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|titolo=Quante ne ho preso...<br />...ma quante me ne hanno dato!
|testo=Un {{Citnec|valido}} esponente della ''[[Pugilato|noble art]]'' cresciuto all'ombra di mostri sacri come [[Muhammad Ali|Ali]] e [[Mike Tyson|Tyson]] e per questo ingiustamente misconosciuto. Vergogna!
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'''Angelo Jacopucci''' (parto eutocico, [[12 dicembre]] [[1948]] - serie interminabile di cazzotti, [[22 luglio]] [[1978]]) è stato un [[pugile]] italiano autoproclamatosi [[apostolo]] della non-violenza, che intendeva propagandare e diffondere nel mondo della [[boxe]].<br />A distanza di [[anni]] si può tranquillamente affermare che il suo messaggio pacifista non abbia attecchito come lui sperava.

== Le prime botte e l'illuminazione ==
Nato a Tarquinia, terra d'[[Etruschi]], venne ben presto a contatto con le carinerie e i modi garbati e affettuosi tipici della sua gente: le sue giornate iniziavano regolarmente con ''lo schiaffo del buongiorno'' e regolarmente finivano con ''la pedata della buonanotte'', somministrategli personalmente dal padre, che era uno degli esemplari più mansueti della zona. In età scolare fu preso di mira da un [[bullo]] che si divertiva a pestarlo sempre sullo stesso callo: precorrendo i tempi se ne lamentò col padre, ma questi gli rifilò ''il manrovescio didattico'' dicendogli:
{{Quote|Ragazzo, non siamo ancora negli [[Anni 2000]], devi arrangiarti da solo!}}
Il giovane Angelo si arrangiò da solo: affrontò il bullo e lo stese con un solo diretto sul [[naso]]. In effetti era un bullo tutto chiacchiera e distintivo. Tuttavia questo avvenimento aveva sviluppato in lui la consapevolezza di poter dire la sua con i pugni, e magari anche di essere ascoltato, visto che quando parlava non se lo cagava nessuno.<br />Perciò decise di frequentare la locale [[palestra]].

== La breve carriera ==
Esordì nei professionisti l'[[8 luglio]] [[1973]], battendo ai punti l'inglese Lawrence Ekpeli, un [[turista]] smarritosi tempo prima sugli [[Appennini]]. La carriera di Jacopucci procedeva tranquillamente: batteva senza sforzo i suoi avversari, ma ciò che lasciava interdetti gli addetti ai lavori era la [[noia]] mortale tipica dei suoi incontri. Il fatto è che Jacopucci, in ossequio al suo credo che rifuggiva la violenza, colpiva assai di rado i suoi avversari, limitandosi a schivare i loro colpi fino alla fine del match. Vinceva sempre per sfinimento dell'avversario. Le riviste specializzate sparavano a zero su di lui: Mimmo Sergozzoni, cronista del settimanale ''Uppercut'', arrivò a scrivere ''Jacopucci Ciccipucci, sembri la [[Carla Fracci|Fracci]], ti manca solo il tutù'', riguardo alle sue movenze per schivare i colpi avversari, e ''Vogliamo il sangueeee!!!!!'', al termine di un incontro in cui Jacopucci e il suo avversario si erano colpiti in tutto 8 volte per 15 riprese.

La stampa sportiva lo aveva soprannominato ''Angelo biondo'', ma era un modo garbato di dargli del [[ricchione]]. Altri lo chiamavano ''Clay dei poveri'', sebbene tra lui e il biondino dei [[Ricchi e Poveri]] non vi fosse alcuna somiglianza.

== La tragica morte ==

== Le conseguenze della morte nel mondo della boxe ==

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