Poesia epica: differenze tra le versioni

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riscriver e ripoetare, in quanto mai<br>
soddisfatto fu dell'opere sue.<br>
E in effetti torto non dargli non si puote:<br>
mai opera più paccosa, noiosa e pesante,<br>
ambigua e pazzoide, e anche un po' piscopatica<br>
oltre ovviamente plagiante de' modelli antiqui<br>
concepita fu: [[Torquato Tasso]] fu 'l nome suo<br>
e [[Gerusalemme Liberata]] quel del libro.<br>
Tutti ne parlan, tutti l'aborrono<br>
io non lo lessi, parlarne non posso<br>
parlarne non voglio, parlarne non devo,<br>
ricordar non voglio un sì grande dolore<ref>Se si segue la linea interpretativa di Kelly Lanjuday dell'università di Britneytown, a dire la verità l'autore non aveva sofferto così tanto nel leggere l'opera tassesca, ma s'era semplicemente stufato di scriverci sopra e voleva passare al più presto al Canto IX. Da notare comunque il climax che porta dalla negazione della lettura all'ammissione della stessa e del dolore conseguitone in soli due versi (cit. Alessandro Ninzinni, da ''Ho spostao un inserviente'' in ''Saggi sulle fontane di Paderno Dugnano'', ed. Gugliermottardi, [[Novara]]).</ref><br>
E dopo il Tasso, per molto a lungo,<br>
più di epica non si scrisse<br>
perché fu inventato il diritto d'autore.<br>
Così finìa dell'epica la stagione.
 
== Note ==
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