Leo Longanesi: differenze tra le versioni

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Nel [[1940]] l'Italia entra in guerra; nel [[1942]] Longanesi, con ben due giorni d'anticipo sul resto degli italiani, capisce come sarebbe andata a finire. Ciononostante, su richiesta di [[Mussolini]], si dedica con passione al bombardamento neuronale del regime, creando slogan ad effetto come ''Taci! Il nemico ti ascolta!'', ''La patria si serve anche facendo la guardia ad un bidone di benzina'', ''O-lè-lè o-là-là faccela vede' faccela tocca''', ''Tira via le dita dal naso, bestia!''.
Nel [[1940]] l'Italia entra in guerra; nel [[1942]] Longanesi, con ben due giorni d'anticipo sul resto degli italiani, capisce come sarebbe andata a finire. Ciononostante, su richiesta di [[Mussolini]], si dedica con passione al bombardamento neuronale del regime, creando slogan ad effetto come ''Taci! Il nemico ti ascolta!'', ''La patria si serve anche facendo la guardia ad un bidone di benzina'', ''O-lè-lè o-là-là faccela vede' faccela tocca''', ''Tira via le dita dal naso, bestia!''.


Nel [[1943]] cade il fascismo. Longanesi si ritrova costretto, suo malgrado, ad effettuare un repentino cambio di campo. Eccolo quindi esule a [[Napoli]], dove in compagnia di [[Steno]] e [[Mario Soldati]] si dà alla propaganda antifascista con la trasmissione radio ''Stella bianca''. Ben presto però diviene insofferente al mutamento politico e sociale: il nuovo marasma democratico, dove primeggiano nepotismo, arrivismo, raccomandazioni e linguaggi volutamente incomprensibili, gli fanno rimpiangere il fascismo. ''«Non è che allora non ci fossero queste cose, ma io stavo dalla parte giusta, era più facile».'' Continua comunque a lavorare: nel [[1945]] pubblica e dirige ''Sette pepette. Settimanale di varietette'', che riscuote da subito un grande successo, non corrisposto tuttavia da un adeguato riscontro economico. A questo punto decide di trasmigrare laddove da sempre gira l'economia: [[Milano]].
Nel [[1943]] cade il fascismo. Longanesi si ritrova costretto, suo malgrado, ad effettuare un repentino cambio di campo. Eccolo quindi esule a [[Napoli]], dove in compagnia di [[Steno]] e [[Mario Soldati]] si dà alla propaganda antifascista con la trasmissione radio ''Stella bianca''. Ben presto però diviene insofferente al mutamento politico e sociale: il nuovo marasma democratico, dove primeggiano nepotismo, arrivismo, raccomandazioni e linguaggi volutamente incomprensibili, gli fa rimpiangere il fascismo. ''«Non è che allora non ci fossero queste cose, ma io stavo dalla parte giusta, era più facile».'' Continua comunque a lavorare: nel [[1945]] pubblica e dirige ''Sette pepette. Settimanale di varietette'', che riscuote da subito un grande successo, non corrisposto tuttavia da un adeguato riscontro economico. A questo punto decide di trasmigrare laddove da sempre gira l'economia: [[Milano]].


== L'ultimo decennio ==
== L'ultimo decennio ==