Isabella Santacroce: differenze tra le versioni

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{{Cit2|Mi taglio le vene, teste senza pene, occhi blu, cacche di Timbuctù, le vene dei [[baccalà]], trullallì trullallà|Isabella Santacroce in ''"Lampadina FulminatalFulminata"'', uno dei suoi cosiddetti "libri"}}
 
 
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== Storia ==
La Santacroce nasce a Quintodecimo, in provincia di [[Paperopoli]], dove a causa delle scarse risorse finanziare della sua famiglia (dato che il padre come lavoro faceva l'assaggiatore di [[merda|feci]]) non riesce a iscriversi in nessuna [[scuola]]: questo darà origine a un enorme problema nella vita di Isabella, ovvero la quasi nulla conoscenza dell'[[itagliano|italiano]].
 
Superata la maggiore età, inizia a lavorare come [[cubista]], nel bar "L'[[emo]] scemo". Mama è durante un'ordinaria [[cagata]] che le viene "l'illuminazione" di scrivere libri.
 
Pubblica dunque la sua prima opera, ''"Guardatemi quanto sono darkettona"'', che ottiene uno spropositato seguito di lettori darkettoni. Sì, insomma, quegliquei imbecilliragazzini che scrivono vaccate sui [[blog]] e che si tagliano le vene credendo sia [[sushi]].
 
Da allora, le fecii cartaceelibri della Santacroce affliggonoinvadono costantemente le nostre librerie. L'[[ONU]] consiglia d'indossare le dovute protezioni quando se ne legge uno, potrebbero infettarvi e rendervi [[dislesssiadislessia|dislessici]], proprioquasi come la loro autrice.
 
== Lo stile ==
Lo stile della Santacroce è molto particolare: è infatti la prima scrittrice a essere dislessica, eitaliana a non conoscere una fava delll'italiano. Ma proprio [[nulla]].
Eccone una prova:
Il risultato sono esilaranti scritti come:
 
"Lucido
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