Utente:Mei lanfang/Sandbox: differenze tra le versioni

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Il '''clavicembalo''' è un desueto, inutile e quanto mai farraginoso strumento musicale, utilizzato in particolar modo fra il XIV e il XVIII secolo.
{{incostruzione}}

{{cit|Sono il matto di Pamplona,<br />se ride mi fa paura la Luna,<br />così tetra nel suo crespo nero...|[[poeta maledetto]] in un raro momento di lucidità.}}

{{cit|A nera, E bianca, I rossa, O blu|[[Rimbaud]] che tenta (finalmente) di imparare l'alfabeto con le letterine colorate dell'asilo.}}

{{cit|Le donne, lo so, non devono scrivere..|saggezza d'avanguardia dei [[Poeti maledetti]].}}


'''Poeti Maledetti''' fu il nome di una famosa bettola di [[Bruxelles]] in cui si riuniva un gruppo di iniziati, dedito all'utilizzo di droghe psichedeliche, che svolse la sua malsana attività pseudo-artistico-avanguardista negli ultimi decenni del secolo decimonono. Capeggiata dalla coppia gay [[Verlaine]]-Rimbaud, quest'allegra combriccola vandalizzò per sempre il verso francese, con gravissime conseguenze, i cui postumi si sentono ancora oggi, ad esempio quando apriamo un libro di poesia e lo scambiamo per il diario di uno schizofrenico all'ultimo stadio.

==Gli inizi==
L'idea di formare questo fan-club del verso libero nacque da un incontro di Verlaine e Rimbaud in un ospedale psichiatrico, in cui erano stati ricoverati entrambi in stato farneticante: mentre il primo parlava di Colombine e Pulcinella incontrati presso i crocevia del giardino ospedaliero, Rimbaud sciorinava resoconti sui suoi trip da LSD. Quest'intenso scambio di idee scatenò fra i due il [[colpo di fulmine]]: riusciti ad evitare la scarsa sorveglianza medica, abbandonarono famiglie, baracca e burattini per fuggire prima in Martinica e poi in Belgio, dove incontrarono sinistri personaggi come Corbiére, un nano da circo che scriveva versi a tempo perso, e Mallarmé, ex-gioielliere di rue Fantin, scappato da Parigi dopo una copiosa rapina ai danni del negozio ove lavorava.
Riunitisi nella bettola citata ad inizio articolo, decisero di pubblicare un arguto resoconto delle loro bevute, anche attraverso la bocca di personaggi puramente immaginari, come Marceline Desbordes-Valmore e Villiers de L'isle-Adam.

==Analisi filologica del dottor H.R.W. Strummeller==
Poiché poco ci importa di parlare delle insulse biografie di codesti beoti, riportiamo la seria e calibrata analisi di alcuni loro testi, fatta da un grande filologo tedesco, che consumò i suoi malandati cristallini sulle loro scempiaggini per ben quarant'anni:
{{foglio|testo=



= Eschilo =
[[File:Ritratto marmoreo di Eschilo.jpg|thumb|100px|right|Entrilo! No, Eschilo.]]
{{cit|Guardate il dio incatenato e doloroso, il nemico di Zeus, il detestato da tutti gli dei, perché amò i mortali oltre misura|L'avvocato Taormina punta il dito su [[Prometeo]], accusato di pedofilia.}}
{{cit|Es era un grande, nigga! Rimorchiava più figa lui in due ore che l'intera crew in un fottutissimo mese!|[[Snoop Doggy Dog|Snoop Dog]] sulle sue uscite con Eschilo nel ghetto dei meteci ad Atene.}}
'''Eschilo''' è stato un famoso [[Poesia|poeta]] e giullare di corte dell'antica [[Grecia]]. Le notizie sulla sua infanzia sono scarse, ma i filologi propongono che il suo luogo di nascita sia la sicula [[Gela]], poiché dai suoi testi emerge chiaramente che gradisse inalare i gradevoli perfumi della locale raffineria in compagnia di altri individui strampalati, fra cui la [[Pizia]] ed [[Eraclito]].

== La travagliata giovinezza ==
[[File:Gela vista dal satellite.jpg|thumb|left|150px|Planimetria antica di [[Gela]] ([[510 a.C.]]), conservata nel Museo Archeologico di [[Caltanissetta]] nella sezione ''falsi storici''.]]

Nato che era ancora un [[bambino]], un giorno in cui cadde dall cielo una [[tartaruga]] lanciata da un'[[aquila]], segno interpretato come auspicio per il nascituro destinato a grandi opere, ovvero segno che il nascituro sarebbe [[Morte|morto]] di tragica fine, ovvero che è [[mezzogiorno]] e bisogna mettere su l'[[acqua]] per la pasta.

Si trasferì ad [[Atene]] da piccolo, quando la sua numerosa famiglia, valigie di cartone alla mano, decise di emigrare nella [[New York]] dell'avanticristo. Qui il padre, un ex lustracalzari, si diede all'umile lavoro dell'operaio in una fabbrica di [[Ceramica|ceramiche]] a figure rosse con campitura nera, mentre la madre trovò occupazione come shampista per le vicine alla modica somma di una dracma e tre oboli ad acconciatura. Due dracme se volevano anche la pedicure. La retta non bastava quasi mai e se non fosse stato per il fatto che a quei tempi le scuole erano gratuite e garantite dallo stato, il piccolo Eschilo probabilmente sarebbe finito a zappare la terra. O a lavorare come carroziere per quadrighe.

Alla maggiore età, per portare un po' di [[Soldi|pecunia]] in casa, si arruolò volontario per la guerra alle [[Termopili]]. L'idea era quella di fare il [[Carabinieri|carabiniere]], ma saputa la notizia della disfatta del contingente [[Sparta|Sparta Sud]] e della mancata promozione sul campo e conseguente scalata sociale dei trecento commilitoni, optò per il ritorno a casa non appena sarebbe terminato il suo periodo militare in quel di [[Maratona]]. Gli anni della guerra furono segnati dalla violenza inaudita dell'esercito avversario che fece uso del bombardamento a tappeto mediante tartarughe lanciate da aquile in volo. In quegli anni così difficili Eschilo trovò uno spiraglio nella stesura delle [[Lettera|lettere]] all'amata, sviluppando un principio di interesse verso la scrittura epistolare.

Al rientro in patria [[Corna|sorprese l'amata con il suo migliore amico]], ma questa, vedremo, è un'altra storia.

== Talente latente<ref>Amo i giochi di parole...</ref> ==
[[File:Statua greca kuros.jpg|thumb|right|100px|Il giovane Eschilo dopo la danza nudista di Salamina.]]

Eschilo, per gli amici ''Es'', decise di seguire il suo sogno, quello di diventare il primo [[Ballerino|ballerino dell'Opera di Atene]] e si iscrisse pertanto ad un corso di danza contemporanea<ref>Ovvero danza classica, ma ai tempi era ancora contemporanea.</ref>, dove tuttavia non ebbe grosso successo in quanto, come soleva ripetere il suo istruttore, ''ha le movenze di una vecchia tartaruga mentre cade dal cielo, lanciata da un'aquila in volo''. Una sera, uscendo dalla lezione, venne suo malgrado coinvolto in una rissa tra ubriachi. Si ritiene fossero [[Aristofane]] e [[Socrate]], ma le fonti sono piuttosto ombrose a riguardo, pertanto [[Manuali:Scrivere un libro alla cazzo|continueremo a rimpolpare con dettagli improvvisati]], giusto per arrivare al nocciolo del personaggio. A seguito di una spintonata il giovine cadde giù per le scale della [[stoà]], fino a sbattere contro lo spigolo dell'altare dell'[[agorà]]. [[Sindrome dei sentimenti offesi|Offeso e piuttosto seccato]] con il [[comune]] di Atene perché non aveva costruito un altare a norma, decise di compilare un reclamo nei confronti del suddetto comune. Preso da improvvisa folgore redasse una missiva densa di dettagli e ricca di originali atmosfere che descrivevano il fatto con una sottile e nel contempo profonda maestria dell'uso dialettico e narrativo, fino a rendere quella lettera un vero e proprio racconto. L'amministratore delegato del comune di Atene sezione sinistri lesse con attenzione quanto scritto dal buon Eschilo e, giunto a fine lettura, rispose così al richiedente rimborso:
{{quote|[[No]].|}}
Ovviamente Eschilo chiese spiegazioni e il funzionario spiegò che in effetti [[Paraculo|la lettera era davvero ben scritta, opera di sublime retorica, degna di un grande narratore]], ma il comune non era responsabile in quanto in prossimità dell'altare il cartello recitava chiaramente "''Vietato cadere per le scale della stoà. Gli spigoli dell'altare dell'agorà potrebbero essere pericolosi, il Comune declina qualsiasi responsabilità per infortuni o morti accidentali.''". Tuttavia, continuò l'amministratore delegato, un talento del genere era sprecato per una semplice missiva. Così fu consigliato a Eschilo di scrivere qualcosa per lo [[spettacolo]]. Il funzionario aveva un [[cugino]] che lavorava alle riprese de ''Le Cariatidi'', l'equivalente del nostro "[[Veline (tv)|Veline]]", gli propose di presentarsi e farsi notare. Eschilo accettò il consiglio, vi partecipò e vinse anche, in occasione dell'edizione del [[510 a.C.]]. Con la vincita guadagnata potè mantenersi e realizzare il suo sogno, ovverosia scrivere la sceneggiatura per la serie tv ''L'Orestiade'', una telenovelas che all'epoca raggiunse ''[[Beautiful]]'' per audience e quantità di puntate. Dopo un breve intervallo come cheerleader alla battaglia di Salamina, ritornò ad Atene, dove si buttò slla scrittura di sceneggiature per kolossals.

== Il successo ==
[[File:Aquila con tartaruga.jpg|thumb|left|300px|Il giusto tributo al grande Eschilo.]]

Il primo successo del nostro Eschilo, annunciato dalla caduta di una tartaruga lanciata da un'aquila, fu con l'opera ''I Persiani'', opera dedicata ad un fatto di cronaca ai suoi tempi piuttosto attuale e cioè il maggiore concorso con esposizione [[Gatto|attofelino]], in cui parteciparono appunto i ''Gatti Persiani'' del titolo. Quest'opera riscuoté con fervore il plauso di critica e spettatori, giacché entrambi assistettero alla mostra felina e furono lieti di vederne a teatro la sua rappresentazione. Tra l'altro il teatro era nato da appena sessanta anni e pertanto tutte le opere erano sempre viste come ''innovative'', ''fresche'', ''avvincenti''.

Il buon esito della prima convinse Eschilo a provarci nuovamente e iniziò la stesura di quello che sarebbe dovuto essere il ''sequel'' ai ''Persiani'', ma finì per cambiare rotta e concentrarsi a ciò che accadde ''prima'' del celebre evento di cronaca. Così iniziò la stesura de ''[[I sette samurai|I sette contro Tebe]]'' scritto in collaborazione con [[Akira Kurosawa]] che in seguito ne curò anche la trasposizione [[film]]ica.

Preso sempre più dalla fama e dal successo, ispirandosi alle sue stesse [[Fungirl|fan]] che ormai non lo lasciavano più riposare intasandogli la cassetta postale di lettere di supplica per la compilazione di una nuova opera<ref>Ovviamente, sapendo oggi che ai tempi le lettere erano scritte su pelle di [[pecora]], possiamo ben immaginarci quanto fastidioso fosse per Eschilo lo ''stalking'' delle sue fan a causa dei perfumi non esattamente odorosi...</ref>, curò la sceneggiature del [[musical]] ''Le Supplici'', con protagoniste le [[Prostituzione|prostitute]] sacre di [[Babilonia]], appena arrivate in Grecia nascoste nella stiva di una trireme guidatte da papponi persiani, alle cui molestie tentarono di sottrarsi regalando alla dea una cintura di castità [[Fendi]]. Naturalmente tarocca.<br />
Alla prima dell'opera vennero fatte lanciare centinaia di tartarughe da delle aquile in volo, per annunciare in pompa magna l'evento.<br />
Ormai era chiaro quanto fosse diventato famoso. Sempre circondato da [[Donna|donnine]] festanti che gli cadevano ai piedi come tartarughe lanciate da aquile in volo, fan che gli chiedevano [[Autografo|autografi]], bimbi che lo imitavano per strada e ogni tanto un'apparizione in qualche [[Discoteca|disco]] in qualità di patron della serata. Ora era talmente ebbro di cotanto ''furor'' creativo e del suo connesso riscontro presso le masse<ref>ben 1000 persone, ma considerando che all'epoca Atene contava circa 1700 abitanti era già poco più della metà della popolazione, eh.</ref> che gli balenò in mente l'[[idea]] che ormai aveva la possibilità di realizzare trasposizioni teatrali di qualsiasi cosa. Così, spinto da un'improvvisa ispirazione, decise di sperimentare la rappresentazione di una torbida storia di [[Omicidio|omicidi]], [[Tribunale|tribunali]] e [[Politica|macchinazioni politiche]] con le ''Eumenidi''. In pratica una sorta di ''[[Una mamma per amica]]'' pro tempore, ma meno esplicita. L'opera si ispira ad altri fatti di cronaca in cui fu coinvolto anche Efialte. Sì, quello del film [[300]]. L'opera, nonostante le premesse sembrassero piuttosto negative, segnò una grande conquista di pubblico, con un'approvazione dell'80% del pubblico pagante, il che era già tantissimo, considerato che al [[teatro classico]] si entrava gratuitamente. Questo primo tentativo lo spinse a mettere in pratica un pensiero che lo assillava da anni ormai. La vendetta sulla sua ex fidanzata, che lo lasciò due capitoli fa, mentre era fuori per il servizio di leva.<br />
Correva l'anno [[458 a.C.]] L'aria era frizzantina e il [[vento]] carezzava lievemente i colli da sud-est. Tutto presagiva una gran pace e serenità. Così, immerso nella piacevole contemplazione della natura dal [[Oro|criso]]-[[Avorio|elefantino]] balcone della sua villa coloniale, il buon Eschilo iniziò la stesura di quella che sarebbe stata l'Opera più controversa, complessa e ispirata di tutta la sua produttiva carriera: la trilogia dell' ''Orestea''. L'opera prese nome proprio dalla sua ex, Orestea Takalopulos, e prevedeva originariamente tre capitoli in cui denunciare essenzialmente quanto fosse stata stronza. Tuttavia già dal [[prologo]] la storia prese un'altra dimensione, diventando l'opera che oggi tutti riconosciamo, in cui si denuncia sì il comportamento della sua ex, ma qui si chiama Clitennestra e viene uccisa dal figlio Oreste<ref>Doveva pur giustificare il titolo del racconto.</ref> avuto con l'[[amante]]. Dato che non seppe più come chiudere la storia ci schiaffò dentro le ''Eumenidi'' come ultimo atto della [[trilogia]]. Il successo fu tale che persino le aquile, dall'ammirazione, lanciavano tartarughe di festeggiamento.

== Il declino e la morte ==
{{Img
|Url = http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f8/Statua_di_Eschilo_davanti_al_museo_di_Gela.jpg/200px-Statua_di_Eschilo_davanti_al_museo_di_Gela.jpg
|Pag = http://it.wikipedia.org/wiki/File:Statua_di_Eschilo_davanti_al_museo_di_Gela.jpg
|Larg = 200px
|Pos = right
|Testo = Guardate! Un'altra maledetta aquila!
}}

Tuttavia proprio l' ''Orestiade'' segnò l'eclissarsi della sua vena creativa. L'ultimo capitolo non seppe cosa scrivere per mancanza di idee, ormai aveva esaurito ogni filone artistico e prese a scrivere testi copiando sé stesso - un po' come avvenuto per la odierna saga di ''[[Harry Potter]]'' - o plagiando apertamente opere altrui - come la saga di ''[[Eragon]]'' - fino a ridursi a stesura di opere prive di spessore alcuno, degne di uno sceneggiato televisivo al pari di ''[[Dallas]]'', ''[[Sentieri]]'', ''[[Dottor House]]''. Ormai le sue opere non vendevano più e si ritrovò a vivere di diritti sul [[copyright]] delle sue opere riuscite e di pessime pubblicità di [[Giorgio Mastrota|pentole in argilla di Kommòs]], o [[Chef Tony|coltelli in bronzo modello ''Dacio'']]. Persino le aquile non usarono più lanciare tartarughe in volo, in segno di diniego.

A pochi giorni dalla fine, tuttavia, il personaggio cui è dedicato questo articolo - con affetto, dai suoi fan - fu il soggetto di un curioso equivoco. Pare infatti che partecipò ad un concorso a premi, in cui in palio vi era una lussuosissima trireme ad uso [[crociera]] e un milione in dracme d'oro per i candidati che fossero stati estratti a sorte da un elenco di partecipanti. Al momento del sorteggio al bimbo che dovette estrarre il nominativo rimase incastrata la [[mani]]na, così il giudice, che aveva un lieve difetto di pronuncia, avvicinandosi al braccino del bimbetto esclamò:
{{quote|Eschilo!|}}
Il nostro si alzò festante gridando a squarciagola:
{{quote|Yes! Yessss!!! YEEEEESSSSS!!!! UUUHHH, YEEEEEESSSSSSSSS!!!!!|}}
Partirono i festeggiamenti, la [[stampa]] già titolò in prima pagina la notizia della vincita e quindi ormai fu troppo tardi per poter rifare la votazione, spiegando che in realtà il vincitore fu sicuramente qualcun altro<ref>Alcuni ''rumor'' suggerirono tale ''Kostas Papandreiu'', ma ad oggi non è stato confermato nulla.</ref>, così il nostro ritornò in vetta alla popolarità e decise di partire per una crociera intorno al [[Mondo|globo]]<ref>Che all'epoca era ancora un disco piatto, ma adesso non formalizziamo...</ref>.

=== Fine ===

[[File:Trireme 2.jpg|thumb|250px|right|La barchetta di Es aspetta l suo [[Briatore]] al Pireo.]]
Eschilo morì proprio il giorno in cui decise di intraprendere il suo viaggio, in un modo del tutto particolare. Quella mattina del [[456 a.C.]] come tutte le mattine si alzò, comprò il [[giornale]], andò a bersi un [[latte di mandorla]] macchiato al [[bar]] sotto [[casa]], mentre il meteo recitava:
{{quote|Previsto per la serata un addensamento di aquile, con qualche locale precipitazione di tartarughe.|}}
Si alzò e si diresse al porto.<br />
Ormai pieno di gloria e di [[denaro]], il nostro uomo decise di ritirarsi sulla sua trireme privata, per fare una crociera intorno al mondo insieme al suo amico [[Erodoto]] e in compagnia di procaci ancelle dal seno rifatto. Sfortuna volle che, proprio in prossimità dei [[Stretto dei Dardanelli|Dardanelli]], fosse stroncato da un'[[infarto]] per aver visto un'aquila con una tartaruga fra le zampe: lo scrittore era infatti tanto [[Superstizione|superstizioso]] da credere a una [[sibilla]], la quale lo aveva avvisato che sarebbe morto per la caduta di una tartaruga sulla capoccia, lanciata da un'aquila in volo. Caso volle però che morì prima. Questo insegna che delle sibille ci si può fidare poco.<br />
L'aquila da canto suo smise di giocare con le tartarughe e venne assunta come funzionario statale per le [[Posta|poste aeree]], ma questa è un'altra storia.

== Maggiori opere ==

Oltre a quelle menzionate sopra, le maggiori sono state perdute, fra cui:
* ''Prometeo e le sirene'': spettacolo sadomaso degno dell'"Exploding plastic inevitable di [[Andy Warhol]].
* ''I Carneadi'': dramma in cinque atti sul suicidio di [[Talete]] in un rogo di fuco eracliteo.
* ''I membri minimi'': dramma satiresco in cui l'autore prende di mira la piccolezza dei membri maschili dei sostenitori di [[Pericle]].
* ''L'amore ai tempi di [[Sofocle]]'': la trama avvincente tratta di un portalettere a [[Cartagine]] e della sua passione per il ricamo.

=== Un brano a casaccio ===
[[File:Sfincionaro palermitano.jpg|thumb|200px|left|Per chi non sapesse cos'è uno Sfincionaro.]]
Ecco un brano tratto dal kolossal "Prometeo incatenato", primo campione di incassi (due dracme, un vaso da notte e una capra) dell'epoca:
{{dialogo|ΚΡ.|εἶἑν, τί μέλλεις καὶ κατοικτίζῃ μάτην; τί τὸν θεοῖς ἔχθιστον οὐ στυγεῖς θεόν, ὅστις τὸ σὸν θνητοῖσι προὔδωκεν γέρας;|ΗΦ.|τὸ συγγενές τοι δεινὸν ἥ θ' ὁμιλία.|ΚΡ.|σύμφημ'. ἀνηκουστεῖν δὲ τῶν πατρὸς λόγων οἷόν τε πῶς; οὐ τοῦτο δειμαίνεις πλέον;|ΗΦ.|αἰεί γε δὴ νηλὴς σὺ καὶ θράσους πλέως.}}
{{dialogo|ΚΡ.|ἄκος γὰρ οὐδὲν τόνδε θρηνεῖσθαι. σὺ δὲ τὰ μηδὲν ὠφελοῦντα μὴ πόνει μάτην.|ΗΦ.|ὦ πολλὰ μισηθεῖσα χειρωναξία.|ΚΡ.|τί νιν στυγεῖς; πόνων γὰρ ὡς ἁπλῷ λόγῳ τῶν νῦν παρόντων οὐδὲν αἰτία τέχνη.|ΗΦ.|ἔμπας τις αὐτὴν ἄλλος ὤφελεν λαχεῖν.}}
Naturalmente riportiamo l'attenta traduzione per i non-[[Greco|grecisti]]: si tratta del dialogo fra [[Prometeo]] e uno sfincionaro (venditore di un tipo di pizza tipicamente [[sicilia]]na) di passaggio per i monti della Scizia, in cui il titano si lamenta del suo dolore per avere uno sfincione aggratis.

{{dialogo|Sfincionaro|Che ciavurooo!<small> (trad: che buon odore!)</small> Quant'é bieddro 'u sfinciuni cavuro!<small> (trad:che buono lo sfincione caldo)</small>|Prometeo|Ahi ahi queste aquile che mi divorano il [[fegato]], ahi ahi che fame! Me tapino, di qualcosa di buono mi vorrei ingozzare!|S|Baciamo le mani, compare dra unni sì!<small> (trad: Saluti, amico mio, là dove sei!)</small> 'A vulissi n'anticchia i sfinciunieddru?<small> (trad: vorresti un pochino di sfincione?)</small> 'na dracma m'avissi a dari!<small> (trad: costa solo una dracma!)</small>|P|Buon uomo, la collera di [[Zeus]] i dinari tutti mi tolse, e qui mi relegò a patire l'etterno dolore cagionatomi da un'aquila predatrice, che di me divora la sede del giusto sentire. Ma se voi mi daste per carità e buon cuore un pezzo del vostro augusto sfincione, ottenebbrattasi la sede de lo giusto intelletto 'a fumi del [[cibo]], potria sopportare li assalti del [[tiranno]] per l'etternità tutta.}}
{{dialogo|S|Chibboi? Chibbacircannu? M'avissi a piggiari pu culu?<small> (trad: che vuoi? Cosa cerchi? Mi vorresti prendere in giro?)</small> Secunnu tia sugnu fissa?<small> (trad: pensi che sia fesso?)</small> Unni capivi niente, ma ca sì un test'i minchia auora u capivi.<small> (trad: non ho capito nulla, ma ora so che sei un [[coglione]].)</small> Secunnu tia i picciuli 'n terra i trovo?<small> (Trad: secondo te trovo i soldi a terra?)</small>|P|Buon uomo, capisca lo stato in cui mi ridusse l'etterno livore<small> (allunga una mano verso l'[[ape]] dello S. per rubare una fetta di sfincione)</small>|S|Macchiffai, cuinnutazzu e figghibottana! (trad: Ma che fai, tradito e figlio di ignoto padre!) Ca ti pari ca test'i minchia cu giummu sugnu?<small> (trad: Ma ti pare che sono cretino con tanto di cappello?)</small>|P|Buon uomo, posso spiegare...|S|Avissi a ghieccari sangu!<small> (trad: Muori!)</small>}}
Chiusura sullo Sfincionaro, mentre si allontana con la sua ape. Titoli di coda.

Il dialogo fu in seguito tagliato dal kolossal diretto da Kurosawa, perchè di taglio troppo [[Neorealismo|neorealista]], nonostante faccia onore alle siculissime origini del grande tragediografo.

== Perché Eschilo? ==

*Perchè è macho e non effeminato come [[Euripide]].
*Perchè è [[splatter]].
*Perchè ha avuto una vita spericolata, fra una trireme e una Salamina.
*Perchè danzava con il [[Pene|pistolino]] al vento, fregandosene dell'uditorio scandalizzato dalle sue dimensioni elefantiache.
*Perchè è [[Morte|morto]] in un modo idiota.

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
* Aristofane, ''Le Rane'', casa editrice La Nuova Opera, Atene 405 a.C.
*Euripide, ''Storia delle mie invidie'', edizioni kouroi, Atene 410 a.C.
*Marcus Pisellonius, ''De cognoscendi ut multum codicillorum eschilorum cumpraverit in bancarella quedam ante ora sexta in Suburra cum mentula mea in oris Messalinae erat'' in tre volumi, edizioni "Petronio", Roma 405 d.C.
* Vittorio Sgarbi, ''Ennesimo libro in cui parlo di un tizio qualunque che sconosco - Eschilo - a voi capre ignoranti, pur di ottenere un'altra carica di sindaco in giro per il Meridione'', edizioni Fuffa, Altroquando 1992.
* Arthur Occhipinti, ''Il mio Eschilo'', edizioni Latine, Bari 2008.
* Madame Bovari, ''Il mio Entrilo'', edizioni Latrine, Disbari 2009.
*Blindman, ''Eschilo, tutte le citazioni dal dizionario Rocci'', edizioni Vivarium Orbum, Cecina 2010

== Collegamenti ==

* [[Euripide]]
* [[Teatro]]
* [[Tragedia]]
* [[Olimpo]]
* [[Mito]]
* [[Tartaruga]]
* [[Greco]]

Versione attuale delle 21:32, 30 dic 2010

Il clavicembalo è un desueto, inutile e quanto mai farraginoso strumento musicale, utilizzato in particolar modo fra il XIV e il XVIII secolo.