Missione di pace all'estero

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Con la dicitura missione di pace all'estero si intende, in quella Grande Potenza Mondiale che è l'Italia, una spedizione militare con fini propagandistici umanitari, rivolta:

  1. a convincere le altre Grandi Potenze, quelle vere, che ci siamo anche noi nel nostro piccolo (come se le Grandi Potenze si lasciassero infinocchiare così facilmente) e
  2. a convincere l'italiano medio che l'Italia è, dopotutto, una Grande Potenza Mondiale, e in quanto tale, può permettersi tranquillamente di spendere cifre folli per mandare i propri soldati in giro per il mondo.

Questo instilla negli italiani un forte senso di soddisfazione e di orgoglio: ciascuno di noi, pagando un po' di tasse, può dare il suo contributo alla pace mondiale!

Storia

Le origini

Le origini di tale pratica si fanno risalire al conte Camillo Benso di Cavour, all'epoca primo ministro del Regno di Sardegna, che insistette presso Francia e Gran Bretagna per poter partecipare alla Guerra di Crimea del 1853-56, che queste potenze stavano combattendo contro la Russia. Venne così inviato un corpo di spedizione di 15.000 bersaglieri, che però non ebbe occasione di mettere in mostra tutto il proprio valore (forse a causa dei soliti francesi invidiosi, che temevano che le loro truppe sfigurassero al confronto con le nostre). Nonostante questo però, l'iniziativa poteva ben dirsi un successo: si era infatti riusciti a far crepare ben 1300 soldati di colera e addirittura 16 (sedici!) in combattimento, ottenendo cosi un gran numero di martiri a sostegno della causa italiana, la quale iniziò così la sua trionfale scalata alla classifica dei paesi che hanno perso il maggior numero di guerre.
A cavallo tra Otto e Novecento si collocano invece le missioni umanitarie in Somalia, Eritrea e Libia; una menzione speciale va all'avventura etiopica, grazie alla quale il nostro amato Paese balzò definitivamente alla prima posizione della suddetta classifica, accrescendo enormemente il prestigio nazionale. Infatti presso Adua nel 1896 l'Italia riuscì, non solo nell'ardua impresa di farsi sconfiggere in battaglia da una banda di africani scalzi, ma addirittura si fece battere grazie ad armi e munizioni fabbricate e vendute dall'Italia stessa al Negus d'Etiopia.

Il Novecento

L'8 settembre del 1943 si arrivò all'apoteosi: dopo una serie di missioni volte a pacificare vari paesi indubbiamente bisognosi dell'aiuto italiano, come l'Albania, la Grecia e la Jugoslavia (oltre a quella in Russia, alla quale non ci si poteva certo esimere dal partecipare, vista la vicinanza geografica tra i due paesi), gli eserciti che si trovavano in queste zone, oltre che nella Madrepatria, fecero ciò che, per l'inesperienza dell'epoca, non era riuscito a Caporetto: semplicemente si dissolsero, svanirono come neve al sole sotto gli occhi esterrefatti dei tedeschi che cercavano di rastrellarli. Ancora una volta la superiorità italica era stata affermata.
Negli ultimi anni le missioni di pace stanno vivendo una nuova giovinezza, con le spedizioni in Kosovo, Libano, e soprattutto in Iraq: qui i carabinieri si offrirono di aiutare gli iracheni prestandosi come nemico comune contro cui coalizzarsi abbandonando i propri sanguinosi conflitti interni). Non dimentichiamo infine la missione in Afghanistan, che ha contribuito ad aumentare notevolmente la produzione di oppio nel paese, dopo che quei bacchettoni proibizionisti dei Talebani l'avevano stupidamente limitata.
È così che a piccoli passi ci avviciniamo lentamente verso la tanto sospirata Pace Mondiale...