C'è: differenze tra le versioni

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'''C'è''' è un avverbio, a volte usato anche come aggettivo, a volte come forma verbale in qualità di presente singolare di ''cessere'', a volte come sostantivo, di grande effetto che pare aver preso piede nella lingua [[Itagliano|itagliana]]. Molti gggiovani scrivono ''c'è'' al posto di ''cioè''.
'''C'è''' è un avverbio, a volte usato anche come aggettivo, a volte come forma verbale in qualità di presente singolare di ''cessere'', a volte come sostantivo, di grande effetto che pare aver preso piede nella lingua [[Itagliano|itagliana]].


== Storia ==
== Storia ==
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Seguono esempi di espressioni da evitare:
Seguono esempi di espressioni da evitare:
*Oggi non c'è vento.
*Oggi non c'è vento.
*C'è Gigi?
*C'è il dottore?
*E la cremeria?
*Ehi, c'è troppo sale nel sugo!
*Ehi, c'è troppo sale nel sugo!
*Hai visto? C'è Guevara!
*Hai visto? C'è Guevara!

Versione delle 17:18, 28 mag 2011

« C'è, non so se mi spiego... »
(Bimbominkia su perla di elevata saggezza da elargire nel giro di qualche secondo)
« C'è, voglio dire... »
(Bimbominkia su perla di elevata saggezza elargita qualche secondo prima)
« C'è, raga, dai! »
(Bimbominkia su gruppo di scimmie che non hanno colto la perla di elevata saggezza)
« C'è, io non lo so... »
(Bimbominkia su presa di coscienza che il gruppo di scimmie a cui si rivolge non ce la può fare a capire)
« Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è! »

C'è è un avverbio, a volte usato anche come aggettivo, a volte come forma verbale in qualità di presente singolare di cessere, a volte come sostantivo, di grande effetto che pare aver preso piede nella lingua itagliana.

Storia

Tra le possibili origini di tale espressione si annovera l'antico fenicio "cih owè", la cui interpretazione più probabile pare essere "non riesco a credere che le cose stiano nei termini in cui me le stai/state descrivendo", o anche l'azteco "cyquatl o tzepopoqè", traducibile all'incirca come "addirittura", ma quella oggi più accreditata fa risalire l'etimologia a un'antichissima espressione ominide, ritrovata nelle pitture rupestri, che suonerebbe "ciò è" e che si ritiene corrispondesse alla locuzione "vale a dire".

La riscoperta di un modo di dire così antico è da attribuire a un gruppo di filologi italiani che, non condividendo l'eccessivo proliferare di espressioni poco significative che oggi sono considerate far parte della lingua del futuro, hanno trovato negli idiomi degli avi un nuovo vocabolario da cui attingere per portare l'umanità verso il vero progresso.

Avvertenze

Come tutte le espressioni meno conosciute, si deve porre grande attenzione perché l'utilizzo in taluni contesti può essere inappropriato o addirittura errato.

Seguono esempi di espressioni da evitare:

  • Oggi non c'è vento.
  • C'è il dottore?
  • Ehi, c'è troppo sale nel sugo!
  • Hai visto? C'è Guevara!
  • C'è mento?
  • C'è Ramica?
  • C'è Stino?
  • C'è Rino?
  • C'è Lando!
  • C'è Rume!
  • Rino, c'è Ronte?
  • C'è Retta?
  • C'è Knorris?
  • C'è Triolo? No, ma c'è Donia!
  • C'è Nerentola?
  • Uh! C'è Lino!
  • Con c'è pire.

Vocalizzi correlati