Sandra Nasic: differenze tra le versioni

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{{Dialogo|Push|Ah ah!|Io|Gli piacerebbe|Io, dopo un po', guardandolo|A te piacerebbe?|Push|Cosa?|Io|Scoparmi|Push, cercando di ridere|Ah ah ah!|Io|Non sai cosa dire?|Push|Boh}}
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{{Dialogo|Io|Scopiamo?|Push, guardandomi con una faccia da scemo, tanto che ho riso|’Cazzo ridi?|Io|Hai fatto una faccia... sembrava che...|Push, serio, schiacciando nervoso la sigaretta nel posacenere|Scopiamo?|Io, guardandolo fisso per un secondo|Ma sei scemo?}}
{{Dialogo|Io|Scopiamo?|Push, guardandomi con una faccia da scemo, tanto che ho riso|’Cazzo ridi?|Io|Hai fatto una faccia... sembrava che...|Push, serio, schiacciando nervoso la sigaretta nel posacenere|Scopiamo?|Io, guardandolo fisso per un secondo|Ma sei scemo?}}

Stanca di passare le serate in birreria a mangiare panini caldi e a cercare di fare in modo che gli altri tre bevessero poca birra per evitare che ci provassero di nuovo, Sandra decise un venerdì sera di andare a ballare con le amiche, ma trovando se possibile qualcosa di ancora peggio di Rum e Ode e supplicata da questi due perché tornasse, prima che si suicidassero tornò infine da loro.

{{quote|La prossima volta che mi tocchi il culo me ne vado per sempre|Sandra a Rum}}

E Rum in effetti lo capì, e si limitò a zappare sulla chitarra. Ma non l'afferrò invece Ode, che all'ennesima Urbock 23° si lasciò scappare questo complimento:

{{quote|Sai che mi piaci da matti quando ti metti 'sti affari?|Ode a Sonder riferendosi ai suoi leggings}}

Per questa battuta Sandra se ne andò di nuovo, questa volta ad ascoltare Brahms con gli [[Apocalyptica]]. Ma ben presto si ruppe le palle anche di questi quattro sfigati e tornò un'altra volta dalle care vecchie scimmie.





Versione delle 16:33, 16 nov 2009

Template:Incostruzione Sandra “Sonder” Nasic è l'unica donna in grado di cantare e pensare con le palle nello stesso momento.

Questo dicono di lei le tre scimmie di guano che le suonano attorno e le girano sopra (o il contrario?) quando vorrebbero invece che cantasse e pensasse con l'utero, come una normale singer che si rispetti. Ma “Sonder” non si fa impietosire e gli dice che sono solo delle scimmie ammaestrate, anzi del semplice guano, e continua a cantare come Rod Stewart e a ragionare come Tudjman.

Le Scimmie di guano

A diciotto anni, come tutte le ragazze di origine croata che vivono in Germania, si iscrive a scienze politiche, ma alla festa di fine semestre invece di sbronzarsi e basta si sbronza e incomincia a vomitare frasi incomprensibili in croato nei microfoni dell'aula magna. Viene allora notata da un suo compagno di corso, Tudjman appunto, che va a chiamare i tre gorilla della sicurezza (Henning Rumina, Stefan Ode, Dennis Pushwatt) perché la portino via. Ma questi, impressionati dalla potenza della sua voce e dalla quantità di prosecco e succhi gastrici riversati sulla cattedra, decidono invece di approfittare dell'occasione e di lei, trasformandola in una iena. Fallito l'approccio soft, decidono allora di convincerla almeno a cantare, con loro. Sandra, ancora annebbiata, dice di sì, e nascono così le Scimmie di guano: “scimmie” Rumina, Ode e Pushwatt e “guano” il vomito dove le loro facce sono finite.

È il 1994. Da allora Sonder sarà la scimmia che se la canta e gli altri tre quella che non sente, quella che non vede e quella che non parla, per non rischiare di dire idiozie.

Lords of the boards!

Forse non tutti sanno che l'ispirazione per “Lords of the boards” arrivò alle Scimmie di guano dopo un weekend passato in montagna, precisamente a Kitzbühel in Austria, dove li costrinsero, sotto minaccia di dire ad Haider che erano quattro clandestini tedeschi, a pubblicizzare i mondiali di snowboard e una marca di birra locale: la Urbock etichetta nera.

Rumina, Ode e Pushwatt dissero poi che quello era stato un tremendo weekend di sesso dove Sandra, dopo una festa in uno chalet, aveva infine ceduto a uno di loro, Ode. Ma la versione di lei era leggermente diversa, tanto che ce l'ha riportata.

- Io, la mattina dopo, nel mio letto: “Cosa c’è da ridere?”
- Push: “Non ti ricordi niente?”
- Io: “No, perché? Cos’ho fatto?”
- Push, ridendo ancora: “Ti abbiamo dovuto tirare fuori da quello sgabuzzino e portarti via, prima che gli vomitassi sugli sci”
- Io: “E cosa ci facevo nello sgabuzzino?”
- Push: “Che ne so. Eri imboscata lì dentro”
- Io: “Ma da sola?”
- Push: “Quando ti siamo venuti a prendere sì, ma prima c’era qualcun altro”
- Io: “Chi?”
- Push, guardandomi e ridendo di nuovo: “Ode”
- Io: “Ode?”
- Push: “Ode. Era mezz’ora ch’eravate lì dentro”
- Io: “Io e Ode?”
- Push: “Tu e Ode, dio, non l’hai ancora capito?”
- Io: “E che cosa facevamo?”
- Push, fumando e ridendo: “Scopato”
- Io, fissandolo e ridendo quasi: “Io e Ode abbiamo scopato?”
- Push: “Lui dice di sì”
- Io: “E dov’è adesso?”
- Push: “Boh, sarà ancora alla festa, con Rum”
- Io: “Ma chi mi ha portato indietro?”
- Push: “Noi”
- Io: “Anche Ode?”
- Push: “No, io e Rum. Poi Rum è tornato indietro”
- Io: “Allora sei stato tu a mettermi il pigiama?”
- Push: “Hm. Ti dispiace? Volevi che te lo infilasse Ode?”
- Io, guardandomi addosso, senza ricordare niente: “Posso venire sul tuo letto?”
- Push, con la sigaretta in bocca, battendo con una mano sul materasso: “Vieni”
- Io, seduta sul suo letto: “Mi stai prendendo per il culo. Non è vero che abbiamo scopato”
- Push: “Te l’ho detto, l’ha detto lui”
- Io, guardandolo ridere: “Fammi fumare”
- Push: “No, ti fa male”
- Io: “Vaffanculo, passami ’sta sigaretta”
- Push: “Ma se non fumi”
- Io: “Ho deciso di iniziare”
- Push, guardandomi strano: “Ma allora è vero”
- Io: “Cosa?”
- Push: “Che avete scopato”
- Io: “Rivaffanculo. Me la dai o no?!”
- Push, dandomela: “Allora?”
- Io, dopo aver dato un tiro e avergliela ripassata: “Allora cosa?”
- Push: “Non ti ricordi proprio niente?”
- Io: “A parte che mi girava la testa, no. Ma di sicuro non abbiamo scopato”
- Push: “Ah ah!”
- Io: “Gli piacerebbe”
- Io, dopo un po', guardandolo: “A te piacerebbe?”
- Push: “Cosa?”
- Io: “Scoparmi”
- Push, cercando di ridere: “Ah ah ah!”
- Io: “Non sai cosa dire?”
- Push: “Boh”
- Io: “Scopiamo?”
- Push, guardandomi con una faccia da scemo, tanto che ho riso: “’Cazzo ridi?”
- Io: “Hai fatto una faccia... sembrava che...”
- Push, serio, schiacciando nervoso la sigaretta nel posacenere: “Scopiamo?”
- Io, guardandolo fisso per un secondo: “Ma sei scemo?”

Stanca di passare le serate in birreria a mangiare panini caldi e a cercare di fare in modo che gli altri tre bevessero poca birra per evitare che ci provassero di nuovo, Sandra decise un venerdì sera di andare a ballare con le amiche, ma trovando se possibile qualcosa di ancora peggio di Rum e Ode e supplicata da questi due perché tornasse, prima che si suicidassero tornò infine da loro.

« La prossima volta che mi tocchi il culo me ne vado per sempre »
(Sandra a Rum)

E Rum in effetti lo capì, e si limitò a zappare sulla chitarra. Ma non l'afferrò invece Ode, che all'ennesima Urbock 23° si lasciò scappare questo complimento:

« Sai che mi piaci da matti quando ti metti 'sti affari? »
(Ode a Sonder riferendosi ai suoi leggings)

Per questa battuta Sandra se ne andò di nuovo, questa volta ad ascoltare Brahms con gli Apocalyptica. Ma ben presto si ruppe le palle anche di questi quattro sfigati e tornò un'altra volta dalle care vecchie scimmie.