La lingua napoletana, detta dialetto napoletano dai revisionisti filo-savoiardi, è un idioma antichissimo usato a Napoli come l'italiano, più dell'italiano, spesso al posto dell'italiano.
Nato molti secoli addietro da un'orgia tra greco, italiano, spagnolo e francese, il napoletano ha origini molto antiche. Abbiamo testimonianze del suo uso già in alcuni scritti del 1510, quando Ferdinando II d'Aragona respinse un attacco dell'esercito invasore:
L'Università, croce e delizia di tutti i neodiplomati che credono che le loro fatiche siano finite con il liceo, è una nobile istituzione che serve per rimandare di qualche anno la disoccupazione; come dice la parola stessa, si contrappone alla multiversità risultando molto più noiosa di quest'ultima. Nata lo stesso anno in cui Giulio Andreotti ottenne la patente di guida, attrae stormi di giovani studentesse vogliose di laurearsi e di giovani rampolli vogliosi di giovani studentesse. Di tanto in tanto fornisce anche insegnamenti utili su come confezionare aeroplanini di carta, rollarsi una canna o farsi dei palloncini soffiando nei preservativi.
Le prime istituzioni paragonabili a università furono certamente l'Accademiaplatonica e il tíasosaffico, in cui non si studiava un granché ma si praticava l'omosessualità come non ci fosse un domani.
Con immigrato stupratore si intende un uomo possibilmente nero, giallo o a puntini viola, che viene o eiacula nel paese dei balocchi per stuprare le donne bianche infedeli. Secondo gli ultimi studi di settore, gli immigrati stupratori sarebbero in Italia circa 3 milioni e ducentomila.
L'immigrato stupratore affronta viaggi lunghissimi e pieni di insidie. Alcuni di loro partono dal Vietnam, altri dalla Mongolia Cisalpina, altri da paesi con nomi buffi e impronunciabili, come ad esempio la Grmnldhryvwkrutrlandia ma tutti, nelle loro peripezie, sono sostenuti dal desiderio sordo, cieco e muto di violentare la donna bianca dalle grosse poppe bianche.
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