Utente:Mei lanfang/Sandbox: differenze tra le versioni

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*poteva sputare dal balcone sui passanti
*poteva sputare dal balcone sui passanti
*poteva guardare la Tv fino a tardi
*poteva guardare la Tv fino a tardi
*poteva giustiziare la moglie se gli era venuta a noia
*poteva credersi un grande artista nessuno avrebbe potuto affermare il contrario
*poteva credersi un dio in terra perchè [[Dio]] non l'avrebbe contraddetto



Ma soprattutto poteva farsi le leggi a proprio favore per favorire i propri interessi, un atto vergognoso che per fortuna oggi non accade più.
Ma soprattutto poteva farsi le leggi a proprio favore per favorire i propri interessi, un atto vergognoso che per fortuna oggi non accade più.

Versione delle 23:52, 20 gen 2010

File:Pergamena sulla rivoluzione francese.png
« Chiunque abbia un reddito annuo superiore ai 50.000 euro può considerarsi a rischio. »
(Robespierre)
« Salute, scuola, lavoro, stipendio. Diritti di tutti! »
(Guglielmo Epifani e Paul Marat al concerto del 1 Maggio 1789)
« Libertà! LIBERTÀ!!! »
(Robespierre in punto di morte, imitando magistralmente William Wallace)

"Rivoluzione francese" è un film ambientato nel 1789 e diretto da Maximillien Robespierre. Questo film ebbe molto successo nel diciottesimo secolo, tanto che americani e inglesi non si trattennero dal produrre numerosi plagi.

Rivisitazione moderna del film, con commenti del regista e teste scene tagliate.

La trama è molto intricata, la sceneggiatura sempre adrenalinica e le inquadrature sempre toccanti e significative. All'epoca vinse 3 Golden Globe, 6 Premi Oscar e 1 Ghigliottina d'oro.

Poichè l'ultima pizza al cloruro d'argento, in cui questo prezioso documento era conservato, fu mangiata da un gruppo di soldati affamati durante la seconda Guerra Mondiale, per la prima volta nella storia Nonciclopedia in collaborazione con l'Istituto Luce, si propone di ricostruirne la trama basandosi sugli appunti originali dei registi stessi.

Il clima politico e intellettuale: capitolo 1

Il controproducente Luigi XIV, una vacca da monta ben vestita.

Le principali ragioni che hanno portato a una rivoluzione sono queste:

  • l'apogeo della borghesia che svolgeva un ruolo fondamentale nell'economia dell'epoca.
  • un debito pubblico pari a quello del Burkina Faso, aumentato da leggi molto intelligenti, considerato che le classi privilegiate (nobiltà e clero) non erano obbligate a pagare e anzi potevano visitare le casse dello stato "come se fossero a casa propria" (cit. Luigi XIV).
  • la scarsità di cibo negli anni immediatamente precedenti la rivoluzione; non è che ci fosse proprio la fame, ma per le strade di Parigi la gente apparecchiava la tavola pure per mangiarsi le unghie.
  • l’intelligente scelta di aiutare gli americani nella Guerra di indipendenza americana, un aiuto non richiesto e di cui gli americani non avevano bisogno. Famosa la frase del colonnello Pickup nel 1795: "nonostante l’aiuto della Francia, abbiamo vinto."

Iniziamo ad elencare i fatidici antefatti a cui fatalmente seguirono i deliranti avvenimenti del 1789.

Il balordo Luis XIV, che, nonostante si occupasse più delle sue scarpine di seta che della gestione dello stato, non era completamente decelebrato, per liberarsi da quei ficcanaso dei nobili e dar sfogo alle sue manie di grandezza, affidò la gestione dello stato alla borghesia, arricchitasi fornendo prostitute e denaro ai nobili, che, da idioti qual'erano, furono segregati in quel bordello fuoriporta di Versailles, in cui svolgevano impieghi impegnativi come svegliare il re o fargli il bidet. All'inizio la nobiltà tardona fu molto contenta di questa rilassante situazione, ma quando, sotto Luis XV, si rese conto che in realtà la borghesia li stava superando sia nella stima dei regnanti che nel patrimonio, e quindi gliela stava mettendo nel "secondo altare di Venere" (cit. Sade, "le 120 giornate di Sodoma"), iniziò a digerire male la cosa e a elaborare un macchiavellico tiro che colpisse il re proprio al centro delle sue eleganti brache di seta.

Il regista ha voluto evidenziare con quest'introduzione quanto i nobili fossero asserviziati al potere e quanto i borghesi fossero scaltri e fighi.

Giustappunto questi ultimi, ormai ricchissimi, si erano stufati di rifornire i festini tenuti da quegli insolventi beoti di Versailles, e, da bravi arrivisti che erano, iniziarono a desiderare un'alleanza con quei cialtroni dei nobili. L'alleanza non solo gli avrebbe fatto dimenticare i giorni passati a vendere limonata lungo il fetido Senna, ma avrebbe consentito di spazzare via quell'inetto del Roi Soleil e, in qualche maniera, di appropriarsi dell'intera Francia per utilizzarla a proprio uso e consumo. In sintesi la borghesia alzò la testa dal fango per iniziare a fare i porci comodi loro.

Come tutte le vere alleanze, anche questa si nascose all'ombra della teoria. Inizialmente, furono semplici borghesucci come Voltaire e Diderot ad avanzare proposte sessantottine di monarchia illuminata, ma la risposta non tardò ad arrivare anche dalla fazione nobiliare, in seno alla quale si distinse Marquis de Sade, dissoluto pendaglio da forca, che propugnava la creazione di una repubblica-bordello in cui vigesse come prima regola prostituzione delle mogli. Quest'ultimo personaggio apparteneva all'organizzazione segreta S.O.D.O.M.A.R.I (Segretissima Organizzazione Dispensatrice di Morte Ai Re Inetti), guidata da protettori di donnine allegre e nobili gottosi, fra i quali Maurice de L'isle de l'Ane, Il principe du Futre, Lapo Elkann, etc.

Prove generali per la rivoluzione. Marat, a capo del corteo, si ribella al Mulino Bianco, che genera malcontento nei lavoratori.

In alcune scene del film si lascia intendere che il comitato SODOMARI fosse solo una cricca di molestatori sessuali atta ad abusare di Marie Antoinette.

Inserto: il re nella società del '700 (prefazione di Gianni Moretti, grattatevi le palle)

« Nel film "rivoluzione francese" il re non rappresenta solo un re, ma un Re! L'attore non rappresenta un ruolo, ma un comportamento intrinseco alla società dell'epoca che si manifesta tramite la capacità espressiva dell'interprete che si immedesima nel Re quanto meglio possa fare e in modo non superficiale ma relativamente impegnato in base alla caratterizzazione dinamica del personaggio (inteso come "ruolo" e non come "figura metateatrale") nel susseguirsi delle diverse vicende contigue e 'sti grancazzi. »
(Gianni Moretti)

Fare il Re era un mestiere molto ambito, assieme a quello di calciatore di serie A. Il re guadagnava cifre enormi, stratosferiche tutte esentasse insomma il re aveva entrate paragonabili oggi a quelle di un idraulico.

Al Re era concesso tutto, persino pretendere la maiuscola anche se non c'entra una ceppa. Facendo esempi verosimili riguardo le concessioni fatte al re, annoveriamo i seguenti privilegi:

Dura la vita da aristocratico: tutto il giorno di corsa, a pranzo un panino al volo... E ora? Non ci vedo più dalla fame!
  • poteva vestirsi con abbinamenti orrendi, nessuno glielo avrebbe mai fatto notare
  • poteva non lavarsi i denti per mesi, nessuno gli avrebbe mai rinfacciato il suo ciato al metanolo
  • poteva dire qualunque cazzata nessuno lo avrebbe mai contraddetto
  • poteva giocare a qualunque gioco senza saperne le regole, lo avrebbero fatto vincere comunque
  • poteva mettere ai ceppi qualche stronzo impenitente se non lo lasciava vincere
  • poteva fare la guerra a qualcuno che gli era antipatico
  • poteva allontanare un commensale noioso e farlo giustiziare per intrattenere gli ospiti
  • poteva muoversi di una sola casella in tutte le direzioni
  • poteva girare in moto senza casco
  • poteva scorreggiare in ascensore e dare sempre la colpa ad un altro, anche quando era solo
  • poteva dire le famose frasi: “guardie, arrestatelo!” e “Che sia giustiziato all’alba”, frasi che tutti noi abbiamo sognato di dire almeno una volta nella vita.
  • poteva rientrare tardi la sera
  • poteva salire sui mezzi pubblici senza biglietto
  • poteva rinascere o poteva scegliere di non morire
  • poteva sputare dal balcone sui passanti
  • poteva guardare la Tv fino a tardi
  • poteva giustiziare la moglie se gli era venuta a noia
  • poteva credersi un grande artista nessuno avrebbe potuto affermare il contrario
  • poteva credersi un dio in terra perchè Dio non l'avrebbe contraddetto


Ma soprattutto poteva farsi le leggi a proprio favore per favorire i propri interessi, un atto vergognoso che per fortuna oggi non accade più.

L'inizio di una gran presa per il culo

"Smettetela con le offerte, il mio parrucchino non è in vendita."

A questo punto giunto, la telecamera si introduce nelle stanze dei regnanti, i quali iniziano a discorrere preoccupati del comportamento dei nobili, i quali quella mattina si erano rifiutati di lucidare le scarpette al re. Dopo altre scene di intenso amore saffico, Marie Antoinette giunge alla soluzone: anullerà tutti i debiti dei nobili con la borghesia nel campo della prostituzione. Ma l'asse nobile-borghese, definito da alcuni storici "l'asse mediocre.istituzionale", non aspettava che l'ennesimo decreto idiota del re per defenestrarlo come un babbuino.

La voce si diffonde per le piazze, e un magistrale wide-shot ci mostra i borghesi riuniti in assemblea davanti a Versailles, con tanto di cartelli "L'amore si paga", "Fate i regnanti, non i puttanieri" e "Nobili nel porcile! Borghesi al potere!".

Naturalmente tutto ciò era stato preventivamente architettato dai SODOMARI, i quali, rispondendo alla tendenziosa dichiarazione di U. Bosseur: "Noi l'abbiamo più duro di voi, nobili dallla braghetta corta!", richiesero attraverso un manipolo di nobili-fantoccio la convocazione degli Stati Generali. Il re e la regina acconsentono volentieri alla richiesta, cogliendo l'occasione per riposarsi della fatica di non governare, mentre in un atmosfera da festa bacchica nobiltà, clero e borghesia, decidono di silurarli.

La presa della Bastiglia

« 15 Luglio...sarà un’altra pallosa giornata del cazzo! »
(Dal diario di Re Luigi XVI)

La Presa della Bastiglia è squisitamente sintetizzata in pochi e futuristici shot, in cui quattro automi vestiti da braccianti abbattono la rocca pietra dopo pietra. Dopo di ciò, il film documenta la sadica incarcerazione dei regnanti, in seguito ad un loro tentativo di fuga alle Bahamas con il loro areostato a reazione animale. In un intermezzo alla Godard, il regista Robespierre, regista e protagonista del film, esprime tutto il suo disprezzo affettando pose ultramorali degne del Maresciallo Rocca.

Riportiamo qui di seguito la sceneggiatura originale di questo capitolo gentilmente concessaci dal regista in cambio di una torta di mele.

STO CARICANDO LA SCENEGGIATURA...


La moda della ghigliottina: the real side of the revolution

La gigliottina catturava spesso e volentieri l'attenzione del pubblico.
« Adesso credo che funzioni alla perfezione...mi serve un volontario! »
(Robespierre a proposito della ghigliottina)

Il capitolo seguente di questo immenso lungometraggio vede lo stesso Robespierre protagonista, che racconta il suo periodo di governo con veridicità assoluta: la sua ghigliottina funziona alla perfezione, taglia teste come burro e spacca in 4 il capello.

Nella realtà probabilmente questo apparecchio si inceppava spesso e aveva bisogno di ingenti dosi di olio cigolante, o in alcuni casi si bloccava a metà strada a causa dei parrucconi smisurati dei condannati a morte, che dovevano essere comunque soppressi individualmente, poichè dotati di vita propria, in seguito all'asorbimento di una parte del poco cervello del loro deceduto possessore.

Le scene più veritiere riguardano sez'altro le tranquille partite di bridge nella bisca clandestina tenuta nelle carceri parigine dall'ex-regina con gli altri detenuti, prima di morire impalata per il buco del sedere sulla parabola della casa del regista, che non riusciva a sintonizzarsi sul canale della televendita di Ghigliottine sottocosto .

Robespierre dunque non esita a documentare accuratamente le torture eseguite da Maria Antonietta su coloro che perdevano a carte, per dimostrare che, nonostante lui tagliasse teste dalla mattina alla sera, le regine sono tutte delle isteriche che, attraverso il sadismo, tentano di dar sfogo alle loro manie di protagonismo.

In queste scene "crude", il regista ha utilizzato accessori originali e autentici. Per rendere ancora più veritiera la situazione, gli attori sono stati torturati e uccisi sul serio, tanto che la 'Metro Goldwin Cicisbeo', che ha prodotto il film, ha dovuto aspettare lo stabene papale prima di commercializzarlo. Fra gli strumenti utilizzati riscontriamo

  • La vergine di norimberga;
  • Lo schiacciapollici;
  • Lo schiaccianoci, che stringeva sullo scroto fino a che il prigioniero non avesse acquistato un impeccabile falsetto;
  • Il dilatatore anale;
  • Il lubrificante all'acido muriatico;
  • Una sedia elettrica con uno schermo sintonizzato ventiquattro ore al giorno sul "grande cicisbeo", primitiva versione del Grande Fratello;
  • La frusta a nove code;
  • Molte altre meraviglie e prodigi della tecnica, troppe da elencare.

Dopo le sequenze spatter, vi è una nuova interruzione della narrazione filmica da parte del regista, che esprime le sue doglie d'amore in un videomessaggio indirizzato al suo infido ex amante, il marchese de Sade. Riportiamo qui il suo melanconico soliloquio, interrotto dall' intempestivo arrivo del marchese:

STO CARICANDO LA SCENEGGIATURA...

Robespierre in mezzo a quindici bambole gonfiabili parlanti con le fattezze del Divinmarchese, disteso su un divano leopardato e con un cocktail in mano:

- Robespierre: “Oh! Me tapino! qual malvento porta via la felicità del mio cuore.. e del mio culo, DivinMarchese, al cui confronto vano è lo splendore di femminee carni.. al tuo pari non è la gogna o la ghigliottina, e il sangue non più erige il mio sesso retrattile... Oh! Virtù che hai lasciato la Francia! Oh! Ragione che hai lasciato questa mente! oh! Grande, enorme itifallo che lasciasti orfano l'oscuro altare di Venere, sempre incensato da fecali profumi! Oh! Morte!”

Entra De Sade, fa cenno alle bambole di stare zitte e pizzica Robespierre sulla natica destra.

- Robespierre: “Amor mio!”
- De Sade: “Smettetela ordunque con codesto lamentarsi! Dovreste narrare la rivoluzione! Amor mio, io non vi amo... tornate alla macchina da presa e non più i dardanelli scassate con il vostro retorico soliloquiare... Che il vostro film sta divenendo divertente quanto 'La corazzata Potemkin'!”

Robespierre sviene, troppo colpito dal grave insulto. Il marchese esce dopo avergli rubato il portafogli e le bambole, che utilizzerà per far fronte a tutte le pene di morte comminategli.


Morte del capo e fine della festa

"Ve lo giuro, quell'erba non è mia!"
« Alla vostra destra: Napoleone, campione imbattuto dei pesi corti. Alla vostra sinistra: Robespierre, quel figlio di puttana che ha mandato ad ammazzare i nostri figli. Puntate signore e signori! »
(26 luglio 1974)

Ma il nostro regista non ha affatto previsto che il film debba avere una conclusione, e quindi temporeggia, arrivando anche a inserire degli stacchi pubblicitari in cui egli in persona tenta di vendere ghigliottine da taschino. Il popolo-spettatore si fa riottoso, segretamente fomentato dai SODOMARI, che hanno deciso di eliminare il capo sia per il suo scarso talento filmico, che per riprendere la loro attività di killer delle casate reali francesi, restaurando la monarchia.

La macchina da presa viene quindi monopolizzata da questi e nelle ultime scene del film vediamo la miserrima fine dell'ex-regista, non solo giustiziato dalla sua amata ghigliottina, ma anche oltraggiato, nonostante fosse già entrato in rigor mortis, dagli spettatori, che si erano rotti gli amminnicoli del suo inutile film.

La pellicola si chiude con uno splendido cammeo di Napoleone I che, a causa della sua bassa statura, deve salire sul cadavere deturpato di Robespierre per ottenere l'attenzione del pubblico. Incantando la folla con i suoi occhi stroboscopici, ne cancella la memoria per restaurare il potere monarchico.

Il nuovo imperatore di Francia fa buon uso dei SODOMARI: li ha trasformati realmente nella "gioventù dorata" che essi proclamavano di essere, immergendoli uno per uno in colate di purissimo oro zecchino per farne dei graziosi orpelli con cui adornare pacchianissime dimore stile impero di quei villani emancipati che costituivano la nuova nobiltà di era napoleonica.