Piaggio Vespa: differenze tra le versioni

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Come accadde? È presto detto. Una volta tolto di mezzo il fondatore Enrico, il consiglio di amministrazione della Piaggio si compose di esseri infidi e con la testa piena di fave, dotati di un gusto estetico esponenzialmente decadente. Probabilmente tali figuri si erano semplicemente convinti che i loro clienti erano stati fin troppo viziati, e vollero dare a tutti una lezione di vita. Come conseguenza ad ogni modello di Vespa prodotto negli anni ottanta, ne segue uno più brutto N³ volte. Difatti, dopo aver autorizzato la produzione del P200E, che già faceva storcere il naso a quanti avevano vissuto gli anni sessanta e settanta, seguì il PX, disegnata da un ignoto cubista, identico se non per pochi particolari che lo rendevano più spigoloso. Ma al consiglio non erano contenti.
{{quote|Rigàz, ma secondo voi riusciamo a fare di peggio?|Progettista Piaggio in riunione}}
Ci riuscirono. L'uscita della serie PK, che tra gli altri accorgimenti sostituiva il nasello con un pratico scivolo per pantegane, segnò una tacca in più nella trasformazione da Vespa a mattone sia dal punto vi vista prestazionale che da quello estetico. e fin si poteva ancora accettare. Ma po in un crescendo di perversione e squallore, ai piani alti decisero di frantumare gli ultimi cocci del nome Vespa, producendo la t5 Pole Position, un trionfo per chiunque fosse in cerca di un valido motivo per trafiggersi gli occhi con dei chiodi.
Ma no, non era abbastanza. In un crescendo di perversione e squallore, ai piani alti decisero di frantumare gli ultimi cocci del nome Vespa, producendo la t5 Pole Position, un trionfo per chiunque fosse in cerca di un valido motivo per trafiggersi gli occhi con dei chiodi.
 
Non era finita.
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