Sanremo: differenze tra le versioni

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Piccola e misera località turistica ubicata nelle tortuose coste della Liguria, paese nel quale si contano solamente 13 abitanti dotati di Q.I. in linea con la media nazionale, San Remo si distingue come culla del più inutile e obbrobrioso festival musicale del panorama italiano, denominato appunto "Festival di San Remo" e spacciato ad un pubblico di rincoglioniti ultrasessantenni come "Festival della Canzone Italiana".
Piccola e misera località turistica ubicata nelle tortuose coste della Liguria, paese nel quale si contano solamente 13 abitanti dotati di Q.I. in linea con la media nazionale, San Remo si distingue come culla del più inutile e obbrobrioso festival musicale del panorama italiano, denominato appunto "[[Festival di Sanremo]]" e spacciato ad un pubblico di rincoglioniti ultrasessantenni come "Festival della Canzone Italiana".


San Remo, il cui patrono è San Romolo (il che denota una fantasia radente la nullità), fonda il proprio effimero benessere sul turismo, moltissimi sono infatti gli straccioni, i clochard, i poveracci che fanno tappa nella ridente cittadina ligure al fine di svegliarsi presto la mattina e andare a visitare il Principato di Monaco rientrando la sera ed evitando quindi di dover ipotecare un rene per una squallida stanza d'albergo nel ricco e ridicolo microstato di Mangiarane.
San Remo, il cui patrono è San Romolo (il che denota una fantasia radente la nullità), fonda il proprio effimero benessere sul turismo, moltissimi sono infatti gli straccioni, i clochard, i poveracci che fanno tappa nella ridente cittadina ligure al fine di svegliarsi presto la mattina e andare a visitare il Principato di Monaco rientrando la sera ed evitando quindi di dover ipotecare un rene per una squallida stanza d'albergo nel ricco e ridicolo microstato di Mangiarane.
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Versione delle 21:09, 26 ago 2007

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Piccola e misera località turistica ubicata nelle tortuose coste della Liguria, paese nel quale si contano solamente 13 abitanti dotati di Q.I. in linea con la media nazionale, San Remo si distingue come culla del più inutile e obbrobrioso festival musicale del panorama italiano, denominato appunto "Festival di Sanremo" e spacciato ad un pubblico di rincoglioniti ultrasessantenni come "Festival della Canzone Italiana".

San Remo, il cui patrono è San Romolo (il che denota una fantasia radente la nullità), fonda il proprio effimero benessere sul turismo, moltissimi sono infatti gli straccioni, i clochard, i poveracci che fanno tappa nella ridente cittadina ligure al fine di svegliarsi presto la mattina e andare a visitare il Principato di Monaco rientrando la sera ed evitando quindi di dover ipotecare un rene per una squallida stanza d'albergo nel ricco e ridicolo microstato di Mangiarane.

Famosi in tutti il mondo sono i fiori di San Remo, Battisti (noto cantautore italiano defunto) scrive "Fiori rosa, fiori di pesco..." alludendo alla ricchezza floreale che rendono il paesello ligure arcinoto (oltre che arcigay) nel mondo, de Andrè (il più grande artista italiano di sempre) cita i "mille papaveri rossi" di San Remo, alludendo per altro all'altissimo tasso di consumo di stupefacenti che contrassegna il borgo ligure. Quello che tutti non sanno è che in realtà i fiori di San Remo vengono dall’Olanda, il che pone ancora maggiormente l’accento sulla relazione droga – San Remo.

Infatti la droga sta a San Remo un po’ come la mozzarella sta sulla pizza: San Remo vanta gli invidiabili e nobili record della prima raffineria di cocaina comparsa sul territorio nazionale, nonché del primo morto di overdose registrato in Italia. I sanremesi, sanremaschi, sanremini (fate un po’ voi… ) dichiarano che l’unica alternativa alla monotona e incolore vita che la città offre è l’abbandono totale e incondizionato ai narcotici, ai cannabinoidi, all’alcool e per le serate davvero robbose e monocromatiche agli stupefacenti di grosso calibro. San Remo prende infatti il simpatico nome di “Pista da neve sul Mare”, il gruppo rock Afterhours hanno dedicato al sempre fatto paesello in questione la canzone “La sottile linea bianca”.

Plurime sono le specialità culinarie che San Remo offre ai suoi visitatori (dei quali la maggior parte si trova nella cittadina per sbaglio e chiede informazioni per raggiungere Imperia, vero fiore all’occhiello della Liguria occidentale). Innanzitutto è facile degustare il famigerato “Vino Giacomo” anche noto come “Vinaccia” capace di non dissetare, essere imbevibile a qualunque temperatura, non essere abbinabile con nessuna portata e dare solo una botta indegna. Molto buona è invece la focaccia sanremese, un insieme di sostanze sconosciute (tra le quali si sospetta ci siano anche il plutonio e frammenti del muro di Berlino) affogate nell’olio di oliva (altra specialità di San Remo, nota per gli effetti afrodisiaci e allo stesso tempo lassativi, ottimo per i feticisti!). Pensate: strofinando un fetta di focaccia contro la parete della vostra casa questa diventerà magicamente trasparente per effetto della reazione chimica tra l’olio e il cemento armato… da provare!

San Remo si divide in due zone: San Remo vecchia e San Remo nuova (la fantasia continua ad imperare sovrana). La prima è nota al mondo dei VIP in quanto è proprio negli oscuri vicoli di questa tetra zona della città che sono nati l’elefantino volante Dumbo nonché il Verde Coniglio! Avete letto bene, il Verde Coniglio, quello che il gruppo Negramaro (sosia del famoso gruppo Negramerda, presto fuori la compilation!) ha inserito in un incomprensibile testo di una sua canzone cantata per di più proprio al “Festival di San Remo”! San Remo nuova è invece un agglomerato informe di industrie, ciminiere e porti che emettono ogni giorno sostante tossiche tanto da rendere l’aria respirata allucinogena, motivo per cui la gente in eterna fattanza non riesce a capire lo squallore della città in cui vive e vi rimane fino al giorno dell’addio eterno.

Politicamente San Remo vanta il pregio di non essere schierata né a destra né a sinistra,ma bensì dietro, non chiedetevi come è possibile e cosa significhi, è così e basta! L’urbanistica della città sta compiendo passi da gigante: la quasi totalità delle strade è ormai in terra battuta e addirittura si sta pianificando di sperimentare per qualche km della via principale (via San Remo, fantasia da vendere!) la strada fatta di sampietrini (sempre utili negli episodi di guerriglia urbana). Il mezzo di locomozione tipico, oltre ai buoni vecchi piedi, sono i cavalli, che sono poi anche l’unico mezzo a disposizione, si vocifera però che un falegname – artigiano, un tal Giuseppe (padre di un promettente oratore…) sia vicino alla scoperta della ruota che apporterà evidenti migliorie nell’economia della città.

Leader carismatico e uomo simbolo di San Remo è e sarà sempre Pippo Baudo, personaggio di spicco della scena televisiva italiana (a San Remo tuttavia non hanno la tv) noto al popolo sanremese per aver concepito un figlio (all’inizio del secolo scorso) con una sconosciuta donna, il figlio in questione dopo un’infanzia traumatica e deprimente caratterizzata da multipli tentativi di suicidio ha per sua fortuna abbandonato il borgo ligure e dedicandosi assiduamente alla letteratura è divenuto lo scrittore Italo Calvino, con questo nome ha voluto evitare ogni sospetto sulle sue squallidi origini sanremesi.

Infine si ricorda San Remo per la folkloristica rievocazione di un’epica battaglia contro sconosciuti nemici (probabilmente ciechi perché chi è vuole conquistare un frammento del globo così brutto?!?!?) svoltasi nei pressi della cittadina ligure. Tale rievocazione, nota come Fulgari, vede ergersi per tutto il paese (che ripeto non è San Remo ma quasi…) colonne immense di fumo per ricordare lo storico grido di battaglia con cui alle 6 di mattina un’anonima paladina sanremese si gettò contro l’ignoto nemico: “Eh! Il ciluuuuuuuuuuuuum!”