fiere che avrebbero addentato le loro carni nell’[[Colosseo|Anfiteatro Flavio]]. Secondo alcuni storici a lui contemporanei, [[Cicerone|Cicerone]] avrebbe fatto circolare un’edizione del suo '''«De bello Pompeiano»''' in cui, al pie' d’ogni pagina, sarebbe stato riportato l’adagio «’o tien’ ‘n cul’, Pompe’», ma purtroppo nessuna delle copie originali è giunta in nostro possesso. Alcune cronache popolari, infine, sostengono che il testo della melodia che [[Nerone|Nerone]] intonava durante l’incendio dell’[[Roma|Urbe]]<ref>Tanto per menarla, va precisato che furono davvero i cristiani ad incendiare Roma, e non Nerone. Lo fecero cercando di incolpare l’imperatore (e ci sono riusciti, visto che sono duemila anni che ci raccontano ancora la cazzata per cui Nerone avrebbe dato fuoco a Roma), e cercando di sobillare la popolazione, sotto la guida del famigerato [[San_Pietro|Pietro Bin Laden]]. Figuriamoci se Nerone, che aveva il potere di fare [[quel cazzo che gli pareva]]{{citnec}}, aveva bisogno del pretesto di un incendio per demolire un po’ di case e fare spazio alla sua domus aurea.</ref> recitasse «adesso ce l’avete nel culo, cristiani di merda», ma anche in questo caso non sono disponibili documenti originali a suffragio della tesi.