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{{Pasolini}}
{{Film
|titolo=La rabbia (Prima parte)
|immagine=[[File:film La rabbia locandina.jpg|220px]]
|didascalia=Se te incazzi fai due fatiche!
|paese=[[Italia]]
|regista=[[Pier Paolo Pasolini|Pier Pablo Pisolini]]
|casaproduttrice=Tor Pagnotta Production™
|sceneggiatura=[[Pier Paolo Pasolini|Pier Paolo Facciotuttoio]]
|anno=[[1963]]
|genere=Documentario asociale
|colore=Manco a pagallo
|suono=Dolby Sul Round
|attori=[[Nessuno]]
}}
{{cit2|Quando sarà inarrestabile il ciclo della produzione e del consumo, allora la nostra Storia sarà finita.|Pasolini sul [[Miracolo economico italiano|consumismo]] imperante.}}
{{cit2|Quando il consumatore arriverà ad indebitarsi per acquistare i prodotti, allora saranno finiti i soldi.|Pasolini sul [[consumatore]] imprudente.}}
{{cit2|Quando si arresterà il ciclo della produzione e del consumo, qualcuno metterà in cassa integrazione mille operai.|Pasolini sul [[capitalismo]] opportunista.}}
{{cit2|Quando il consumatore indebitato accetterà di prostituirsi per acquistare altri prodotti, allora: EVVAI!!|Pasolini sul consumatore visto come opportunità.}}

'''La rabbia''' è un film del 1963 diviso in due parti: la prima scritta e diretta da [[Pier Paolo Pasolini]], la seconda da [[Giovannino Guareschi]]. Per chi si fosse perso il secondo, stiamo parlando del creatore dei personaggi di [[Don Camillo e l'onorevole Peppone]]. Tuttavia, considerando che nell'articolo si terrà conto solo della parte di Pasolini, [[A nessuno importa|non ce ne frega una prestigiosa minchia]] né di lui né della simpatica coppietta.<br /> È realizzato attraverso il montaggio di materiale di repertorio dei cinegiornali, archivi storici di diversi Paesi, interviste alla vicina impicciona, chiacchiere da [[barbiere]], nonché fotografie da libri d'arte e da rotocalchi. È in sostanza un riassunto degli [[Anni 1950|anni '50]] ma analizza, in modo fortemente critico e polemico, i fenomeni e i conflitti socio-politici di quel decennio.<br /> Diciamo la verità: ''"il film è palesemente una grande rottura di coglioni"'' e quindi, se avete di meglio da fare (tipo andare a spolverare la tomba della vostra bisnonna sepolta in [[Colombia]]) non fatevi scrupoli. Però è anche vero che per certi versi è un documentario attualissimo, alcune cose sono ancora come allora, altre possono essere spiegate come una conseguenza di quei fatti. E comunque [[Bogotá]] sarà lì anche domani. <br /> Ricapitolando:
# si parla di un periodo in cui, in varie parti del mondo, si menano ancora come fabbri;
# siamo in pieno clima [[guerra fredda]], riuscire a capire "chi sta con chi" è più difficile che decifrare il [[manoscritto Voynich]];
# il [[colonialismo]] non si è estinto, si è solo trasformato in un controllo economico;
# l'Italia è un paese devastato dal conflitto, la [[Repubblica]] è nata da pochi anni e il [[Manuali:Cambiare un pannolino|pannolino è pieno di cacca]];
# le [[Mafia|mafie]] si fregano le mani per gli appalti della ricostruzione;
# in [[Parlamento]] siede già [[Andreotti]].
C'è anche una notizia positiva: proprio perché c'è tanto da fare l'[[economia]] viaggia a mille, grazie anche agli aiuti finanziari del [[Piano Marshall]]. Qualcuno sostiene che questo ci renderà una colonia economica degli States, che prima o poi gli americani ci presenteranno il conto, e che sarebbe stato meglio fare da soli, magari mettendoci solo più tempo. Il buon senso prevale sulle malelingue: tanti soldi uguale tante mazzette (e comunque il debito se lo "accolleranno" le generazioni a venire).<br /> Ma torniamo al film, tenendo in conto che le persone attualmente in grado di ricordare quegli anni (e non sono molte) vi riescono [[Morbo di Alzheimer|a fasi alterne e per non più di sei-sette minuti al giorno]], è plausibile che il film interesserà lo 0,0000000004% della popolazione mondiale, contando anche chi ha il cinema più vicino a circa trenta chilometri da casa, le nazioni in cui i cinema sono vietati per legge e quelle in cui al cinema non ci va nessuno perché esplodono con le persone dentro.

== Trama (si fa per dire) illustrata ==
{{cit2|La guerra è finita, si torna alla normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno, tutto si presenta come "normale". L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettere. Si perde l'abitudine di giudicarsi, di giudicare.|Voce narrante all'inizio del film.}}
E qualcuno ne approfitta<ref>perché trovare "normale" cose come la mazzetta, il pizzo e i privilegi della casta, fa il gioco del nemico (nota dell'[[autore di questo articolo]])</ref>.

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File:film La rabbia scena 1.jpg|Il film inizia con un [[funerale]], quello di [[Alcide De Gasperi]]. Lo spettatore in sala pensa subito: "cominciamo bene... era meglio che andavo a vedere [[Peplum|Sansone contro i pirati]]", ma il regista lo sorprende con una folla festante attorno a [[John Fitzgerald Kennedy|JFK]]. Le immagini vanno lette nel loro insieme: in Italia muore un grande statista, un severo e pragmatico eroe del dopoguerra; oltreoceano nasce il politico del futuro, quello "immagine", un bamboccione di buona famiglia, belloccio ed eternamente sorridente. Pasolini intendeva metterci in guardia, sapeva che l'[[italiano medio]] subisce il fascino della "americanata". Oggi, dopo i vari [[Aldo Moro|Moro]], [[Amintore Fanfani|Fanfani]] e [[Enrico Berlinguer|Berlinguer]], ci ritroviamo con [[Matteo Renzi]]. Restando nella stessa categoria poteva andar bene anche il [[Mago Galbusera]].
File:film La rabbia scena 2.jpg|La pace passa da [[Ginevra]], all'incontro dei quattro grandi. Mentre ne stanno parlando, in [[Algeria]] le truppe francesi sistemano le buche sulle strade della capitale, riempendole con i cadaveri degli indipendentisti. Negli aeroporti si assiste ad un continuo andare e venire di presidenti, ambasciatori e ministri, che scendono dalla scaletta dell'[[aereo]] e sorridono. Subito dietro di loro, non inquadrati, mercanti di armi e faccendieri di ogni sorta, che hanno "usufruito" dei primi per piazzare la loro merce. Stiamo parlando di voli di linea e poteva anche essere una coincidenza, ma c'è comunque sdegno. Ai nostri giorni un [[Valter Lavitola]] scende dall'{{u|aereo di stato}}, assieme a [[Berlusconi]], e nessuno esclama: ''"Oh cazzo!"''
File:film La rabbia scena 3.jpg|Fa rabbia il colonialismo, anacronistica violenza di una nazione su un'altra nazione. Eppure c'era chi lo difendeva, chi sosteneva che fosse un bene per il paese colonizzato, anche se l'iniziale "colon" suggerisce che qualcuno nel culo lo deve pigliare. L'attivista politica indiana Arundhati Roy un giorno disse: ''"Dibattere i pro e i contro del colonialismo è come dibattere i pro e i contro dello stupro"''. Gli Stati Uniti, come ex colonia britannica, lo hanno da sempre condannato, in tutte le sue forme. Il nobel portoghese José Saramago osservava: ''"Negli Stati Uniti non c'è nessuna base militare straniera, mentre ci sono basi militari statunitensi in tutto il mondo."'' Deve essercene una anche nello [[Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria]], perché recentemente gli americani gli hanno paracadutato delle armi (a loro dire "accidentalmente").
File:film La rabbia scena 4.jpg|Fa rabbia la pace raggiunta in parte, l'occasione sprecata dopo il secondo conflitto mondiale di ottenere quella vera. Ci sono alcune parti del mondo in cui, con tutta la famiglia, puoi andare tranquillamente a fare un picnic senza il rischio di essere ucciso (anche se stare vicino ad una [[Fiat 600 multipla]] non è del tutto sicuro). In altre la guerra continua, posti nei quali "fare una scampagnata" significa: darsi alla macchia da rivoluzionario, sparare a chi ti vuole morto e mangiare [[Tucano|tucani]] al posto dei tramezzini. Non è un caso che, ancora oggi, il desiderio principale di [[Miss Italia|alcune tra le menti più illuminate del pianeta]] sia: ''"[[Pace|La pace nel mondo]]"''. Spesso a pari merito con [[Chirurgia estetica|rifarsi le tette]].
File:film La rabbia scena 5.jpg|Fa rabbia il [[conformismo]], da cui nasce l'odio per tutto ciò che è diverso, che non rientra nella norma e che quindi turba l'ordine borghese. Quelli che vivono nelle periferie sono individui pericolosi: non vanno a Via Veneto a fare una passeggiata, non prendendo un caffè nei lussuosi bar, non socializzano, probabilmente tramano nell'ombra della miseria. A parte che sarebbe sconveniente sedersi nel bar con le scarpe completamente infangate, visto che dalle parti del "Serpentone" le strade sono previste nei sogni, il loro vero problema è reperire le seimila lire per pagarlo, che comporterebbe [[Manuali:Svaligiare un caveau|svaligiare il caveau]] della filiale BNL al Trullo.
File:film La rabbia scena 6.jpg|Fa rabbia la ricchezza mal distribuita, lo sfruttamento dei tanti da parte di pochi. Non manca la critica al simbolo stesso del [[capitalismo]] di casa nostra: la [[Fiat]] (''"comprare un operaio non costa nulla..."''). Le pessime condizioni degli sfruttati, la classe che ringrazia il padrone per le sue "[[Stipendio|mille lire al mese]]". Esse sono denunciate da Pasolini con brani tratti da documentari, quelli sui lavoratori costretti ad emigrare o, peggio ancora, sulla tragedia di quelli morti in miniera. Oggi è tutta un'altra cosa, la cassiera di un [[supermercato]] può arrivare a guadagnare anche mille euro al mese, lavorando 14-15 ore al giorno, anche la [[domenica]]. E dopo [[Colloquio di lavoro|"averla data" per ottenere il lavoro]].
File:film La rabbia scena 7.jpg|Fa rabbia la fame dei bambini nel [[Terzo Mondo]] (''"...un singhiozzo che squassa il pianeta"''). Secondo gli attuali dati dell'[[UNICEF]]: a causa della denutrizione, ogni anno muoiono oltre 3 milioni di bambini prima di raggiungere i 5 anni. Secondo una stima moderatamente fantasiosa (ma plausibile): trasformando in cibo quello che costa mantenere la struttura dell'UNICEF, ne morirebbero mezzo milione di meno. Ma sono cadaveri funzionali al business, pianti da pochi. All'epoca, furono versate molte più lacrime per la morte di [[Marilyn Monroe]], anch'essa funzionale al potere. Pasolini le dedica un inno: ''"...la tua bellezza sopravvissuta dal mondo antico, richiesta dal mondo futuro, posseduta dal mondo presente, divenne un male mortale."''
File:film La rabbia scena 8.jpg|Fa rabbia la perdita della speranza, quella che questi problemi possano essere risolti. Sul finire del film un raggio di speranza pare accendersi, al ritorno dalla sua impresa spaziale [[German Titov]] afferma: ''"Da lassù tutti mi erano fratelli"''. Ma tale speranza è di breve durata, poiché il film si conclude con una serie impressionante di [[Bomba atomica|esplosioni nucleari]]. Pasolini l'aveva persa nel 1963; a distanza di mezzo secolo i problemi sono ancora tutti lì, ce ne siamo inventati anche di nuovi. Magari è vero che la speranza è l'ultima a morire, ma ci verrebbe da dire: '''''"Dio vi stramaledica! Almeno teneteci aggiornati sul suo stato di salute"'''''.
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== Curiosità ==
{{Curiosità}}
*[[Maurizio Gasparri]] ha definito la visione del regista ''"pessimistica e sinistroide"'', ma non è sicuro di aver pronunciato i due termini in modo corretto perché non li conosce.
*Prima di vedere la pellicola, [[Flavia Vento]] credeva che la [[Guerra d'Algeria]] fosse un film con [[Omar Sharif]]. Ancora ne è convinta.
*[[Sara Tommasi]] ha pianto a lungo per il [[tucano]] mangiato dai rivoluzionari cubani. Comunque sempre meno che nella scena di [[sesso anale]] contenuta nel suo [[La mia prima volta|primo film da protagonista]].

== Note ==
{{Legginote}}
{{Note|2}}

== Voci correlate ==
*[[Problemi esistenziali]]
*[[Indignazione]]

Versione delle 17:22, 12 dic 2015