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Conosciuta anche col termine di ''arroganza'', la presunzione si inizia a presentare come sindrome già nell'antica Grecia. Un esempio si trova già nell'Iliade, di cui presentiamo un dialogo:
{{dialogo|Soldato greco|Agamennone, dobbiamo restituire la schiava Criseide, altrimenti la [[peste]] decimerà l'esercito!|Agamennone|Come? Ma neanche per sogno! Finalmente io trovo una donna degna della mia grandezza, e voi la volete portare via! Ricordate che sono il vostro re!|Achille|Stai calmino, Agamennone, e smettila di fare il coglion... volevo dire smettila di fare il bambino. Ne va della salvezza dell'esercito e dell'esito della guerra.|Agamennone|Tu stai un po' zitto, razza di pseudo-culturista invincibile. IO SONO IL CAPO, ed esigo che voi facciate così!}}
{{dialogo|Achille|Davvero? Allora sentimi bene: ci hai trascinato in questo posto dimenticato da tutto il pantheon greco per un problema TUO e di tuo fratello, ci hai fatto
Notare che Agamennone alla fine contagia Achille con la presunzione.
La presunzione raggiunge il suo massimo splendore sotto l'[[Impero Romano]], durante il quale i regnanti si dilettano facendo costruire enormi statue che li ritraggono e facendosi dedicare le poesie dei più importanti poeti. L'imperatore che ha sofferto più di presunzione è di sicuro Nerone, che pare abbia all'attivo centosettantacinque statue alte più di 50 metri, 6000 vasi col suo volto, oltre 1500 componimenti a lui dedicati (la maggior parte scritti da lui stesso) e un incendio causato al fine di dare più spazio ai tempi a lui dedicati.
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