Corno: differenze tra le versioni

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{{citazione|Chuck Norris non capisce un corno.|Dio|Dio credendo di non essere ascoltato da Chuck Norris, un istante prima di essere raggiunto da un misterioso calciorotante|Musica Crastica Oggi}}
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{{citazione|AHIA!!!|Dio|Sempre Dio...un attimo dopo... |Musica Crastica Oggi}}





Versione delle 01:49, 29 giu 2007

« Chuck Norris non capisce un corno. »
(Dio)
« AHIA!!! »
(Dio)


Il corno (per la precisione il corno francese) è uno strumento musicale presente nelle orchestre e nelle bande. Esso appartiene alla classe degli aerofoni, in particolare alla famiglia degli ottoni, strumenti di metallo suonati facendo simpatiche pernacchiette dentro un affare detto “bocchino”, ed è costituito da un groviglio di tubi la cui disposizione è legata alle leggi del caos (teorizzate dal fisico ungherese Ambarab A.C.C. Koccò) che termina con un ampio orinatoio. La sua stessa forma genera una delle principali caratteristiche del corno: la casualità. È infatti risaputo che non è possibile prevedere quale nota esca dallo strumento, se non attraverso pratiche di divinazione legate a culti animisti e rituali rivolti all’antica divinità egizia Ra (Così era un tempo chiamato Chuck Norris, l’Unico, il Solo, il Superbo. Egli infatti SA TUTTO VEDE TUTTO SENTE TUTTO, e tra le altre cose è stato anche 1° corno solista dell’orchestra sinfonica dell’Universo). Alcuni mentitori affermano che una volta hanno sentito un corno intonato: STRONZATE! Il corno non può essere accordato per propria natura di strumento aleatorio e stocastico. La posizione del corno in orchestra è il più lontano possibile da tutti. Il timbro del corno è molto versatile: è infatti in grado di creare atmosfere pastorali, campestri, rupestri, pecoresche, ma può anche descrivere scene eroiche, gotiche, doriche, ioniche e corinzie. Molto più spesso non fa nessuna delle due cose, e fa semplicemente cagare. Il necessario complemento timbrico al suono del corno è dato dal ruttofono, o meglio, al ruttofono segue il bassotuba che introduce il corno; in pratica si ottengono un rutto e due pernacchie.


Il cornista

I suonatori di questo strumento sono detti cornisti, termine di origine araba che significa “coloro che mettono le corna” (da non confondere con i “cornuti”, che invece il corno se lo pigliano in culo) e sono particolarmente riconoscibili in orchestra poiché sono gli unici che si guardano attorno con aria smarrita e con lo strumento poggiato sulle gambe durante l’esecuzione, chiedendo ai loro vicini quante battute devono attendere prima di fare la prossima nota. I loro vicini simpaticamente non glielo dicono. Nei rari casi in cui i cornisti suonano sono comunque individuabili seguendo la direzione delle bacchette lanciate dal direttore. Il rapporto fra il cornista e Dio è difficile (“Il cornista suona e Dio solo sa cosa esce fuori”, 13-6 del Vangelo secondo Yoda), cosicché il cornista medio bestemmia a gogo. Anche il rapporto con gli altri strumentisti è difficile, principalmente perché i cornisti mandano a puttane tutte le esecuzioni. Unici amici sono i fagottisti, che con il loro strumento simile ad un grande pene sollazzano il vaginesco imbuto del corno.


Il corno in banda:

Il corno (e di conseguenza il cornista) in banda sono comunemente chiamati “Unpaunpa”, perché addetti al controtempo. Tuttavia sul ruolo di questo strumento nella banda esiste ancora oggi una diatriba filologico-esistenzialista, guidata da due correnti principali: la prima è detta “congiuntivista” ed afferma che "il corno in banda potesse esserci, ma è come se non ci fosse"; la seconda corrente è invece detta “condizionista” ed afferma che "il corno in banda ci sarebbe, ma è come se non potrebbe esserci". Solo di recente si sta sviluppando una nuova corrente detta “indicatista”, la quale afferma che "il corno in banda c’è, ma è completamente inutile".