Vincenzo Monti

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Vita

Monti nell'atto di osservare un nudo di sua madre

Vincenzo Monti, detto Lo Storpio, può essere considerato uno dei più importanti neoclassici italiani. Nacque nel 1754 ad Alfonsine, paesello sperduto invaso dalle mucche vicino Ferrara. Fu, quindi, di provenienza umile, infatti fin da piccolo si occupava della mungitura delle mucche per aiutare la propria famiglia.

Purtroppo riesce ad accedere alla cultura. Studia dapprima a Faenza e successivamente a Ferrara. Sin da giovane apprende e pratica l'arte del cortigiano di corte, detto più comunemente "lecchino del re".

La sua vita si distingue in tre periodi:

- Il primo periodo è quello più rozzo, detto romano, dove si trova, appunto, a Roma ed elogia il papa. Critica l'illuminismo, infatti tra lui e Goldoni si accese una forte disputa conclusasi con la sodomizzazione del povero Monti che fu legato ad una ruota di carro e gli furono date 100 frustate sui testicoli. Da quel giorno la sua vita cambiò.

- Il secondo periodo è quello milanese-illuministico. Tutto ebbe inizio dopo essersi trasferito a Milano, con l'avvento della presa al potere da parte di Napoleone. In questa seconda fase inizia a criticare il papa, il quale era troppo vecchio per soddisfare i suoi intensi bisogni sessuali, e si volge dalla parte di Napoleone, che invece era molto vigoroso, e quindi dalla parte dell'illuminismo. Già in questa fase possiamo notare il suo carattere fondamentale che alcuni definiscono "eccezionale trasformismo" che si può tradurre in "eccezionale paraculismo".

- Nel terzo periodo, quello milanese-asburgico, con la caduta di Napoleone e il ripristino del controllo su Milano da parte degli Asburgo, Monti pensa bene di leccare il culo a quest'ultimi iniziandoli a celebrare. Nonostante abbia tradito Napoleone, pare che esso per vendetta nell'ultimo contatto avuto con Montale gli abbia sfondato le natiche.

Quindi il suo essere di paraculo-lecchino ormai è evidente in tutto il suo splendore.

Opere

File:Monti si masturba.gif
Monti nell'atto di masturbarsi

Particolari meriti che gli possiamo attribuire sono, ad esempio, la traduzione dell'Iliade, che però pare gli studenti usino più come carta igienica o legna da ardere che come libro.

Scrisse numerose opere, tra cui la più importante è: "Pel giorno onomastico per la mia donna Teresa Perclere (o Perclitoride)". Monti nella sua opera ce la descrive anche fisicamente dicendo che possiede una barba grigia candida lunga fino alla pancia (anch'essa molto pelosa) e ci dice che avesse le unghie dei piedi incarnite, gialle, e sporche di muffetta.

Importante da notare è come sia ideologicamente opposto a Parini (in effetti Monti, per esempio, era a favore dei matrimoni tra omosessuali, che anche Virgilio e Dante approvavano).

Muore di fame nel 1828 in solitudine in una caverna poiché vi era rimasto bloccato a causa di un crollo del terreno.

Anche se oggi gli studenti non lo adorano come Dante, però, gode comunque di un cospicuo numero di omaggi tra cui possiamo citare:

« Perchè lo ricordiamo ancora? Tanto non serve a nulla »
(Citazione da Giovanni Peruviani)
« Vorrei che Monti fosse ancora vivo, così posso ucciderlo di persona »
(Citazione da Pippo Salvio)