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Il Movimento Sociale Italiano (MSI) fu fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana, come Giorgio Almirante, Pino Romualdi ed ex esponenti del regime fascista, come Arturo Michelini e Biagio Pace. Nel 1972, dopo l'unione con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, il MSI ha aggiunto al suo nome la dizione Destra Nazionale, divenendo così Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN).
Il partito si sciolse il 27 gennaio 1995 confluendo, in maggioranza, nel partito Alleanza Nazionale guidato da Gianfranco Fini e, in piccola parte, nel Movimento Sociale Fiamma Tricolore guidato da Pino Rauti.
Il simbolo del partito fu scelto nel 1947: la fiamma tricolore, emblema degli arditi della prima guerra mondiale.
Giorgio Almirante nasce a Salsomaggiore il 27 giugno del 1914. Trascorre l’'infanzia in giro per l’'Italia con la famiglia che si sposta da una città all’'altra perchè suo padre Mario è un direttore di scena e un noto regista e i suoi zii, Luigi e Ernesto, sono attori. Dopo gli anni al liceo classico Gioberti di Torino, il giovane Almirante si trasferisce a Roma, dove frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia. Si laurea nel 1937 con una tesi sulla fortuna di Dante nel Settecento italiano e consegue l’'abilitazione all'’insegnamento nelle scuole medie e nei licei. Giovane fascista, scrive sul «Tevere» di Telesio Interlandi e partecipa alla vita politica del regime entrando nei Guf, i gruppi universitari fascisti. Nel 1938 è caporedattore del «Tevere» e segretario di redazione della «Difesa della Razza», il periodico razzista diretto dallo stesso Interlandi. Anche lui, come molti giovani fascisti, fa professione di fede razzista.
Quando l’'Italia entra nella seconda guerra mondiale, Almirante parte volontario per l’'Africa settentrionale, dove si guadagna la croce al merito di guerra. Alla fine del 1941 lascia il fronte e due anni dopo, in seguito all’'armistizio dell'’8 settembre 1943, sceglie l’'Italia di Salò arruolandosi nella Guardia nazionale repubblicana. Non rimane a lungo nell’'esercito repubblicano. Alla fine del 1943 Fernando Mezzasoma, ministro della cultura popolare della Repubblica sociale italiana, lo convince ad abbandonare le armi e a collaborare con lui. Almirante diventa allora capo di gabinetto del ministro, preposto alla direzione del servizio intercettazioni radio. Lascia l’'attività ministeriale nel novembre del 1944 e decide di partecipare alle spedizioni antipartigiane, come quella della Val d’'Ossola. Il 25 aprile del 1945, nell’'Italia liberata, entra in clandestinità restandovi più di un anno. Nell'’autunno del 1946 torna a Roma, dove partecipa prima alla fondazione del Mius, il Movimento italiano di unità sociale, e poi, nel dicembre del 1946, con Pino Romualdi e Augusto de Marsanich, a quella del Movimento sociale italiano, un partito che rivendica orgogliosamente il proprio legame con il fascismo.
E' responsabile della segreteria organizzativa del MSI e dal 1947 è segretario nazionale del partito. Nel dopoguerra Almirante insegna lettere in un liceo romano e arrotonda lo stipendio dando lezioni private di latino e greco. Accusato di apologia del fascismo dopo un comizio durante la campagna elettorale per le amministrative, viene condannato al confino per un anno e, anche se non sconta la pena, deve rinunciare all’'insegnamento. Da allora la sua vita è tutta per il partito. Alle elezioni dell’'aprile 1948, Almirante riesce a portare in Parlamento sei deputati; due anni dopo il MSI gli preferisce il moderato Augusto De Marsanich, che viene eletto segretario; nel 1954 Almirante perde ancora la segreteria, passata ad Arturo Michelini, suo rivale storico; nel 1956, dopo la sconfitta alle elezioni amministrative, Almirante presenta una mozione contro Michelini, perde di misura il congresso, ma convince i suoi compagni, che vorrebbero lasciare il MSI, a restare e a proseguire la battaglia dentro il partito. Almirante è l'’uomo del dialogo: raggiunge un accordo con la maggioranza di Michelini e rientra nella direzione nazionale del partito.
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