Nonno Fiorucci: differenze tra le versioni

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Caratteristica degna senz'altro di nota, nella predicazione del Maestro, è l'uso delle maledizioni, intese in senso duplice:
* maledizioni rivolte alla divinità - ''che t'pia un cancro tal signore''.
qui va detta una cosa fondamentale: nella zona dell'assisanodel perugino la preposizione semplice "a" (intesa come complemento di termine) viene trasformata, a livello fonetico , in " data' ", equivalente per significato e simile per "storpiatura" all'assisano e al peruginofolignate " tada' " e al tifernate " ma' ". si tratta di una precisazione fondamentale per evitare di confondere il vero destinatario della maledizione col suo (falso) mittente. la traduzione della suddetta frase risulta pertanto ''"che venisse un canchero al signore"''
* maledizioni rivolte alla fonte (o alle fonti) delle proprie arrabbiature, intensificate dall'uso della bestemmia conclusiva - ''che te piasse 'ncolpo prima de notte madonna salvatica'' con un simpatico accenno temporale che indica in maniera ancora più precisa la maledizione augurata.
il primo caso trascende la semplice blasfemia e si eleva una spanna sopra alla normale bestemmia e al suo semplice effetto infamante: è chiaro che l'odio verso la divinità viene reso molto meglio da una maledizione che da un semplice insulto. il secondo caso mostra un uso rafforzativo della bestemmia, paragonabile a quanto descritto nella sezione "SEMANTICA DELLE PAUSE"
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