Il nome della rosa: differenze tra le versioni

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La storia è ambientata nell'era dove [[Medioevo|tutto è possibile e nessuno va al rogo solo perchè gli è scappata una bestemmia mentre si martellava il pollice]] e spacciata come le ultime memorie di un vecchio monaco rincitrullito, che ci narra le sue gesta di [[niubbo|novizio]], avvenute secoli fa, insieme al suo [[stronzo|saggio]] maestro nell'entroterra [[itagliano]]. I due baldi giuovini non sono altro che il famosissimo Guglielmo da Basketville e il suo zerbino Adso da Menkia: l'uno proveniente dalla sperduta foresta di Sciervud: se ne andò causa mancanza di [[mignotta|donne devote]] preferendo dedicarsi alla [[sega|meditazione]] e alla [[niente|cultura]]. L'altro fu mandato a calci in culo a fare l'inutile novizio leccaculo. Causa: rompeva troppo i [[coglioni]] per poterlo sopportare un giorno di più. Così, in una notte buia e tempestosa, Guglielmo da Basketville viene incaricato dall'Imperatore a presenziare ad un [[inutilità|importantissimo]] convegno su nuovi metodi per mendicare più velocemente ed efficacemente, a cui parteciperanno quei poveracci dei Francescani e i sostenitori del papa. Il convegno si tiene nell'abbazia di San Ughino da Gorgonzola, così Guglielmo, siccome non gli andava di portare le valigie, assume come portaborse Adso da Menkia, credendolo più stupido di un mulo e quindi poco problematico. Si ricrederà poco dopo. Egli non solo è stupido, ma è più irritante della merda sotto le scarpe, e interverrà spesso nella storia con domande dementi del tipo: ''Maestro, come nascono i bambini?''; ''Maestro, come mai di piede porto il 41 e di mutande l'extra small?''. Guglielmo per farlo tacere risponderà con frasi come:'' Nullus,nullius quibus, rosa, rosae,rosam...''. Insomma, cose prive di senso pur di tappargli quella bocca.
I due quindi si mettono in marcia e a passo di danza giungono al monastero: là verranno accolti dall'abbate Abbone Pappone, non con la solita festa di benvenuto con Martini e salatini a forma di animaletti, ma con una spiacevole notizia. Il confratello Adelmo da Otranto è accidentalmente caduto dall'Edificio, imponente costruzione che contiene il refettorio, la biblioteca e lo stanzino delle scope,sfracellandosi contro le pietre appuntite del burrone. Con lacrime che sgorgano copiosamente dai suoi occhi, Abbone chiede a Guglielmo di indagare sull'accaduto:
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