Nonsource:Pigotta e Lala Lucy a confronto. Turpiloquio sul passaggio da una cosa brutta ma utile ad una brutta e inutile. E anche scassapalle.

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L'oggetto della analisi del nostro saggio Pigotta e Lala Lucy a confronto. Turpiloquio sul passaggio da una cosa brutta ma utile ad una brutta e inutile. E anche scassapalle è l'andamento azionario dei bond argentini. In parte anche delle inutili bambolotte di pezza, ma quelle servono più a riempire il titolo astrusamente prolisso nonché pedante e un po' fatiscente che non a dare un senso a quanto segue. Anche perché, diciamocela tutta, un pupazzo che dia senso a qualcosa non lo si vedeva dai tempi della rana Kermit.

Introduzione

Aspetto tipo di un bambolotto per poter essere venduto facilmente.

Nel mondo dei pupazzi si è propensi a ipotizzare che essi debbano essere graziosi, ammiccanti, amichevoli, piacevoli per essere venduti. Un'abile azione commerciale concepì nel lontano 1988 un modo per vendere anche la bambole-cesso, quelle che non si fila di striscio, quella che "è simpatica", quella che "sei una amica", quella che "ah, se non fossi così impegnato oggi!", quella che "mi presenti tua sorella?", quella che "usciamo assieme così sembro più bella". Nacque a quel tempo, quando all'incirca il 97 % dei nonciclopediani non era nemmeno un filamento coerente di DNA[1], a quel tempo, dicevamo, viene inventata quindi la formula di malvagia attività speculativa nota come Adotta una Pigotta. Tale attività servì a vendere gli scarti del mondo dei pupazzi con una scusa di tipo umanitario. Tale abile operazione commerciale aprì la strada ad un modo di concepire i canoni dei pupazzi e dei bambolotti innovativo, a confine tra l'Art Brut e il Futurismo, tra le avanguardie e la borderline, il tutto farcito di un nauseante finto buonismo.

Tesi

La Pigotta fa schifo. E ciò è indubbio. La Lala Lucy è anche peggio.

La Pigotta

Branco di pigotte a piede libero. Il solo vederle fa venire voglia di salvare un bambino.

Le Pigotte, oggetti di una bruttezza indescrivibile ottenuti con vecchi stracci sbrindellatti recimolati dal cassonetto della raccolta indifferenziata e cuciti alla meno peggio per poter somigliare vagamente ad un bambolotto di pezza, vennero inventate dai pedofili Unicef i quali si inventarono un modo semplice semlice per far vendere tali sconcezze: l'impegno sociale. Infatti a intervalli periodici il consumatore medio italiano veniva bombardato dagli spot televisivi che lo invitavano ad acquistare una mostruosa bambola di pezza e in cambio si sarebbe aiutato un bambino del Biafra. Per rendere più credibile l'operazione si accostavano spesso gli orrendi mostriciattoli di pezza puzzolente alle foto di Sfasano, in modo da far sembrare la bambola più grossa di quanto non lo fosse in realtà. L'operazione, manco a dirlo, venne affidata ad una americana, nota broker fallita in cerca di miglior fortuna nei mercati italici, dove ripropose quella che nel suo paese d'origine solitamente veniva usata per attizzare bene il focherello del caminetto: la Rag Doll. Non il gatto, anche se quello in camino faceva pure una bella fiamma. Il nome, secondo la tradizione, in lombardo significa Bambola di pezza, in realtà venne coniato dalla stessa tizia di cui prima, Jo Garceau, che creò il neologismo Pigout fondendo i termini pig (in inglese= maiale) e gout (= gotta[2]). In pratica maiale con la gotta, con chiaro riferimento all'orripilante espressione facciale di tali mostruosità. Affinché l'esserino puzzoso, lencioso, cessoso si potesse vendere si cercò uno slogan che fosse appetibile, capibile o anche solo commestibile. Ecco i vari tentativi:

  • La Pigotta Bigotta; scartata per evitare che i non bigotti si sentissero esclusi e non l'acquistassero.
  • Pigotta la Mignotta; scartata per non urtare la sensibilità delle operanti professioniste nel settore. A tal proposito ricordiamo lo sdegno espresso da Patty Pravo nell'album La Bambola: "No ragazzo no/ tu non mi metterai/ tra le dieci bambole/ che non ti piacciono più/ oh no, oh no".
  • Pigotta e Serpotta; formula creata per interessare anche ai cultori del Barocco e della nobile arte della lavorazione dello stucco, scartata perché i cultori del Serpotta saranno circa due o tre su tutto il pianeta.
  • Pigotta mezza rotta; scartata per non offendere la sensibilità dei testicoli del consumatore medio, già fortemente provati dagli innumerevoli e pietosi spot pubblicitari in mezzo a cui si sarebbe trovato quello della bambola di stracci.

Alla fine si scelse una formula meno invasiva, uno spot che dichiarasse immediatamente le intenzioni sociali e umanitarie del prodotto, sulla scia delle numerose campagne della Pubblicità Progresso che negli anni Ottanta faceva tanto figo: l'adozione. Si scelse dunque la formula Adotta una Pigotta. Le pigotte presero ad assurgere a simbolo nazionale di solidarietà, di aiuto verso il prossimo, fratellanza-uguaglianza-libertà, aiuto sociale, perbenismo, politically correct, aiuto umanitario e tante altre caramelle. La pigotta si insinuò inesorabilmente nella memoria collettiva e assurse a immagine di bontà e di ammòre, di buoni sentimenti e in pratica divenne presto una di quelle bambole, quella che "sei troppo bella dentro. Facciamo che ti chiamo io, occhéi?".

Le Lala Lucy

L'adorabile Lala Lucy Cyrcus.

Questo idillio sembrava essere la premessa di qualcosa di bello: le bambole brutte non più emarginate, ma anche loro avrebbero avuto qualche possibilità di non rimanere sole, l'Unicef avrebbe donato ospedali, scuole e pozzi ai bambini del terzo mondo, Patty Pravo avrebbe smesso di girar come fosse una bambola e tutti sarebbero vissuti felici e contenti. Le premesse c'erano. Ma era un idillio destinato a finire presto. La crisi in Argentina spinse i discendenti dei nostri emigranti[3] a riconcepire il proprio sistema economico, partendo da zero: eliminando la dipendenza dalle banche, autofinanziando i propri progetti di risollevamento economico, abolendo le tasse per i poracci affinché l'economia girasse davvero, aiutando le famiglie e i giovani i quali hanno iniziato a costituire il perno economico della nazione. E l'Argentina è così diventata la terza potenza economica mondiale dopo Bill Gates e i Teletubbies. Ma questa situazione mise in ginocchio gli speculatori statunitensi, quei poveri, ma poooooveri banchieri che erano riusciti così bene a mettere in ginocchio la nazione sudamericana di cui prima. Per risollevare i destini di questi poveri, ma pooooooveri, ma pooooooooooooveri banchieri, ridotti ormai a barboni stracciosi e lenciosi, si sarebbe dovuto provvedere in tempi rapidi, poiché iniziavano ad essere davvero pietosi.

Casualmente accadde. I bambini di questi banchieri, talmente al lastrico da costituire un lastricato, vennero aiutati con le pigotte fatte in Italia: con i fondi ottenuti dalla vendita delle pigotte si comprarono loro i beni di primissima necessità, come il Suv, l'IPhone, l'IPad2, la bambola gonfiabile e la piscina Jacuzzi. La pigotta dunque sbarcò in America insieme a Fievel, il quale la rosicò per ricavarcisi la tana. Gli speculatori furono come folgorati da questa intuizione: una bambola brutta, ma di un valore sociale molto alto, avrebbe risollevato i loro destini. Essi quindi presero gli stracci di cui erano rivestiti, li cucirono alla male e peggio per ottenere qualcosa che vagamente somigliasse ad una bambola e visti i risultati decisero di far prostituire la propria moglie per far fare il lavoro a qualche professionista. Sempre americano, quindi il risultato non è che fosse proprio migliore. Il loro prodotto giunse in Italia, paese dove tutto era cominciato, a quasi vent'anni di distanza, nei tempi della più felice infanzia del 97 % dei nonciclopediani medi[4].

Nacquero le Lala Lucy, ossia Lucia Lala, pupazzi di stoffa bruttissimi, pietosi, mostruosi e, sopra ogni altra cosa, inutili. Se le pigotte infatti avevano una certa utilità sociale in quanto il ricavato dalla vendita delle mostruose pupazzole di pezza veniva devoluto in beneficenza, con le Lala Lucy si spogliano questi obbrobri della loro valenza umanitaria e diventano solo l'ennesimo prodotto di infima qualità, di pessimo aspetto, realizzato con colori tossici e materiale scadente (nonché ancora tana per il topino Fievel) venduto smerciato e reso indispensabile da campagne pubblicitarie assillanti, martellanti e snervanti. Ma, essendo ormai la pigotta simbolo di bontà e atto caritatevole e cristiano, tutto ciò che le somiglia riesce a far leva sull'immaginario collettivo e ad attirare all'acquisto. In pratica brutta, orripilante, inutile e pure priva di scopo sociale.

Sperimentazioni

Per dimostrare la nostra tesi abbiamo condotto diversi test sulle due bambole di stracci, per misurarne resistenza, tossicità e bruttezza.

Antitesi

La Lala Lucy fa schifo. E ciò è indubbio. La Pigotta pure, ma almeno ha uno scopo sociale.

Altro da dire come antitesi non ci sarebbe, se non il fatto che a differenza delle pigotte quantomeno le Lala Lucy sono prodotte in serie, oltre ad avere dei modelli speciali da collezione come la Lala Lucy Sbrodolina, la Lala Lucy falapupù, la Lala Lucy investigatore, la Lala Lucy speciale Halloween. Quest'ultima, ci domandiamo ancora con timore e spavento, che aspetto possa mai avere.

Sintesi

La Pigotta fa schifo. E ciò è indubbio. La Lala Lucy è anche peggio.

Note e bibliografia

Sì, perché siccome è un saggio, li mettiamo insieme.

  1. ^ Del restante 3 % non lo erano i propri genitori.
  2. ^ Malattia del metabolismo purine, ossia relativo al sistema renale, ovvero... eddai, quando si piscia sangue!
  3. ^ Vedi ad esempio la telenovela Terra Nostra, inconfutabile prova che l'Argentina è figlia dell'Italia.
  4. ^ Il restante 3 % costituito dai genitori di quelli più giovani.
  • Kermit, Larana Ai miei tempi - miscellanea di ricordi e altra fuffa di cotone e gommapiuma, edizioni Il Pupazzo, Marianettopoli, 2004
  • Io, Pigotta - Manuale su come rendere la propria vita di pezza a uno straccio, Bambolotti editrice, 2008
  • Lucy, Lala, kiss my ass - Mille modi per fottere il prossimo con le sue stesse mani, Fuffa corporation, Americaland 2012

Vedi anche