Tito (imperatore): differenze tra le versioni

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Tradotto, trascritto, parafrasato e interpretato dall'ebraico scritto con caratteri quadrati aramaici del I secolo, si legge che a Tito, nel momento di partire dal porto di Cesarea e lasciare per sempre la Giudea, circa nel 70, sarebbe entrato in un occhio un moscerino. Lì per lì nessuno ci fece caso, nemmeno lui, in fondo era solo uno stupido moscerino.
 
Arrivato a Roma, incominciò ad avere uno strano mal di testa, tanto che, quando doveva rinunciare a qualche massacro al Colosseo, si giustificava dicendo che aveva le sue cose. Ma col passare del tempo le emicranie diventarono sempre più forti, tanto che non riusciva più a divertirsi nemmeno vedendo il fratello aggredire e decapitare i gatti di casa. Quindi, dopo la cefalea e un mal di gola gli arrivò il raffreddore citato, e di qui la febbre che si disse malarica, e che alla fine se lo portò via tra atroci mal di testa.
 
Tito, per sua fortuna, non seppe mai di cosa era realmete morto. Quando, curiosi di sapere cosa cazzo avesse la sua testa che non andava, i medici gli aprirono infine il cranio, videro volare via una specia di grossa mosca nera del peso di almeno un chilo e mezzo e con degli strani riccioli dietro le orecchie. Nessuno seppe spiegarsi l'accaduto, ma secondo il Talmud quella mosca era il moscerino che si era portato dietro da Cesarea, ed era un moscerino giudeo: la spietata vendetta per aver allora profanato il Tempio.
 
 
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