C'è

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« C'è, non so se mi spiego... »
(Bimbo/Bimbaminkia su perla di elevata saggezza da elargire nel giro di qualche secondo)
« C'è, voglio dire... »
(Bimbo/Bimbaminkia su perla di elevata saggezza elargita qualche secondo prima)
« C'è, raga, dai! »
(Bimbo/Bimbaminkia su gruppo di scimmie che non hanno colto la perla di elevata saggezza)
« C'è, io non lo so... »
(Bimbo/Bimbaminkia su presa di coscienza che il gruppo di scimmie a cui si rivolge non ce la può fare)

C'è è un avverbio [a volte usato anche come aggettivo, verbo(Presente singolare di cessere) o sostantivo] di grande effetto che pare aver preso piede nella lingua itagliana.

Storia

Tra le possibili origini di tale espressione si annovera l'antico fenicio "cih owè", la cui interpretazione più probabile pare essere "non riesco a credere che le cose stiano nei termini in cui me le stai/state descrivendo", o anche l'azteco "cyquatl o tzepopoqè", traducibile all'incirca come "addirittura", ma quella oggi più accreditata fa risalire l'etimologia a un'antichissima espressione ominide, ritrovata nelle pitture rupestri, che suonerebbe "ciò è" e che si ritiene corrispondesse alla locuzione "vale a dire".
La riscoperta di un modo di dire così antico è da attribuire a un gruppo di filologi italiani che, non condividendo l'eccessivo proliferare di espressioni poco significative che oggi sono considerate far parte della lingua del futuro, hanno trovato negli idiomi degli avi un nuovo vocabolario da cui attingere per portare l'umanità verso il vero progresso.

Avvertenze

Come tutte le espressioni meno conosciute, si deve porre grande attenzione perché l'utilizzo in taluni contesti può essere inappropriato o addirittura errato.
Seguono esempi di espressioni da evitare:

  • Oggi non c'è vento.
  • C'è il dottore?
  • Ehi, c'è troppo sale nel sugo!