Ani DiFranco

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Angela Marie “Ani” Difranco, meglio conosciuta in Italia con lo pseudonimo di “Ani chi?!”, è una carpentiera americana.

Biografia.

Nasce a Bisonte (Nuova York) il 23 settembre 1970. Il luogo di nascita tornerà ricorrentemente a turbarla durante la sua carriera, in quanto colpevole di averla fatta nascere americana e non canadese. Il Canada, come evidente dalla bandiera, è infatti ricco degli amati alberi. Uno dei sogni di Ani diventerà costruire una baita in Canada, come dice in una delle sue più famose composizioni: “Little house in Canadà”.

Appena nata, le cade una chitarra addosso, contemporaneamente una corda parte e le arriva frustando sulla fronte. Molto perspicace, la bambina anche se rintronata dal colpo afferra l’attrezzo pensando che potrebbe tornarle utile. Non se ne separerà mai più.

Inizia subito ad usare codesto strumento in modo particolare e nel 1989, all’età di diciotto anni, decide di costruirsi una baita discografica, essendo una grande appassionata del fai da te. La battezzerà come RBR (Righteous Bait Records).

Inizia quindi a cantare nella baita e nel 1990 (dopo un precedente demo, in cui già dedicava una canzone all’edilizia, “Your house”) pubblica il suo primo album “Ani chi?!”, si trasferisce a Nuova York e vaga costruendo palchi su cui poi salire a frustare.

Visto che nella vita bisogna provare tutto, nel 1998 sposa un tecnico del suolo, salvo separarsi 5 anni dopo.

Visto che nella vita bisogna provare tutto, nel 2007 da alla luce una bambina, Speta, avuta dall’attuale compagno Gangster Napolitano (l’originale nome è dovuto al fatto che Ani dopo 3 giorni era già stufa e sosteneva di voler partorire, ogni volta che se ne usciva con questa idea, il Gangster le diceva “speta!”, e visto che è la parola che aveva sentito di più durante la gestazione, ha pensato di usarla per la bambina).


Stile musicale, testi e politica.

La musica di Ani è fin dagli esordi caratterizzata dall’uso improprio nella chitarra, le cui corde ella usa per frustare, per tale scopo le sue preferite sono quelle che vengono prodotte Da Dario.

Il suo stile, come vedremo, è cambiato nel corso degli anni.

Le tematiche, oltre che autobiografiche, sono anche politiche, e impegnate riguardo a diverse tematiche, prima fra tutte l’edilizia.


Discografia

1990 – Ani chi?!

E’ l’album d’esordio, voce e frustate. Tra le varie costruzioni, va citata “Both hands” che diventerà un classico in quanto esplicativa della mentalità frustata. Ani suggerisce che è meglio usare “both hands”, e afferma che è in grado di scrivere sulla pelle a frustate: “I’m writing graffiti on your body”.

Già da qui ricorrenti gli elementi carpentieristici ( basti citare “the slant”, chiaramente dedicata al filo a piombo). Inizia subito la simbiosi con la sua stessa creazione edilistica, elementi dell’edificio vengono usati come se fossero della persona stessa: “I am up again against the skin of my guitar, in the window of my life, looking out through the bars”.

1991 – Not so soft

Il secondo album segue la scia del primo, e Ani continua ad accompagnare il canto con le sole frustate. Come evidente da titolo, Ani sostiene che bisogna frustare più forte.

Continua la proiezione edilistica che si allarga ora anche a terzi: “You are subtle as a window pane standing in my view, but I will wait for it to rain so that I can see you”.

Iniziano i dubbi sulle politiche edilistiche: “They build buildings to house people making money or they build bildings to make money off housing people”.

1992 – Imperfectly

Non ancora soddisfatta delle frustate, Ani decide di allargare il piano terra e inizia ad usare anche altri attrezzi.

Terzo passo, anche gli elementi naturali diventano edilizi: “ The sky is just a little sister tagging along behind the buildings trying to imitate their grey”. “In or out” vuole sfatare la polemica tra coloro che ritengono che la porta sia dentro l’edificio e coloro che invece pensano che vada considerata ancora fuori. La risposta di Ani fondamentalmente è: ma chissenfrega, lasciatemi andare a cena!

In “I’m no heroine” Ani rivendica il contributo femminile nel mestiere di carpentiere, argomento a lei sempre caro: “some guy designed this room I’m standing in, another one built it with his own tools, who says I like right angles these are not my laws these are not my rules”. Da questo momento farà in modo che in ogni edificio che costruisce gli angoli non siano mai di 90°. Ci ricorda inoltre l’importanza delle frustate “I’m breaking strings and other things playing hard”.

1993 – Puddle Dive

Tema di questo album sono le perdite d’acqua, Ani impara a riparare anche qualche tubatura.

Ancora la simbiosi che si eleva allo spirito: “The windows of my soul are made of one way glass don’t bother looking into my eyes”.

1993 – Like I said

Ani va a fare un giro nelle prime baite che aveva costruito per ricordarsi com’erano fatte.

1994 - Out of Ranch

Album che esplora il mondo esterno alla sua baita, out of ranch appunto. “Building and bridges”, canzone di apertura, è una dichiarazione d’amore al legno, in contrasto con le costruzioni in cemento che vede fuori dalla sua abitazione. Il legno, secondo la carpentiera, è più sicuro del cemento in quanto maggiormente elastico: “what doesn’t bend breaks” .

1995 – Not a pretty girl

La carpentiera tira fuori il fedele metro e decide in “Worthy” che si può usare anche sulle persone per costruire meglio: “Give me your vertical your horizontal lines I want to take each of them bend them to fit mine”

1996 – Dilate

Ani decide di stravolgere ogni regola edilizia, sconfinado quasi nel paranormale. Vuole costruire edifici le cui pareti non abbiano più una consistenza fissa, ma siano in grado anche di dilatarsi. Non paga, vuole anche che l’edificio non stia in un solo luogo, ma possa muoversi di propria iniziativa. Ne nasce una baita in cui la stessa carpentiera ha difficoltà a muoversi: “ I wake up in the night and I don’t know where the bathroom is and I don’t know what town I’m in or what sky I am under”. Ad ogni modo pare che Ani riesca infine a viverci: “I learn every room long enough to make it to the door and then I hear click shut behind me and every key works differently”.

La sperimentazione quindi continua, raggiungendo livelli impensati: “We’re in a room without a door and I am sure without a doubt they’re gonna wanna know how we got in here and they’re gonna wanna know how we plan to get out”.

1997 - Living in clip

Ani decide di giocare a nascondino nelle baite che ha costruito.

1998 – Little spastic castle

Come immaginerete, il titolo è riferito all’insolita costruzione che Ani si era fatta in testa, il titolo inizialmente doveva essere “Little spastic blue castle”, ma poi si è preferito semplicemente fare il bootleg azzurro. La carpentiera sta sperimentando nuove costruzioni con la sua chioma (alcuni dicono con l’aiuto dell’allora giovane parrucchiera Silva) e l’album è proprio un inno a tali capigliature: “and the little spastic castle it’s a surprise every time”. In codesto album Ani decide anche di sperimentare coi materiali, e abbandona temporaneamente il legno per provare a costruire una baita di vetro (Glass House), lanciando un sondaggio per sapere di che materiale sono fatte le case degli altri: “Tell me, what is your house made of?”.

Troviamo qui inoltre l’immagine edilisticamente più romantica di Ani: “And I realized that night that the hall light which seemed so bright when you turned it on is nothing compared to the dawn which is nothing compared to the light which seeps from me while you’re sleeping cocooned in my room”.

1999 – Up up up up up up

Album composto in una baita a sei piani.

Vi troviamo espliciti riferimenti alle costruzioni, tra cui il “ She crawls out on a limb and begins to build her home”.

1999 –To the teeth (fino al tetto)

Ani decide di salire in soffitta e dal lucernaio farsi un giro sul tetto.

In “Freakshow” apre una considerazione sulle costruzioni mobili, utilizzando come esempio i tendoni del circo.

2001 – Revelling/Reckoning

In questa baita bifamiliare, troviamo altri riferimenti alle sperimentazioni edilistiche: “and I’m up and I’m out cuz I’m bouncing off the walls” (Ain’t that the way), “You find out that the road ahead is painted on a wall” (So what).

Torna anche la simbiosi: “She leaded out the twenty-fifth floor window of her reply”, “I’m looking for my door key but you are my porch light” (School night).

2002 – So much shouting, so much laughter

Live in cui la carpentiera ripercorre il frutto di tanta costruzione e del grande numero di frustate (responsabili del so much shouting di cui lei ovviamente rideva)

2003 – Revolver

Album rivoluzionario, in cui Ani racconta un momento di vita casalinga, di come ha cioè tentato di uccidere una falena con una Revolver. Ani racconta tutto il procedimento, il caricamento della pistola, i vari colpi, gli agguati (si veda ad esempio “Serpentine”, in cui tenta di strisciare vicino all’animale) etc.

Da sottolineare sicuramente la canzone ononima, “Revolver” appunto, in cui Ani canta “I’m trying to revoooolveeer!” e ad un certo punto si mette anche ad urlare dalla disperazione. Come immaginerete, la falena è viva, infatti se ne sta tranquilla sulla copertina dell’album. Ani all’epoca non capì che, lungi dall’usare armi da fuoco, le sarebbe bastato strappare con precisione una corda in modo che la frustata tagliasse in due perfette metà la falena.

Alla fine Ani accetta la falena e le da il benvenuto con “Welcome to:”

In “Here for now” la carpentiera fa ancora notare come l’utilizzo migliore della chitarra sia quello di frustare: “You know you need your instrument, but does your instrument need to be miked?”.

2004 - Educated guess

Album dedicato al fai da te. Ani decide di provare a costruire una baita tutta da sola, dall’abbattimento degli alberi, alla scelta degli assi, a ogni singolo chiodo piantato e vite avvitata. Scava le fondamenta, costruisce i pilastri e ogni cosa fino al tetto.

2005 – Knuckle down

Dopo aver sperimentato costruzioni dotate di vita propria, Ani decide di tornare a vivere in una baita le cui dimensioni non cambiano, e riscopre la facilità con cui può trovare il bagno, nonchè il risparmio energetico connesso: “And you walk through your house without turning on lamps sure of the angle from door to table from table to staircase sure of the number of steps seven to the landing two to turn right then seven more sure you will stroll serenely on the moving walkway of memory across you bedroom and collapse with a sigh onto your bed”.

2006 – Reprive

Compare sulla copertina di questo album un acero, la cui foglia è il simbolo del vicino Canada, sognato come paese natale da Ani per la qualità dei legni che vi crescono.

2007 - Cannon

Così intitolato dalla carpentiera ben sapendo che i suoi estimatori avrebbero pensato che si fosse fumata qualcosa per riproporre le sue vecchie baite invece di costruirne di nuove. Unica differenza, il nuovo arredamento di alcune costruzioni.

2008 - Red letter year

Nella canzone che da il titolo a questo album, la carpenitiera balla attorno alla baita usando qualsiasi cosa per fare musica. Pianta anche qualche albero in “Way tight”, ed infine decide di costruire una baita a forma di atomo.


EPs

1996 – More joy, less shame

Chiaramente dedicato alle frustate.

1999 – Little spastic castle remixes

Variazioni sulla pettinatura.

2000 – Swing set

Un set per il fai da te.