Takeshi's Castle: differenze tra le versioni

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia gemellata con la Liberia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
Nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Riga 17: Riga 17:
Seguirono sette giorni e sette notti di celebrazioni solenni, durante i quali l’Altissimo fu incensato e venerato dai colleghi, improvvisatisi chierichetti, con la scatola vuota delle mentine in bella mostra nel taschino della giacca. Tra coloro che assistettero in prima persona all’evento, il Vate selezionò il più talentuoso dei suoi apostoli, lo chiamò a sé e gli disse: ''«Ho trascritto le mie gesta in questo blocnotes, il “Codice di tac-esci-casso”. Spogliati di tutti i tuoi averi, noleggia un’Ape Piaggio col megafono e percorri le strade del mondo: racconterai a tutti quello che è accaduto e diffonderai nei cuori degli uomini la buona novella»''. La scelta era ricaduta su tale '''Misake Sokazi''', un ragazzino rachitico di origini nipponiche addetto alle pulizie, molto noto in patria e schivato da tutti sin da bambino per la sua proverbiale e potentissima capacità di calamitare la sfiga. Spogliatosi dunque del suo mocio Vileda, Misake, che non aveva fatto neanche il patentino, partì con l’Ape la sera stessa. Dopo mezz’ora, era già stato pestato a sangue da cinque [[Ronde padane|rondisti padani]], che l’avevano scambiato per un cinese, e rincorso da un branco di cani randagi. Decise quindi, saggiamente, di allontanarsi dalla città.
Seguirono sette giorni e sette notti di celebrazioni solenni, durante i quali l’Altissimo fu incensato e venerato dai colleghi, improvvisatisi chierichetti, con la scatola vuota delle mentine in bella mostra nel taschino della giacca. Tra coloro che assistettero in prima persona all’evento, il Vate selezionò il più talentuoso dei suoi apostoli, lo chiamò a sé e gli disse: ''«Ho trascritto le mie gesta in questo blocnotes, il “Codice di tac-esci-casso”. Spogliati di tutti i tuoi averi, noleggia un’Ape Piaggio col megafono e percorri le strade del mondo: racconterai a tutti quello che è accaduto e diffonderai nei cuori degli uomini la buona novella»''. La scelta era ricaduta su tale '''Misake Sokazi''', un ragazzino rachitico di origini nipponiche addetto alle pulizie, molto noto in patria e schivato da tutti sin da bambino per la sua proverbiale e potentissima capacità di calamitare la sfiga. Spogliatosi dunque del suo mocio Vileda, Misake, che non aveva fatto neanche il patentino, partì con l’Ape la sera stessa. Dopo mezz’ora, era già stato pestato a sangue da cinque [[Ronde padane|rondisti padani]], che l’avevano scambiato per un cinese, e rincorso da un branco di cani randagi. Decise quindi, saggiamente, di allontanarsi dalla città.


[[Immagine:In_viaggio.jpg|right|thumb|250px|'''Misake Sokazi I''', nel suo viaggio di stenti verso il Giappone, si prepara un pollo arrosto.]]Giunto alla barriera di Venezia-Mestre, fu colpito da un fulmine (non un fulmine qualunque, bensì un cartellone della ''Gatorade'') che distrusse il mezzo. Pur schiacciato tra le lamiere di plastica, il poveretto riuscì a venirne fuori miracolosamente illeso e si accorse che una cinquantina turisti suoi connazionali avevano assistito all’incidente e se la ridevano della grossa, al suon di hohoho e hihihi. Fu allora che il giovane Misake realizzò che il disegno divino si stava nuovamente manifestando e che la superba impresa del suo Maestro era destinata a vivere nell’eternità. Rinfrancatosi, chiese un passaggio al pullman dei gitanti giapponesi, che naturalmente l’avevano riconosciuto e gli risposero: ''“Col casso!”''. Ma Misake aveva capito che i suoi compatrioti erano, per indole, senza dubbio il popolo più ricettivo e che, se fosse riuscito a tornare nel suo paese, avrebbe potuto diffondere la buona novella con grande successo. Fortemente determinato a riuscirci ad ogni costo, entrò in un negozio di maschere. Quando ne uscì, con un paio di occhiali col nasone e i baffi, era irriconoscibile e quindi pronto a partire alla volta dell’oriente. Non riuscendo ad entrare in nessun aeroporto (le porte automatiche non lo cagavano neanche di striscio) e dopo infruttuosi tentativi di fare l’autostop (voi lo dareste un passaggio ad un tizio con naso e baffi finti?) Misake si adattò a viaggiare a piedi, con il preziosissimo blocnotes sotto l’ascella. Perseguitato dalla sfiga e sonoramente deriso da cani e porci, il nostro beniamino, col carisma di uno stecco di ghiacciolo, non riuscì a convertire nessuno alla nuova fede; in compenso però, dopo 34 anni di cammino, giunse nella sua terra d’origine.
[[Immagine:Borat vagabondo.jpg|right|thumb|250px|'''Misake Sokazi I''', nel suo viaggio di stenti verso il Giappone, si prepara un pollo arrosto.]]Giunto alla barriera di Venezia-Mestre, fu colpito da un fulmine (non un fulmine qualunque, bensì un cartellone della ''Gatorade'') che distrusse il mezzo. Pur schiacciato tra le lamiere di plastica, il poveretto riuscì a venirne fuori miracolosamente illeso e si accorse che una cinquantina turisti suoi connazionali avevano assistito all’incidente e se la ridevano della grossa, al suon di hohoho e hihihi. Fu allora che il giovane Misake realizzò che il disegno divino si stava nuovamente manifestando e che la superba impresa del suo Maestro era destinata a vivere nell’eternità. Rinfrancatosi, chiese un passaggio al pullman dei gitanti giapponesi, che naturalmente l’avevano riconosciuto e gli risposero: ''“Col casso!”''. Ma Misake aveva capito che i suoi compatrioti erano, per indole, senza dubbio il popolo più ricettivo e che, se fosse riuscito a tornare nel suo paese, avrebbe potuto diffondere la buona novella con grande successo. Fortemente determinato a riuscirci ad ogni costo, entrò in un negozio di maschere. Quando ne uscì, con un paio di occhiali col nasone e i baffi, era irriconoscibile e quindi pronto a partire alla volta dell’oriente. Non riuscendo ad entrare in nessun aeroporto (le porte automatiche non lo cagavano neanche di striscio) e dopo infruttuosi tentativi di fare l’autostop (voi lo dareste un passaggio ad un tizio con naso e baffi finti?) Misake si adattò a viaggiare a piedi, con il preziosissimo blocnotes sotto l’ascella. Perseguitato dalla sfiga e sonoramente deriso da cani e porci, il nostro beniamino, col carisma di uno stecco di ghiacciolo, non riuscì a convertire nessuno alla nuova fede; in compenso però, dopo 34 anni di cammino, giunse nella sua terra d’origine.


Il Giappone era rimasto proprio come se lo ricordava: un paese dedito al bon ton e alle costruzioni di carta, assoggettato al regime feudale, al capitalismo, a [[Godzilla]] e a [[Moira Orfei]]. I giapponesi trascorrevano la propria vita tra le 38 ore di lavoro quotidiane e il deprimente rituale del [[The|tè]]. Insomma, una società perfetta, pronta ad accogliere il ''“tac, esci casso!”''.
Il Giappone era rimasto proprio come se lo ricordava: un paese dedito al bon ton e alle costruzioni di carta, assoggettato al regime feudale, al capitalismo, a [[Godzilla]] e a [[Moira Orfei]]. I giapponesi trascorrevano la propria vita tra le 38 ore di lavoro quotidiane e il deprimente rituale del [[The|tè]]. Insomma, una società perfetta, pronta ad accogliere il ''“tac, esci casso!”''.
Riga 25: Riga 25:
Il ''“tac, esci casso!”'' si diffuse rapidamente, dapprima come alternativa ai sistemi di tortura convenzionale in uso nei servizi segreti giapponesi, in seguito come vero e proprio fenomeno culturale, sociale e di costume. Completamente ignorata fino a pochi decenni fa in tutto il resto del globo terraqueo, in Giappone questa tecnica meditativa ha riscontrato un incredibile numero di proseliti, con l’adesione di fatto del 100% della popolazione nipponica (neonati ed anziani compresi). Dalla sua introduzione ad opera dell’ormai leggendario ''Misake Sokazi I'', la pratica è stata perfezionata dalla sua linea diretta di successori (nati per partenogenesi… che trovasse una femmina è francamente impensabile) ed ampiamente differenziata per soddisfare le perversioni dei giapponesi, notoriamente [[sadico|sadici]] e [[emo|masochisti]].
Il ''“tac, esci casso!”'' si diffuse rapidamente, dapprima come alternativa ai sistemi di tortura convenzionale in uso nei servizi segreti giapponesi, in seguito come vero e proprio fenomeno culturale, sociale e di costume. Completamente ignorata fino a pochi decenni fa in tutto il resto del globo terraqueo, in Giappone questa tecnica meditativa ha riscontrato un incredibile numero di proseliti, con l’adesione di fatto del 100% della popolazione nipponica (neonati ed anziani compresi). Dalla sua introduzione ad opera dell’ormai leggendario ''Misake Sokazi I'', la pratica è stata perfezionata dalla sua linea diretta di successori (nati per partenogenesi… che trovasse una femmina è francamente impensabile) ed ampiamente differenziata per soddisfare le perversioni dei giapponesi, notoriamente [[sadico|sadici]] e [[emo|masochisti]].


[[Immagine:tipico_concorrente.jpg|right|thumb|250px|Tipica scena di un tipico concorrente in una tipica puntata del '''Momiamazo''']]Anche ai giorni nostri, milioni di giapponesi istruiti secondo il ''“tac, esci casso!”'', sentono l’irrefrenabile impulso di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e mentale: in ogni azienda, asilo nido, scuola, ospedale, negozio di intimo e macelleria del paese, i giapponesi mettono in pratica i preziosi insegnamenti, ne traggono godimento e si allenano in vista dell’evento principe della settimana. Si tratta del popolarissimo '''Tac-esci-casso Memorial''', più comunemente detto '''Momiamazo''', trasmesso in mondovisione per il sollazzo di tutta l’umanità: è una particolare variante del [[suicidio di massa]], nella quale la pratica del ''“tac, esci casso!”'' si esprime alla massima potenza.
[[Immagine:tipico concorrente Takeshi's Castle.jpg|right|thumb|250px|Tipica scena di un tipico concorrente in una tipica puntata del '''Momiamazo''']]Anche ai giorni nostri, milioni di giapponesi istruiti secondo il ''“tac, esci casso!”'', sentono l’irrefrenabile impulso di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e mentale: in ogni azienda, asilo nido, scuola, ospedale, negozio di intimo e macelleria del paese, i giapponesi mettono in pratica i preziosi insegnamenti, ne traggono godimento e si allenano in vista dell’evento principe della settimana. Si tratta del popolarissimo '''Tac-esci-casso Memorial''', più comunemente detto '''Momiamazo''', trasmesso in mondovisione per il sollazzo di tutta l’umanità: è una particolare variante del [[suicidio di massa]], nella quale la pratica del ''“tac, esci casso!”'' si esprime alla massima potenza.


==Il Momiamazo==
==Il Momiamazo==

Versione delle 10:36, 30 mag 2009

Template:Infocorretta

Pavel Nedved, seguace del tac, esci casso!, nelle giovanili del Vergate sul Membro.

Il Tac,-esci-casso! (in giapponese “風雲!たけし城”) è una tecnica di meditazione zen molto diffusa in Giappone, che consiste nel provocare il dolore a sé stessi e l’ilarità nel prossimo, al fine di raggiungere la felicità interiore. Comunemente accostata alle scuole buddhiste giapponesi, dove è notoriamente praticata da millemila anni, ha in realtà nobili origini venete.

La genesi

Narra la leggenda che tutto ebbe inizio il ventordici di ottembre dell’anno prossimo.

Secondo le sacre scritture, in una delle sue pause dalla meditazione, il Vate aveva inserito una banconota da 0 € in un infido distributore automatico. Invece di erogare le mentine richieste, unica debolezza del Santissimo, il distributore (secondo alcuni vangeli apocrifi, ignobilmente sabotato da Gaetano) rimase imperturbabile. A lungo gli occhiali del Sommo Vate si specchiarono sui led luminosi della macchina, in un silenzio tombale interrotto solo da quel cazzo di rumore lì, fino a che il nostro eroe, in uno dei suoi rarissimi momenti di collera, decise di scaraventarsi con tutta la sua forza bruta e la sua innata turpiloquenza contro l’indistruttibile avversario. Il combattimento durò mesi interi, durante i quali l'Alfiere della bestemmia continuò a dedicarsi alla meditazione, riprendendo il duello contro la macchina nelle pause caffè. I ripetuti attacchi fisici e verbali sferrati dal nostro eroe, perennemente infruttuosi, suscitavano il riso dei suoi acerrimi nemici, che tutt’attorno lo irridevano, sostenendo a turno gli striscioni e scandendo “DIS-TRI-BU-TO-RE, PAM-PAM-PAPAM-PAM!”, mentre due stagisti, per distrarlo, sbattevano le porte urlando e incollando fogli.

Un gruppo di puriste giapponesi nella rievocazione del XII Tac, esci casso! Memorial.

La leggenda vuole che nell’atto conclusivo della tenzone, scaraventando l’ennesimo superbo punio sulla macchina, il Vate provocò in questa un fatale attimo di esitazione, che portò alla discesa nell’erogatore di una confezione di tic tac. Il nostro eroe si lasciò andare a un “Dio Bubù!” di trionfo, ma il caso volle che in quel preciso istante la scatolina si andasse ad incastrare, uscendo solo per la prima metà (tic). Fu allora che, in preda alla collera più sfrenata, il Sommo Vate pronunciò la frase fatidica, che provocò la caduta delle tic tac e la leggendaria vittoria: “tac, esci casso!”, locuzione che ancora oggi ricorda la mirabile impresa e, per estensione, la violenta ed esilarante pratica meditativa che la determinò.

Misake I e la buona novella

Seguirono sette giorni e sette notti di celebrazioni solenni, durante i quali l’Altissimo fu incensato e venerato dai colleghi, improvvisatisi chierichetti, con la scatola vuota delle mentine in bella mostra nel taschino della giacca. Tra coloro che assistettero in prima persona all’evento, il Vate selezionò il più talentuoso dei suoi apostoli, lo chiamò a sé e gli disse: «Ho trascritto le mie gesta in questo blocnotes, il “Codice di tac-esci-casso”. Spogliati di tutti i tuoi averi, noleggia un’Ape Piaggio col megafono e percorri le strade del mondo: racconterai a tutti quello che è accaduto e diffonderai nei cuori degli uomini la buona novella». La scelta era ricaduta su tale Misake Sokazi, un ragazzino rachitico di origini nipponiche addetto alle pulizie, molto noto in patria e schivato da tutti sin da bambino per la sua proverbiale e potentissima capacità di calamitare la sfiga. Spogliatosi dunque del suo mocio Vileda, Misake, che non aveva fatto neanche il patentino, partì con l’Ape la sera stessa. Dopo mezz’ora, era già stato pestato a sangue da cinque rondisti padani, che l’avevano scambiato per un cinese, e rincorso da un branco di cani randagi. Decise quindi, saggiamente, di allontanarsi dalla città.

Misake Sokazi I, nel suo viaggio di stenti verso il Giappone, si prepara un pollo arrosto.

Giunto alla barriera di Venezia-Mestre, fu colpito da un fulmine (non un fulmine qualunque, bensì un cartellone della Gatorade) che distrusse il mezzo. Pur schiacciato tra le lamiere di plastica, il poveretto riuscì a venirne fuori miracolosamente illeso e si accorse che una cinquantina turisti suoi connazionali avevano assistito all’incidente e se la ridevano della grossa, al suon di hohoho e hihihi. Fu allora che il giovane Misake realizzò che il disegno divino si stava nuovamente manifestando e che la superba impresa del suo Maestro era destinata a vivere nell’eternità. Rinfrancatosi, chiese un passaggio al pullman dei gitanti giapponesi, che naturalmente l’avevano riconosciuto e gli risposero: “Col casso!”. Ma Misake aveva capito che i suoi compatrioti erano, per indole, senza dubbio il popolo più ricettivo e che, se fosse riuscito a tornare nel suo paese, avrebbe potuto diffondere la buona novella con grande successo. Fortemente determinato a riuscirci ad ogni costo, entrò in un negozio di maschere. Quando ne uscì, con un paio di occhiali col nasone e i baffi, era irriconoscibile e quindi pronto a partire alla volta dell’oriente. Non riuscendo ad entrare in nessun aeroporto (le porte automatiche non lo cagavano neanche di striscio) e dopo infruttuosi tentativi di fare l’autostop (voi lo dareste un passaggio ad un tizio con naso e baffi finti?) Misake si adattò a viaggiare a piedi, con il preziosissimo blocnotes sotto l’ascella. Perseguitato dalla sfiga e sonoramente deriso da cani e porci, il nostro beniamino, col carisma di uno stecco di ghiacciolo, non riuscì a convertire nessuno alla nuova fede; in compenso però, dopo 34 anni di cammino, giunse nella sua terra d’origine.

Il Giappone era rimasto proprio come se lo ricordava: un paese dedito al bon ton e alle costruzioni di carta, assoggettato al regime feudale, al capitalismo, a Godzilla e a Moira Orfei. I giapponesi trascorrevano la propria vita tra le 38 ore di lavoro quotidiane e il deprimente rituale del . Insomma, una società perfetta, pronta ad accogliere il “tac, esci casso!”.

La scuola giapponese

Il “tac, esci casso!” si diffuse rapidamente, dapprima come alternativa ai sistemi di tortura convenzionale in uso nei servizi segreti giapponesi, in seguito come vero e proprio fenomeno culturale, sociale e di costume. Completamente ignorata fino a pochi decenni fa in tutto il resto del globo terraqueo, in Giappone questa tecnica meditativa ha riscontrato un incredibile numero di proseliti, con l’adesione di fatto del 100% della popolazione nipponica (neonati ed anziani compresi). Dalla sua introduzione ad opera dell’ormai leggendario Misake Sokazi I, la pratica è stata perfezionata dalla sua linea diretta di successori (nati per partenogenesi… che trovasse una femmina è francamente impensabile) ed ampiamente differenziata per soddisfare le perversioni dei giapponesi, notoriamente sadici e masochisti.

Tipica scena di un tipico concorrente in una tipica puntata del Momiamazo

Anche ai giorni nostri, milioni di giapponesi istruiti secondo il “tac, esci casso!”, sentono l’irrefrenabile impulso di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e mentale: in ogni azienda, asilo nido, scuola, ospedale, negozio di intimo e macelleria del paese, i giapponesi mettono in pratica i preziosi insegnamenti, ne traggono godimento e si allenano in vista dell’evento principe della settimana. Si tratta del popolarissimo Tac-esci-casso Memorial, più comunemente detto Momiamazo, trasmesso in mondovisione per il sollazzo di tutta l’umanità: è una particolare variante del suicidio di massa, nella quale la pratica del “tac, esci casso!” si esprime alla massima potenza.

Il Momiamazo

Il testo originale del “Codice di tac-esci-casso”, conservato nel museo del popolo di Sokazi City, ha subìto molte integrazioni e rivisitazioni nel corso dei secoli, per adattarsi all’evolversi della società ed oltre ad essere tutt’ora considerato una pietra miliare della pedagogia giapponese, è il testo alla base del Momiamazo. Durante queste manifestazioni di estasi collettiva, i partecipanti praticano le discipline più diffuse e popolari, quali:

  • gettarsi a capofitto contro porte chiuse
  • farsi colpire con palle da bowling di 2 metri di diametro, massi, ecc.
  • restare immobili durante i terremoti
  • fare il tiro alla fune con tori, trebbiatrici, ecc.
  • sfidare lottatori di sumo
  • lanciarsi a peso morto da una liana contro un muro di cemento armato
  • fare il salto con l’asta in un lago… (tutti veri)

Nel seguente video, una classica puntata di Momiamazo commentata da un sadico nazista.

Tipico palinsesto di una puntata di Momiamazo

Le prove:

  • Knock Knock=“L’ultimo richiuda le porte”: i concorrenti sfondano le porte e l’ultimo, armato di scotch biadesivo, le richiude.
  • Honey Comb Maze=L’uscita impossibile: labirinto inventato dall’imperatore Makuko IV, talmente complesso che non si sa se sia mai stato finito, perché chi è entrato per verificare non è mai tornato indietro.
  • Walk The Tlank= “L’asse del male”: commemora l’imperatore Kanushiro quarto, che conquistò la Korea facendo un doppio sei con i dadi rossi.
  • Wipe Out=“Surf service del dolore”: Dedicato a Hirako Kurisawa, eroico surfista che decise di uscire durante il maremoto del ’58, le cui gesta sono documentate nel film biografico ‘L’imbecille’
  • Rice Bowl Down Hill=“La ciotola”: il nome di un talent show condotto sulla tv giapponese di Faburo Frizzi, i concorrenti scartati finiscono nella ciotola delle tigri dello zoo di Nagasaki.
  • Sumo Rings=“Tutto sumato…”: si ispira al sumo, nonostante sia in atto una campagna anti-sumo che costringe a scrivere sulle magliette ‘Donne incinte: il sumo nuoce alla salute tua e del tuo bambino’.
  • Blueberry Hill=“Non c’è niente da ribes”. Creato in laboratorio incrociando i metodi di tortura medioevali con l’innocuo un-due-tre-stella.
  • Velcro Fly= “Muro contro muro”. Scontro tra gli imperatori Muro e Muro II, vinse Muro e i sudditi gli regalarono un armadio a muro.
  • Bridge Ball=“Mettete palloni nei vostri cannoni”. Inventato dall’imperatore Uttstock, dopo aver assunto un cocktail di sostanze psicotiche come assistente personale.
  • The Dragon Lake="L’ultima volta che vedremo questo gioco": Infatti dopo anni di onorata carriera, sarà ritirato dal mercato, per lasciare il posto a giochi ancora più dolorosi.
  • Karaoke=“Canta che trapassa”: Ispirata alla storia dell’imperatore Afono IV, che a causa dell’incantesimo di una fattucchiera fu condannato a cantare per tutta la vita la canzone “C’è una boa nella canoa” di Andrea Mingardi. Le finaliste vincono una riga sulla fiancata della macchina.
  • Show Down= ...la pagina del manuale che conteneva le informazioni per questo gioco è precipitata da un aereo su un’isola misteriosa, ha stretto amicizia con una palla del Bridge Ball e le ha dato un nome.

I concorrenti più famosi:

  • Ayuko Rakato: fa la rubacuori nel reparto cardiologia dell’ospedale di Kyoto.
  • Okushiro Fereri: faceva la cassiera, ma grazie a un reality ha imparato a cantare come se avesse ingoiato un bambino col singhiozzo.
  • Yuma Yuma Ye: ha 32 anni e si trasforma in un razzo missile.
  • Tettona Tettoni: fa l’assicuratrice di kamikaze.
  • Megami Energumena: ha 32 anni e sa recitare la Divina Commedia al contrario.
  • Hahora Dicena: rianimatrice per turisti in un villaggio di morti viventi.
  • Sumisiro Kimori: vende gli organi in cambio delle figurine di Volpi e Poggi.
  • Mila e Shiro Mikodi: hanno recentemente adottato Brad Pitt e Angelina Jolie.
  • Luyoko e Sariko Matzude: rapinano banche con la maschera di loro stessi.
  • Uacciu Uari e Uari: una gran bella coppia.
  • Ken e Shira Otukaki: secondo l’oroscopo di Paolo Kitsume, hanno un’affinità di coppia del -12%.
  • Kit Mi e Michael Nait: ditta per l’imbalsamazione dei cognati.
  • Satomi e Seto Ugira: commentatori delle partite di scala 40 giapponese.
  • Tezuo Stira e sua moglie Ammira: coppia dell’anno al torneo di poker di Kobe.
  • Ju e Jitsu Sakurako: per amore di lui, lei ha rinunciato alle orecchie a punta e all’immortalità.
  • Sakura e Hamtaro Vademecum: nell’intimità amano chiamarsi Infame e Bastarda.

Curiosità

  • una corrente filosofica separatista sostiene che il distributore fosse in realtà una fotocopiatrice e le caramelle una Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)