Spedizione dei mille: differenze tra le versioni

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Ai mille si unirono una valanga di altri abitanti del luogo, entusiasti alla [[prospettiva]] di fare l'Italia e liberarsi dei Borbone, perché se i mille non avevano mai sentito parlare della [[Lega]], loro non avevano mai sentito parlare dei [[Neoborbonici]].
 
 
== Già che ci siamo, facciamo l'Italia... ==
 
 
I Borbonici, messi stranamente in agitazione dalla presenza di un corpo d'armata sabaudo nel loro territorio, tanto più considerando che la popolazione stava insorgendo contro di [[loro]], optarono per un massacro indiscriminato. Facendo una [[faccia]] cattiva cattiva, 4.000 [[soldati]] borbonici accorsero a [[Calatafimi]].
 
{{dialogo|Uno dei mille, che però adesso erano più di mille ma continueremo a chiamarli mille per comodità|Arrivano 4.000 soldati borbonici!|Garibaldi|Era ora! Almeno loro la sapranno la strada per Napoli!|Borbonici|Vi faremo il culo, [[Cane|cani]] piemontesi!|Garibaldi|Oh! Giovani! Piano con le parole, eh!|Bixio|Temo che sia in corso un lieve fenomeno di misunderstanding...|[[Tutti]]|Sta' zitto Bixio!}}
 
Così, mentre un'[[orchestra]] sinfonica nelle vicinanze eseguiva un sontuoso accompagnamento musicale, che nelle [[Battaglia|battaglie]] ci sta sempre bene, i garibaldini ed i borbonici se le diedero di santa ragione.
A dire la [[verità]], entrambi gli schieramenti potevano contare su una riserva ridottissima di munizioni, e le lame, trattandosi pur sempre di due [[Esercito|eserciti]] armati in Italia, erano tarocche e si spezzarono subito. A metà [[pomeriggio]] si era passati, da [[fucili]] e [[spade]], a [[padelle]], [[bastoni]], [[sassi]], [[mattarelli]], lancio di [[stivali]], scudisciate con le [[cinture]] e accoltellamenti per mezzo di [[forbici con la punta arrotondata]].
Garibaldi, armato di un volume dell'[[Enciclopedia Treccani]], aveva ingaggiato un duello all'arma bianca con un borbonico che brandiva minacciosamente una filetta di [[pane]] raffermo e indurito (vecchio di due mesi).
Bixio, da par suo, menava fendenti terribili a destra e a manca con un [[ombrello]]. Molti quel [[giorno]] diedero prova di grande valore. Una prode camicia rossa di [[Vergate sul Membro]] cadde ad opera di una scarpa chiodata vagante, facendo da [[scudo]] umano a Garibaldi.
I borbonici, capendo che lo scontro era ormai perduto, batterono in [[ritirata]], non prima di aver recuperato le scarpe e gli stivali lanciati contro il [[nemico]], che battere in ritirata scalzi è piuttosto scomodo.
I mille, vedendosi sfumare sotto agli [[occhi]] anche quella occasione per farsi dire la via per Napoli, li inseguirono, risoluti ad ottenere le preziose indicazioni.
Giunsero così a [[Palermo]].
 
{{dialogo|Borbonici assediati|Non ci avrete mai, bastardi sabaudi!|Garibaldi|Ma guarda che cafoni questi borbonici...|Bixio|Noi vorremmo solo sapere come arrivare a...|Tutti|Sta' zitto Bixio!}}
 
Garibaldini e borbonici si batterono a Palermo [[strada]] per strada, [[casa]] per casa, [[negozio]] per negozio, [[piazza]] per piazza, [[bordello]] per bordello. Insomma, non ci si poteva girare senza vedere i mille e i soldati che si scannavano. Dopo aver vinto il [[Guinness dei Primati]] [[1860]], per la rissa geograficamente più estesa e temporalmente più duratura di tutti i tempi, le truppe che difendevano il capoluogo siciliano lasciarono la città, in cambio dell'onore delle armi, dell'acqua ossigenata (l'[[alcol]] brucia) e dei cerotti.
 
{{dialogo|Garibaldi|Ma [[qualcuno]] almeno gli ha chiesto la strada per Napoli?|I mille|No, è vero! Ci è proprio uscito di testa!|Garibaldi|Ecco...}}
Nei giorni seguenti la [[città]] venne invasa dai più disparati personaggi, [[Giornalista|cronisti]] [[Inghilterra|inglesi]] ed [[Usa|americani]], messaggeri piemontesi, turisti [[Giappone|giapponesi]] che non vollero andarsene senza essersi scattati una [[foto]] con i mille, uno per uno, turisti [[Germania|tedeschi]] in sandali e [[calzini bianchi]] ed infine, ultimo ma non per importanza, Alexandre Dumas [[padre]], che scese algido dal suo panfilo personale con [[champagne]], [[donne]] e [[armi]] per [[tutti]]. Era il re delle feste, Alexandre Dumas padre.
Garibaldi, con gli occhi lucidi a causa dell'emozione, ma anche a causa della bottiglia magnum di champagne finita di scolare un attimo prima, si rivolse all'amico [[francese]].
{{dialogo|Garibaldi|Alexandre padre, da giorni cerchiamo invano di consegnare questa lettera a Francesco II, ti prego, tu che giri tutto il mondo animando la movida notturna, aiutaci ad entrare a Napoli...|Dumas padre|Lo farò, mon ami... hic...}}
 
Dumas padre, [[sbronza|sbronzo]] marcio, diede loro delle indicazioni abbastanza sballate, e fu così che i mille, invece che a Napoli, si ritrovarono a Melito Porto Salvo, in [[Calabria]].
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