Anna Comnena

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia denuclearizzata.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Una vetrata rappresentante Anna Comnena.

Anna Comnena (o Cummena) fu una principessa, monaca e storiografa protobizantina con tendenze bolsceviche.

Gioventù a Costantinopoli

Nata tra il X e il XII secolo a Costantinopoli, Anna era la figlia del pastore protestante Alessio Comneno/Cummeno e della principessa ungaro-unno-cipriota-ostrogota Irene Dukas. Cresciuta in una corte viziosa dedita alla pratica del silicio e alla masturbazione orgiastica, Anna ebbe come istitutrice la Marescialla di Francia, che le insegnò le Sacre Scritture. Anna ampliò ben presto la sua cultura con il TG4 di Emilio Fede. Attorno all'anno 1000, una congiura di palazzo portò al potere Alessio Cummeno, mentre la bella Marescialla venne assassinata: la sua chioma bionda fu impalata al centro della città come monito ai nobili a non ribellarsi al potere dei Cummeni. Privata della sua istitutrice, Anna studiò da autodidatta molti testi proibiti, tra cui "Confessioni di un'ereditiera" di Paris Hilton, la cui struttura sintattica fu alla base della sua opera storiografica.

Le nozze di Anna

Fino a 17 anni Anna aveva vissuto bagordamente come un'ereditiera, tra sesso, pettegolezzi, feste ed energy drink. Questo stile di vista le fu ben presto troncato dalle nozze con il bellissimo e bigottissimo conte cattolico Niceforo Briennio. Nella nuova sede in cui andò a stabilirsi con lo sposo non le fu permesso di portare l'amata cagnolina Fiocco Azzurro di Luna, che morì di stenti in una strada malfamata alla periferia di Vercelli. Estremamente delusa dalla scarsa virilità del marito, Anna gli tagliò il pene in un eccesso di follia. Erede universale dei beni di Niceforo -nel frattempo morto dissanguato-, Anna partì per una crociera ai Caraibi. Con i soldi avanzati aprì una casa chiusa a Baltimora.


La congiura di palazzo

Attorno al 1050, Alessio Cummeno morì di epilessia escatologica durante una campagna militare contro gli arabi del re Hitler II. A Costantinopoli ci furono gravi disordini, in quanto Alessio non aveva designato alcun successore al trono e l'imperatrice Irene era ricoverata sotto metadone. Si fece avanti l'arcivescovo di Costantinopoli Michele Pisello che, pur di ottenere il potere imperiale, si disarcivescoviscostantinopolizzò. Ma Anna pretendeva il potere, e lo pretendeva anche suo fratello minore Joe Cummeno, legato alla mafia siciliana, presso cui aveva fatto carriera concedendo favori e chiedendo il pizzo ai monasteri longobardi. Con il veleno, Anna fece fuori l'arcivescovo, ma fu stordita con un colpo infertole col candeliere di "Cluedo" dal fratello Joe. Quando si risvegliò, Anna capì di essere stata rinchiusa in un monastero bolscevico in Siberia.

Anna scrittrice

Allontanata dalla vita frenetica di corte, Anna si dedicò a comporre versi sacri e profani e una lunga opera storiografica in 34 volumi, "Alexiade", dedicata alla cantante di corte Alexia. Nell'opera, di eccelsa qualità letteraria, Anna metteva in luce la nobiltà d'animo della fanciulla che, per sopravvivere al duro ambiente della corte, era costretta a concedersi a molti uomini, anche contemporaneamente. Purtroppo, degli scritti di Anna ci rimangono solo due parole, "vaffanculo papà", probabilmente contenute in un epigramma profano. La fama di cui godettero le opere di Anna presso i posteri fu notevole.

La morte in monastero

Rispettata e venerata dalle monache del convento Maria Asapizaunapacescu, Anna morì in odore di santità e di acciughe andate a male in un anno imprecisato tra il 1070 e il 1200. Nel suo testamento, un encomio della sua cultura eccelsa, Anna lasciava i suoi pochi libri alla cugina Ivana Trump.